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La Finanziaria e le donne

La Finanziaria e le donne

Emilia Romagna -

Laura Salsi e Gabriella Ercolini Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2006

"Le misure contenute nella Finanziaria a favore delle donne – contro la violenza, a favore dell’occupazione nelle zone svantaggiate, a tutela della maternità estesa alle lavoratrici atipiche - sono molto importanti. La speranza è che non siano stravolte nell’iter parlamentare della manovra". Gabriella Ercolini, consigliera regionale del gruppo Uniti nell’Ulivo Ds dell’Emilia-Romagna e coordinatrice delle Democratiche di Sinistra bolognesi, vede con favore le norme che la ministra alle Pari opportunità, Barbara Pollastrini, ha fatto inserire nella legge finanziaria 2007, attualmente in discussione al Parlamento. Provvedimenti concreti dal punto di vista economico, ma fondamentali soprattutto per continuare nella battaglia culturale per l’affermazione dei diritti delle donne. La consigliera pone l’accento soprattutto sul pacchetto anti-violenza, che prende le mosse dall’istituzione (prevista dall’articolo 195) di un Osservatorio per il contrasto della violenza nei confronti delle donne e per ragioni di orientamento sessuale, con un corposo fondo annuo di 3 milioni di euro destinati all’avviamento dell’attività del nuovo organismo, alla predisposizione di una banca dati e al coordinamento dei Centri Antiviolenza. "Quella di realizzare un Osservatorio antiviolenza è l’espressione della chiara volontà di contrastare un fenomeno, quello della violenza sulle donne, in costante e preoccupante crescita – continua Gabriella Ercolini -. La costituzione di una sorta di “cabina di regia”, presso la quale è tenuto anche un registro dei Centri antiviolenza accreditati a livello regionale, ha senza dubbio un contenuto innovativo. Come ha dichiarato la ministra Pollastrini, fare dell’Osservatorio un perno per un piano complessivo d’azione è più difficile che chiedere finanziamenti a pioggia, ma guarda avanti nella direzione di un cambiamento culturale profondo della nostra società e della vita pubblica. L’investimento è consistente e non dimentichiamo che la Finanziaria, per la prevenzione delle mutilazioni genitali, autorizza la spesa aggiuntiva di 500.000 euro l'anno. Complessivamente, per le politiche relative a diritti e pari opportunità, sono messi a bilancio 20 milioni di euro l'anno per i prossimi tre e per il 2007, anno europeo delle pari opportunità, sarà investito un milione di euro. Mi pare che l’impegno del Governo nel delicato campo della tutela e dell’affermazione dei diritti sia incontestabile". Ma la consigliera diessina rimarca anche l’originalità delle misure a favore dell’occupazione femminile: "E’ la prima volta che nel nostro Paese, tenendo conto della disparità delle condizioni di partenza, si introducono incentivi selettivi diversi tra donne e uomini. I vantaggi per chi assume lavoratrici in aree svantaggiate, ovvero in aree dove il tasso di disoccupazione femminile è particolarmente alto rispetto a quello maschile (165 donne senza lavoro a fronte di 100 uomini), sono cospicui: da 150 a 170 euro di risparmio per il datore di lavoro a fronte di ogni donna assunta. Il principio che si afferma è importantissimo: non c’è crescita economica senza l’incremento del lavoro femminile e senza il rispetto dei diritti umani".

Il nuovo Welfare
Un cantiere aperto. Con il significativo titolo “In Emilia-Romagna cresce il cantiere del nuovo Welfare” l’Unione regionale Ds, il forum delle Autonomie locali Ds e il gruppo regionale Uniti nell’Ulivo Ds hanno promosso una giornata seminariale per fare il punto sulle politiche sociali e sanitarie della Regione, in vista della definizione del Piano socio-sanitario emiliano-romagnolo. La giornata ha messo in rilievo le esperienze sul campo già sperimentate in Emilia-Romagna, regione da sempre all’avanguardia nel settore dei servizi socio-assistenziali, ma si è posta anche in un’ottica di innovazione e progettazione, nella consapevolezza che la sfida attuale consiste nel saper leggere i bisogni emergenti per individuare le risposte più efficaci, con un occhio a risorse pubbliche sempre più ridotte. Una sfida che vede le donne in prima linea, le donne sulle quali ancora incombe nella maggior parte dei casi la responsabilità del lavoro di cura all’interno delle famiglie. "Come ha ben evidenziato l’assessora alle Politiche di Welfare del Comune di Forlì, Loretta Bertozzi, le donne riassumono in sé molte delle categorie più vulnerabili: la capofamiglia con figli minori, la lavoratrice immigrata, l’anziana sola – osserva la consigliera regionale del Gruppo Uniti nell’Ulivo Ds Laura Salsi -. In una regione come la nostra, che presenta dati positivi quanto a tasso di crescita e ricchezza diffusa, e dove i servizi indubbiamente funzionano, non deve calare l’attenzione proprio su questo concetto di vulnerabilità, filo conduttore delle future politiche sociosanitarie. E’ importante giocare le sfide prossime seguendo come linee guida i concetti di universalismo, inclusione, sostenibilità". Programmare i nuovi servizi significa innanzitutto partire da un’analisi della realtà, che per le donne è sempre più difficile. Anche nella privilegiata Emilia-Romagna, infatti, dove le quote di occupazione femminile sono le più alte d’Italia, avere un figlio significa, per le donne fra i 30 e i 39 anni, perdere posizioni sul mercato del lavoro. Secondo le stime, poi, ben tre quarti delle attività di cura nelle famiglie con figli sarebbero in carico alle madri, con un forte sbilanciamento nella richiesta di congedi parentali: solo l’1,2% degli uomini, dicono i numeri, chiede almeno un giorno. "Una delle priorità – sottolinea ancora Laura Salsi – è quella di combattere le disuguaglianze, le cause di esclusione sociale, tutti quei fattori che possono portare le famiglie, soprattutto quelle con parecchi bambini, sotto la soglia della povertà. Ecco, partiamo dai diritti dei bambini per costruire un sistema più giusto e più vicino agli uomini e alle donne di questa regione".
Sanità e tempi d'attesa
La Regione Emilia-Romagna vuole ridurre i tempi di attesa per le prestazioni sanitarie e presenta il suo piano, che attingerà ai fondi nazionali stanziati proprio per realizzare l’obiettivo previsto dall’intesa Stato-Regioni. Trenta giorni al massimo per le visite specialistiche, 60 per gli esami strumentali, al massimo sette giorni per le urgenze: sono questi i tempi indicati dall’assessore regionale alle Politiche per la Salute, Giovanni Bissoni, e dal direttore del settore, Leonida Grisendi, nel piano messo a punto per le Aziende sanitarie emiliano-romagnole. "Se i tempi non vengono rispettati – avverte la Giunta – le Aziende devono aumentare le prestazioni anche attraverso la libera professione o le strutture private". Il piano tocca tanto le prestazioni ambulatoriali (54 prestazioni per cinque aree: oncologica, cardiovascolare, materno-infantile, geriatrica, visite specialistiche di grande impatto) quanto ricoveri, day hospital e altre forme di assistenza.

*Consigliere regionali Uniti nell'Ulivo Ds
(10 dicembre 2006)

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