Iori Catia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2007
Ségolène perde ma continua la lotta. Mancano pochi minuti al verdetto. Ma lei sa già di aver perduto: gli exit poll hanno cancellato la speranza in un miracolo dell’urna. Eppure serpeggia un invito comune a mantenere intatte l’energia e la gioia dell’immensa unione popolare che l’ha accompagnato durante la campagna elettorale. ”Quello che abbiamo cominciato assieme dobbiamo continuarlo assieme” dice la Royal, la cui sola candidatura ha rovesciato uno stereotipo storico, quello che una madre di quattro figli, evoluta, moderna, abbia scelto la politica non negandosi la maternità ma facendone un fondamento di identità femminile. Io credo che Ségolène abbia fatto un passo in più rispetto al passato: non ha aspettato di essere nominata da un uomo ma ha avuto l’audacia di candidarsi da sola. E mai nessuna donna aveva prima d’ora osato tanto. E avranno modo di ricredersi oggi, quanto hanno irriso alle ambizioni della candidata, giudicandola troppo fragile, inesperta, incapace di reggere alla durezza di uno scontro che da sempre è riservato al sesso maschile. E la nostra 'Segò' ha percorso il deserto con il sorriso sulle labbra, instancabile e ferma, sempre disponibile al colloquio, all’incontro e all’ascolto degli elettori. E non è forse senza senso che abbia voluto concludere la sua campagna elettorale a Parigi mischiandosi alle clienti di un grande supermarket, soffermandosi a parlare con il personale, tutto femminile definite “le vere proletarie di questo secolo”. La sua campagna elettorale è stata contraddistinta da una disponibilità paziente all’ascolto che potremmo definire un tratto molto femminile, che contraddice l’arroganza esibita abitualmente come un segno di forza e autorevolezza da molti leader politici. Penso davvero che al di là dei suoi errori Royal rappresenterà una figura in cui potranno identificarsi molte giovani donne alle prese con cronica sindrome di disistima. Le donne, si sa, sono le prime a sottovalutarsi. E invece la sua audace determinazione serviranno da esempio. Anche perché, diciamocelo, forse il mondo sta davvero cambiando: anche da noi. La standing ovation che ha salutato, all’ultimo congresso dei DS a Firenze, l’intervento di Anna Finocchiaro ha avuto il sapore di un’investitura.
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