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La fiducia è ancora di moda?

La fiducia è ancora di moda?

Sondaggio di Febbraio -

Rosa M. Amorevole Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2009

Non sembrerebbe, secondo il 44% delle risposte. Infatti la metà di queste ritiene che il termine abbia perso di significato e l’altra metà pensa sia meglio diffidare, soprattutto quando si tratta di denaro. L’11% sostiene che la fiducia possa esistere solo nella spera privata, affermazione del resto ribadita in quasi tutte le risposte date alle domande aperte. Oggi ci si fida solo di “se stessi”, della “famiglia e dei pochi amici”, di strette cerchie bene identificate e vicine a chi risponde. Per accrescere la fiducia occorrerebbe “un’etica maggiore, specie nella vita pubblica”, “maggiore stabilità, cultura, solidarietà e meno consumismo”, “mostrarsi come si è veramente”.
I codici etici e di comportamento potrebbero forse esser utili, anche se nelle risposte molti sono i distinguo: fanno riferimento a quanto sia complesso trovare un accordo fra i diversi interessi, tanto che talvolta si producono risultati minimi per trovare un’intesa tra le parti; a come, comunque, sia importante fare il primo passo verso una scelta etica, perché indubbiamente “crederci ancora vuol dire avere fiducia”.
Che la fiducia sia una cosa seria, non è solo un motto pubblicitario. Dai proverbi molti gli inviti a fare attenzione a chi la concediamo: “chi si fida è ingannato”, “chi troppo si fida, spesso grida”, “di pochi fidati, ma di tutti guardati”, “gabbato è sempre quel che più si fida” oppure “da chi mi fido mi guardi Dio, da chi non mi fido mi guardo io”. Talvolta anche con suggerimenti contrastanti come “a veste logorata poca fede viene prestata” al quale si contrappone “fidati più dei poveri che dei ricchi”.
Sicuramente è un tema molto studiato, sia dalla sociologia sia dalla psicologia. È fenomeno multidimensionale, elemento che influenza sia i comportamenti economici sia quelli della reciprocità.
Tra le varie classificazioni, ne ricordiamo due in particolare. Si afferma esistano sue forme di fiducia, quella “strategica” ed quella “moralistica”. La prima si manifesta quando ci fidiamo di un’altra persona, e quindi prendiamo una decisione di carattere strategico condizionate dalle informazioni disponibili e dalla nostra attitudine al rischio; la seconda quando l’imperativo morale è quello di trattare le persone come se fossero degne di fiducia, nella convinzione che la maggio parte degli individui condivida i nostri valori morali. La fiducia strategica riflette le aspettative su come le persone si comporteranno, mentre quella moralistica riguarda la nostra idea di come dovrebbero comportarsi. Si parla poi anche di fiducia in “particolare” e in “generalizzata”, dove la prima fa riferimento a persone conosciute, o sulle quali è possibile acquisire facilmente informazioni, mentre la seconda riguarda gli estranei. Aldilà delle classificazioni, è unanimemente riconosciuto che è nelle reti sociali che si produce e si diffonde fiducia e che questa sia agente di effetti positivi per l’economia e la società.
Mai come oggi è forte la percezione di essere di fronte ad un crollo generalizzato della fiducia, del resto anche il nostro sondaggio lo conferma. In caduta libera sia quella “strategica” sia quella”moralistica”. Quel che sembra rimanere è una fiducia molto particolare, rivolta a pochissimi elementi della proprio ambito familiare o amicale.
E forse dispiace limitare la propria cerchia a poche persone, se il 33% di chi ha risposto sceglie ne “il sentimento di sicurezza, tranquillità, speranza, che deriva dal confidare in qualcuno o in qualcosa” la propria definizione.
Certo è che la fiducia non si acquista per mezzo della forza, neppure con le sole dichiarazioni. La fiducia bisogna meritarla con gesti e fatti concreti.


SOLO PER GIOCO
Esiste una formula per la fiducia?

Ovvero: le notizie curiose trovate in rete
- Capacità (Ca) dimostrata in maniera consistente circa l’abilità di produrre risultati su cui ci si è impegnate/i durante le interazioni con chi si interloquisce
- Integrità (I) dimostrata in merito ad un’etica personale e professionale e all’impegno verso il mutuo successo
- Credibilità (Cr) dimostrata nel corso del tempo nell’ avere la giusta competenza, la conoscenza dei processi e delle metodologie necessarie
- Empatia (E) dimostrata nell’accettazione della visione personale e/o professionale della persona con cui si interloquisce, accettazione su cui si basa la vera partnership
- Interesse personale (IP) fino a che punto si appare interessate/i solo al proprio personale successo
- Inconsistenza (In) il modo in cui si opera che appare incongruente all’ interlocutore

Ca + I + Cr + E
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IP + In

Non si ritrovano indici di riferimento, ad ognuna/o la scelta dei limiti entro i quali stare



(2 marzo 2009)

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