Login Registrati
La fuga nella ‘sicurezza’

La fuga nella ‘sicurezza’

Prostituzione e tratta - Le associazioni che lavorano sul campo sono così brave che hanno fatto dell’Italia il modello di riferimento per gli interventi di tutela delle persone vittime di grave sfruttamento. Ecco le loro proposte per contrastare una tr

Ferraguti Isa Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Novembre 2008

E’ la risposta al disegno di legge contro la prostituzione del governo e l’hanno indirizzata a vari Ministri (Maria Rosaria Carfagna, Roberto Maroni, Maurizio Sacconi e Angelino Alfano) perché la questione è delicata e coinvolge una molteplicità di aspetti che vanno dalle Pari Opportunità alla Giustizia all’Interno. Ma l’ambito in cui le associazioni chiedono che sia correttamente posto il problema è quello delle Politiche Sociali, perché la prostituzione è e resta una realtà che implica problematiche le cui origini sono da ritrovarsi nelle sofferenze, nei disagi e nelle difficoltà dei rapporti. Il documento “Prostituzione e Tratta, Diritti e Cittadinanza. Le proposte di chi opera sul campo” è redatto da “enti, associazioni, organizzazioni di diversa natura e dimensione, del servizio pubblico e del privato sociale, dell’ambito laico e cattolico, con storie e approcci diversi” ed è frutto di una unità di intenti che nasce da “una pluriennale esperienza di impegno nelle politiche e nella realizzazione di interventi sulla prostituzione, sull’emarginazione e lo sfruttamento, sulla tratta degli esseri umani”. Il corposo testo è stilato da: Asgi, Associazione Gruppo Abele, Associazione On the Road, Caritas Italiana, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca), Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute, Comune di Venezia, Consorzio Nova, Coop. Sociale Dedalus, Save the Children (in ordine alfabetico) e ha l’obiettivo di suggerire politiche che mettano “al centro la tutela e la promozione dei diritti umani e l’abbassamento delle conflittualità sociali”. Si tratta di un “approccio integrato e multidisciplinare nel rapporto tra livello locale e livello nazionale e tra istituzioni e società civile” che è stato condiviso da centinaia di altri soggetti (associazioni e enti pubblici) che hanno sottoscritto il documento.

L’esperienza di un lavoro di anni
Interventi di promozione della salute, unità di strada, sportelli di ascolto, mediazione sociale e dei conflitti, accoglienza, consulenza e assistenza legale, corsi di formazione professionale, inserimenti lavorativi. Sono molteplici le modalità di intervento attuate e messe a confronto con ricerche e pubblicazioni. Alcuni numeri sono utili per capire l’entità del lavoro svolto: tra marzo 2000 e maggio 2007 il complesso degli enti impegnati nel settore sono entrati in contatto con 54.559 persone coinvolte nella prostituzione offrendo ascolto, accompagnamento ai servizi socio-sanitari, consulenza, aiuto e nello stesso periodo hanno realizzato 13.517 programmi art. 18 per le vittime di grave sfruttamento e tratta, 938 dei quali in favore di minori. Migliaia di persone sono riuscite ad affrancarsi dallo sfruttamento e dalle nuove schiavitù e, altro risultato positivo, è cresciuta la sensibilità e la coscienza civile delle persone e dei territori. Si è dimostrato che ascoltando la domanda di “sicurezza” attraverso la mediazione e la concertazione tra i soggetti coinvolti, senza snaturarli in problemi di ordine pubblico, “le conflittualità si attenuano e si costruisce “sicurezza sociale’”.

Vietare la prostituzione di strada è inutile
Ricordando che nella relazione dell’Osservatorio sulla Prostituzione (ottobre 2007) si “afferma che la prostituzione non è una questione di ordine pubblico ma una questione sociale”, il documento osserva inoltre che “vietare la prostituzione in strada e prevedere interventi unicamente repressivi contro prostituzione e immigrazione irregolare significa: non considerare che la prostituzione di strada riguarda in buona parte donne e minori stranieri di entrambi i sessi vittime di sfruttamento; non considerare che la lotta allo sfruttamento non si realizza con l’eliminazione della prostituzione di strada, visto che violenza, sfruttamento, riduzione in schiavitù già sono presenti in una parte della prostituzione al chiuso esercitata negli appartamenti o tramite i locali notturni; non considerare che chi si prostituisce non commette reati contro terzi ma spesso li subisce; criminalizzare le vittime e non gli sfruttatori; far percepire i rappresentanti delle forze dell’ordine da parte di chi si prostituisce come nemici e non come riferimenti in cui riporre fiducia e cui poter chiedere eventualmente aiuto; spostare “il problema” (e spesso solo temporaneamente) da un luogo ad un altro; rendere più difficili le attività di contatto, informazione, sensibilizzazione ed accompagnamento che svolgono le unità di strada; rendere ancora più vulnerabili le persone trafficate perché irraggiungibili dagli operatori sociali ma anche dalle forze dell’ordine, riducendo quindi drasticamente le loro possibilità di accedere ai programmi di assistenza di cui all’articolo 13 e all’articolo 18”. Nel documento si afferma, dunque, che “vietare la prostituzione di strada è una operazione non solo inefficace, ma controproducente, e molto rischiosa” come pure è pericolosa l’idea del ritorno “alle case chiuse e ai controlli sanitari obbligatori” perché aumenterebbe il rischio della “diffusione delle malattie sessualmente trasmissibili”.

Occorre contrastare la tratta degli esseri umani e le diverse forme di sfruttamento
Allargando lo sguardo allo sfruttamento e alla tratta degli esseri umani - fenomeno in aumento – il documento “sottolinea che ne sono vittime donne, uomini, transgender, minori di ambo i sessi, sfruttati non solo nella prostituzione ma anche in diversi settori del mercato del lavoro (edilizia, agricoltura, manifatture…), nell’accattonaggio (bambini e adulti disabili), in attività illegali (costretti a commettere furti o spacciare sostanze stupefacenti). Sono persone da un lato sfruttate (perché pagate meno, perché funzionali alle domande della nostra società: di sesso a pagamento, di lavoro a bassissimo costo); dall’altro trattate come “indesiderate”, da allontanare, vissute come “altro da noi”. E’ un atteggiamento che racchiude ambiguità e mancanza di rispetto per l’altro in quanto essere umano”.

Alcune proposte

La legge Merlin e gli interventi sociali sulla prostituzione
”La Legge Merlin nello spirito e nell’impianto è una conquista da mantenere, perchè tutela la dignità delle persone che si prostituiscono, impedendo che vengano schedate a vita, protegge chi esercita la prostituzione forzata o in condizioni di sfruttamento, favorisce percorsi di fuoriuscita e di assistenza;
colpisce lo sfruttamento della prostituzione altrui e tutela i minori.
Invece di prevedere nuove norme è importante pensare politiche ed interventi che riescano a realizzare per tutte le persone che vogliono lasciare la prostituzione, un buon inserimento sociale e
lavorativo”.
Concertazione e mediazione per gestire il senso di insicurezza
”Costruire contesti sociali in grado di capire le questioni e gestirle mediante Tavoli Territoriali di Concertazione, la presenza di unità di strada che promuovano la tutela individuale e collettiva della salute e che offrano informazione e orientamento ai servizi e promozione dei diritti e delle opportunità, la negoziazione sociale e la riduzione della conflittualità, la mediazione con le persone che si prostituiscono ai fini dello spostamento verso luoghi a minore impatto sociale”.
Il testo integrale è consultabile on line: www.noidonne.org / www.gruppoabele.org
Altre proposte
• Formazione delle forze dell’ordine sulle leggi esistenti e sugli altri strumenti a disposizione
• Piano Nazionale Anti-tratta e un sistema nazionale per la protezione delle vittime
• Realizzare il passaggio da progetti a servizi: bandi pluriennali e aumento delle risorse
• Collegamenti del sistema nazionale con i Paesi d’origine delle vittime di tratta
• Promuovere il Numero Verde in aiuto alle vittime di tratta
• Evitare espulsione e carcere alle vittime di grave sfruttamento e tratta
• Favorire il ricongiungimento dei familiari delle vittime di tratta
• Assicurare le speciali tutele dovute per i minori
• Ratificare la Convenzione del Consiglio d’Europa contro la tratta

(25 novembre 2008)

Lascia un Commento

©2019 - NoiDonne - Iscrizione ROC n.33421 del 23 /09/ 2019 - P.IVA 00878931005
Privacy Policy - Cookie Policy | Creazione Siti Internet WebDimension®