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La grande via della cultura

La grande via della cultura

Intervista a Marigia Maulucci - Dal ripristino del FUS agli investimenti per la ricerca e l'innovazione: le attese della Cgil dal nuovo governo

Bertani Graziella Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2006

Marigia Maulucci romana, laureata in Filosofia presso l'Università di Bologna, è dal 2002 nella segreteria confederale CGIL, dove ha la responsabilità delle politiche macroeconomiche, di bilancio dello Stato, di riforma fiscale, dei prezzi e delle tariffe. Maulucci segue per la segreteria anche le politiche culturali e i rapporti con la Fondazione Di Vittorio.

A congresso nazionale CGIL concluso che bilancio possiamo trarre?
La CGIL si è confermata una solida organizzazione della rappresentanza sociale, in grado di pensare e progettare il futuro del Paese proprio nel momento in cui dà voce ai bisogni, alle esigenze, alle aspirazioni di una parte di esso, quella del lavoro dipendente, dei giovani che cercano, faticosamente, di entrare nel mercato del lavoro, dei pensionati. Questa sintesi tra interessi particolari e collettivi è la grande anomalia, la specificità del sindacato confederale italiano, valore fondante per la democrazia.

Quali le politiche dei redditi della CGIL in caso di vittoria della Cdl e quali in caso di vittoria dell’Unione?
Alla vittoria della Cdl – oggi, mercoledì 5 aprile - non ci voglio neanche pensare. Semmai dovesse capitarci anche questo, saremo come al solito al nostro posto, come in questi, lunghi e dolorosi anni nei quali abbiamo assistito, certo non inermi, allo snaturamento di qualsiasi funzione dei corpi intermedi della società, allo svuotamento delle politiche di concertazione che hanno sostenuto la ripresa economica, la sfida dell’entrata in Europa, mettendo il Paese in grado di giocare le sue carte. Oggi quel dialogo strozzato va ripristinato, sapendo che solo con un ruolo dell’intervento pubblico e dei produttori è possibile favorire le condizioni della crescita, modificando la specializzazione produttiva, convertendo l’apparato produttivo verso un’economia della conoscenza. Occorrono interventi forti e mirati di sostegno all’offerta, per una sua netta innovazione tecnologia che permetta ai nostri prodotti di competere sulla qualità, e azioni significative sulla domanda, così fortemente penalizzata, con danni incalcolabili sul peggioramento delle condizioni materiali di lavoratori e pensionati e sulla compressione dei consumi.

... e la Cultura? che bella parola vero? Che cosa significa Cultura per la CGIL e quali politiche per la Cultura?
Cultura è sicuramente una bella parola, anzi è di più di una bella parola. E’, come dire, un termine denso, emozionato, che evoca crescita personale e collettiva, coesione, solidarietà e quindi reali opportunità ampie verso rapporti e relazioni tra persone fondate sull’ascolto, l’attenzione, dunque lo scambio. Cultura è clima, aria nuova che circola, ossigeno e proprio per questo ha bisogno di interventi, investimenti, promozione, ricerca, sperimentazione: non basta trovare le risorse, occorre trovare canali comunicativi che le implementino. Intanto però mi basterebbe che ci fosse un segnale significativo sul ripristino del FUS così falcidiato dalla gestione dei governi del centrodestra ma anche una riscrittura e una riorganizzazione profonda delle sedi, degli strumenti, insomma dei vettori culturali.

Cultura e Welfare qual è il rapporto?
Sono entrambi fattori dello sviluppo, finora purtroppo vissuti come un onere aggiuntivo da rimuovere. Vanno semmai sempre più coerentemente create le connessioni, non solo per tutelare al meglio il lavoro degli operatori della cultura, che raggiunge, per i giovani per esempio, picchi incalcolabili di lesioni dei diritti ma anche per rendere esigibili quelle opportunità di crescita per tutti che gli interventi della Cultura e per la Cultura rappresentano.

Cultura e Costituzione a pochi giorni dal referendum… Cultura e art. 9 della Costituzione un articolo ancora disatteso oppure da modificare perché già implementato?
La chiarezza e l’incisività del messaggio costituzionale sulla cultura non ha bisogno di nessun commento, se non quello di lavorare nei prossimi giorni per una partecipazione massiccia al referendum di abrogazione della controriforma voluta da questo governo. Mi è difficile dire quale parte dell’articolo 9 (che parla di cultura, ricerca, beni culturale, storici, paesaggistici) sia stata più manomessa e certo questo la dice lunga sulla devastazione dilagante dell’intervento pubblico in questi anni. La Cultura è stata umiliata sia dall’assenza di interventi di sostegno, sia dalla diffusione generale di un clima di superficialità e rozzezza . La Ricerca è stata ridotta e confinata negli scantinati, con un assoluto disinteresse per il futuro dei giovani, dello sviluppo, del paese. Del nostro patrimonio si è cercato continuamente di fare strage, nel disperato tentativo di trovare risorse che potessero coprire le dissennate scelte di politica economica (basti pensare al fallimento della cosiddetta riforma fiscale che ha avvantaggiato i già ricchi, sottraendo a tutti noi ben 12 miliardi di euro). Un Governo serio, quello che noi ci auguriamo di avere presto come interlocutore, applica alla lettera l’articolo 9: in ogni caso, questa coerenza è già un obiettivo prioritario della CGIL.
(27 maggio 2006)

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