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La festa del pane e la pedagogia

La festa del pane e la pedagogia

Un evento caratterizzante le scuole di pedagogia Waldorf

Domenica, 15/06/2025 - Attualmente la comune pedagogia, relegata nelle aule scolastiche, isolata dalla vita sotto la maggior parte degli aspetti sociali, politico-economici, spirituali, tende ad accentuare l’esperienza esteriore alterandone in modo dissociativo il senso della natura umana. La confusione che ne può derivare, come ad esempio un eccessivo tecnicismo o intellettualismo, è il frutto dell’incapacità di offrire e mantenere un’armonia tra pensiero, sentimento ed azione. Spesso nella nostra cultura si tende ad anticipare l’apprendimento, soprattutto di tipo concettuale, ignorando le vere esigenze del bambino e i danni che ne possano scaturire. L’esteriorizzazione spinta all’eccesso può condurre a una frammentazione sempre maggiore dell’individuo e della società. Molti giochi seguono questa impronta e molti errori di tipo sociale non tardano a manifestarsi anche con peculiari patologie. Il deficit dell’attenzione è un esempio che, paradossalmente, desta un’attenzione altrettanto patologizzante da parte degli adulti. Basti pensare agli effetti devastanti di un farmaco inserito anche in Italia dal 2007, un’anfetamina che provocava nei bambini quasi gli stessi effetti della cocaina, fino alla morte o all’insorgenza di gravi psicosi. L’ipercinesia, più che una malattia è un sintomo e segnale di qualche sofferenza. In un momento storico di continui e profondi mutamenti l’appello alle forze umane è sempre più indispensabile. Per questo e per altri motivi l’insegnamento non può fare a meno di una forte valenza morale come punto fermo della professione. La conoscenza è importante, non come massa di sapere, ma come continua conquista, scoperta, risveglio dell’Io del bambino che fa rispetto alle proprie forze. L’essere umano dovrebbe essere il massimo valore, il punto centrale di ogni creazione e progresso.
Un obiettivo rilevante della pedagogia Waldorf -ancora attualissima per il valore della sua essenza, non per contrapposizione alle altre-, è educare alla libertà, all’individualità libera. Libertà intesa come coscienza, possibilità di creare, agire affinché la conoscenza, intesa in senso ampliato, rappresenti un cammino verso la salute e verso una maggiore cura sociale. Fondata da Emil Molt in Germania nel 1919 con il contributo di Rudolf Steiner, la prima scuola di pedagogia Waldorf proponeva e attua ancora un metodo globale, nel senso che vuole interessare tutto il bambino e non solo la sua sfera cognitiva ma anche il suo sentire e volere. I fattori caratteristici e fondanti di questa nuova istituzione furono l’autogestione e la didattica mirata alle reali esigenze dei ragazzi. Una pedagogia e una concezione scolastica tuttora a misura d’uomo, cioè un sistema benefico sia per gli allievi, sia per la società. Ciò che caratterizza la pedagogia Waldorf da altri approcci è il modo di porsi rispetto all’attività rappresentativa del bambino. I primi sette anni, infatti, devono essere caratterizzati da attività piene di fantasia e movimento, come il gioco, i ritmi, le attività artistiche e corporee, capaci di dare al bambino gioia, calore e salute. Il bambino prima dei 7 anni vive ancora in un mondo di fantasia e di beatitudine (purtroppo non i bambini costretti a subire le atrocità della guerra) e, come affermava anche la Montessori, dovrebbe esprimersi liberamente, ovviamente proteggendolo dalle inadeguatezze ambientali. Nei primi tre anni il bambino impara a camminare, parlare, pensare, grazie soprattutto al processo imitativo. Un nutrimento indispensabile è il ritmo attraverso le filastrocche, il gioco, l’arte, la fiaba, per il suo rappresentare il combattimento tra bene e male, preparando il bambino alla realtà in modo adeguato. Il bene vince sempre ma solo dopo lotte e dure prove. La fiaba riflette le tappe dello sviluppo infantile.
Il programma pedagogico nelle scuole Waldorf inizia con le lezioni della scuola materna. Fondamentale l’esperienza del canto corale, con la fiaba arricchita da descrizioni del mondo della natura. Per esempio, si rende protagonista una stagione con delle istallazioni nella stessa scuola. Con la conoscenza della natura, il bambino acquisisce un senso devozionale verso il mondo, che lo predisporrà alla gratitudine. Successivamente si offrono le favole, molto più brevi che destano divertimento o indignazione, mentre le leggende destinate ai ragazzi più grandi, rappresentano il trionfo dello spirito creativo sulla debolezza, sulla rassegnazione e sugli istinti.
Indispensabile è la pittura, il disegno, la musica, la manipolazione dei materiali. Il gioco è il momento più importante e i materiali sono scelti con criteri pedagogici evitando oggetti preconfezionati che impediscono alla fantasia di espandersi. Il ritmo è sostanza stessa dell’insegnamento, nel senso che la programmazione didattica rispetta un ordinamento ritmico in relazione allo sviluppo del giovane.
Nelle scuole Waldorf si condivide la responsabilità educativa in un rapporto di relazione costante scuola-famiglia e con il mondo del lavoro, nel senso che s’iniziano precocemente, tramite tirocini, i contatti con la dimensione lavorativa.
L’asilo e materna “La Primula” -fondata da Mariella Cerone Misurale, venticinque anni fa, una donna che ha dedicato tutta la sua vita alla cura dei bambini, dando l’impulso a tutte le altre scuole di Roma-, affiancata tra le altre collaboratrici, dalla maestra Teresa Casulli, dal 2010 ha allargato la sua offerta pedagogica anche alla scuola primaria e secondaria di primo grado: il piano di studi è articolato in un unico ciclo di otto anni, corrispondenti alle cinque classi della scuola elementare ed alle tre della scuola media inferiore.
La Primula ha al momento un centinaio di bambini egualmente divisi fra nido-materna e le sette classi di scuola primaria e secondaria. L’offerta formativa si propone come strumento per valorizzare la specificità del singolo individuo e per favorire lo sviluppo di tutte le sue potenzialità.
Il programma di studio della scuola primaria e secondaria di primo grado prevede, fra le attività curriculari, attività manuali ed artistiche, musica, due lingue straniere a partire dalla prima classe elementare, educazione al movimento.
Da settembre a giugno la scuola propone un vasto programma di eventi che affrontano temi legati all’educazione e al ruolo dei genitori a sostegno del progetto educativo e un percorso di autoeducazione con conferenze, seminari, incontri con pedagoghi, medici ed artisti, centrati sulle fasi di sviluppo del bambino e del ragazzo nelle sue varie fasi evolutive. La scuola organizza durante l’anno diversi eventi a carattere sociale, momenti importanti di condivisione e di accoglienza, proprio come la festa del Pane a metà giugno, oltre a vari momenti di Scuola Aperta durante il corso dell’anno.
Per festeggiare la fine dell’anno scolastico si ritrovano tutti nella “Festa del pane”. Ci sono anche i bambini più grandi dell’”Arco D’oro”, un istituto d’istruzione parentale elementare e medie e i ragazzi del liceo, indirizzo scienze umane “Parsifal”.
Varcato il cancello si entra in un giardino delle meraviglie, tutto molto curato e a dimensione di bambino, dove si trovano gruppi di maestre, genitori, nonni e bambini liberi nel giardino che giocano senza farsi male. Bambini che saltano dall’altalena costruita con una corda attaccata a un albero e un seggiolino di legno senza spalliera. S’incontrano per vivere insieme momenti di creatività attraverso la musica, il teatro e altre attività, come la costruzione di ghirlande, fiori di carta e buon cibo biodinamico fatto in casa e dalla cuoca della scuola. Il pane, invece è stato fatto dai bambini insieme alle maestre. Tutto molto diverso dal “lavoretto” di fine anno dei bambini di altri asili, poiché qui i piccoli imparano a vivere momenti di profonda condivisione sociale. Banchetti allestiti con giocattoli realizzati anche dai bambini più grandi nel laboratorio di falegnameria e lavori di fine anno. Ad aiutare con le ghirlande di paglia ci sono anche i nonni e altri parenti insieme ai piccolini. Alcuni giocano nel bellissimo giardino, i più piccoli entrano nella casetta delle favole costruita in legno e dalla finestrina salutano, un gruppetto di bambine più grandi si esibisce con il violino e flauto insieme alla maestra, la violinista Lucia Dorelli, altre nella sala delle attività musicali suonano il pianoforte. Tutti gruppetti organizzati stile flash mob che creano veramente stupore e gioia negli spettatori, a loro volta attori in qualcosa. Durerà dal mattino alla sera con un pranzo buonissimo e genuino, che i bambini consumano quotidianamente nelle scuole Waldorf. Tutti cereali, legumi e vegetali accompagnati dal pane fatto dai bambini. Arriveranno poi dei dolci fantastici e uno spettacolo teatrale organizzato dai ragazzi più grandi con un concerto finale. In ogni angolo della scuola e del giardino è allestito con gradevole senso artistico un banchetto di conoscenza e prima della sala c’è il banco dei libri in vendita offerti da un ex falegname, Gianfranco, coltissimo e pronto a dire tutto o quasi su ogni testo. La conversazione con lui è molto gradevole. La maestra Luciana offre lo spettacolo del teatrino rappresentando la fiaba della principessa Rosaspina, esibizione offerta periodicamente anche al di fuori della scuola in una piazza del Castelli Romani. A conclusione la lettura delle pagelle dei ragazzi più grandi, dove non esiste un voto o un giudizio ma piuttosto una descrizione personalizzata del percorso di apprendimento di ogni allievo, sotto forma di racconto con immagini poetiche, atta a mettere in luce le conquiste, le difficoltà e le potenzialità di crescita del bambino, senza giudizi comparativi. Ogni maestro è libero di scegliere come muoversi con le relazioni finali: ad esempio, attraverso il mondo vegetale, minerale, animale, dei mestieri, o altro.
Ciò che resta della giornata: l’odore degli incontri umani e la sincera atmosfera di festa.

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