Cultura/ Libri - Si è finta aspirante “accompagnatrice”, cameriera, venditrice, babysitter, è Mariangela Mianiti, giornalista e scrittrice infiltrata nel mondo del lavoro
Redazione Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Agosto 2005
Si è finta aspirante “accompagnatrice”, inconsolabile single in cerca di marito, cameriera professionista, venditrice di beni di lusso e segretaria presso uno studio di chirurgia estetica…. è Mariangela Mianiti, giornalista e scrittrice infiltrata nel mondo del lavoro.
Ha scritto il libro: Una notte da entraîneuse ricalcando un esperimento già utilizzato in passato da giornalisti di fama, attraverso il quale può indagare meglio la realtà nelle sue diverse sfumature, e capire gli sfruttamenti dei vari ruoli femminili e delle professioni offerte alle donne.
Attraverso il suo libro si entra in tanti spaccati sociali quanti sono i ruoli che la scrittrice ha interpretato e poi raccontato. Il suo mestiere lo fa mascherandosi un giorno da accompagnatrice, un altro da ricca ereditiera, o da donna che non si piace alle prese con un chirurgo plastico, o ancora una babysitter, una venditrice, un agente matrimoniale.
Entra in contatto con la cruda realtà di uomini e donne che faticano ogni giorno, con l’amara truffa del lavoro interinale e precario, con le conseguenze della legge Bossi-Fini, con la condizione delle donne straniere ma si sente fortunata: “Sì, il giornalista ha ancora la possibilità di fruire e di cogliere le notizie appena fresche, di avvicinarsi alla verità, di comunicare e di manifestare ingiustizie con un colpo di penna”.
In redazione la chiamano la “giornattrice”. Alla domanda perché ha adottato questa tecnica, risponde: “Entrare a far parte di un mondo vuol dire riuscire a guardarlo da vicino, riuscire ad entrare nei meccanismi e soprattutto nella fiducia delle persone. Di solito quando ci si presenta come giornalisti le persone si irrigidiscono e mettono una maschera, quando si è in incognito si diventa uno di loro ed è più facile scoprire qualcosa di inedito”.
Il titolo “Una notte da entraîneuse” viene da una di queste esperienze di vita. L’inizio fu quando rispose ad un annuncio sul giornale. Ha avuto paura? “Si, ne ho avuta. Infatti ho cercato di restare in contatto con la mia famiglia fino all’ultimo e di comunicare dove mi stavano portando. Ma quando si decide di fare questo tipo di inchieste bisogna necessariamente correre qualche rischio. Alla fine mi sono ritrovata in un tranquillo night di Pavia ad interpretare una entraineuse alle prime armi. Il lavoro consisteva nel “tenere” il cliente, farlo bere, farti offrire da bere fino alla nausea e, appena ci provava, allontanarlo o seminarlo per passare subito a un altro. In questo ruolo devi avere un abito non eccessivamente vistoso, sguardo dimesso, portamento timido. Devi ascoltare discussioni di uomini disperatamente alla ricerca di qualcosa che ha a che vedere con la sessualità e la pornografia. Sono incerti di sé e si parano dietro il matrimonio quando sentono puzza di guai. Se invece devono corteggiare una donna, allora la moglie diventa persino un portacenere”.
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