Castelli Alida Venerdi, 27/02/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2015
“Esili come brezza nei venti di guerra” è il sottotitolo che Antonella Fornari, biologa, scrittrice, ha voluto dare al suo libro “Le donne e la Prima Guerra Mondiale” (ed. DBS). Una ricerca interessante che racconta cosa significò la Grande Guerra per le donne nelle zone montane del nord Italia. All’inizio del conflitto vivevano in una condizione antica fatta di sottomissione, di matrimoni “quasi sempre senza tenerezza”. Poi quelle donne “con i loro vestiti austeri e i capelli nascosti dai fazzolettoni annodati” avrebbero visto partire per il fronte padri, mariti e figli. Sole, hanno affrontato una nuova vita, spesso in balia di avvenimenti che, spostando più volte la linea del fronte, le avrebbero costrette, come i soldati, ad un esodo forzato. Fornari ci racconta la vita e le scelte di molte di loro. Dalla soldata Viktoria Savs, eroina delle Tre Cime di Lavaredo, che ottenne a soli 16 anni di seguire il padre arruolandosi nella brigata Innsbruk del Landsturm, alla cadorina Lina Toffoli che, austriaca di nascita, si innamora e sposa un fante italiano di Potenza Picena. Spiccano le “Portatrici Carniche” e ad una di loro, Maria Plozner Mentil, madre di quattro figli morta per mano di un cecchino durante una delle salite alle trincee, è stata intitolata la caserma intitolata nel suo paese natale Paluzza (Ud). Tante le fotografie, di donne di uomini e delle montagne teatro della guerra. Versione integrale qui.
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