La femminista Elvira Banotti contro le ossessioni inquisitorie della Boccassini e il totalitarismo g
Il teatro mediatico nutre sempre più vittime e come sempre le donne vengono trascinate su di un palco che invece di difenderle e tutelarle le umilia e le offende.
Lunedi, 03/06/2013 - Mi chiamo Elvira Banotti, autrice nel 1970 dello storico “Manifesto di Rivolta Femminile”. Vorrei far riflettere le donne sull’accusa-paradosso ideata dalla pm Ilda Boccassini contro Silvio Berlusconi. Iniziativa fino a ora non inquadrata analiticamente nel “gigantesco affresco della prostituzione”.
Nel paese in cui circa 10 milioni di uomini nutrono la propria disfatta prostituendo platealmente milioni di giovani donne e bambine/i nel “turismo del disprezzo” (quindi sadismo e non sessualità!) e in quello ancor più terrificante della pedofobia (attente: non “pedofilia”), il clamoroso elefantiaco procedimento penale avviato dalla Boccassini per “induzione alla prostituzione” appare veramente comico!
Vi risulta per caso che siano in corso processi contro i milioni di “clienti-che-comprano-sesso”, uomini che indisturbati nelle nostre periferie e campagne compiono stupri, alimentando anche la tratta di persone? O che la magistratura sappia intervenire con un decreto-di protezione per arginare tutti i casi di aggressioni che preannunciano l’assassinio di tante donne? Dove credete che trovi la propria ispirazione il “donnicidio” – quel “diritto” punitivo di antica memoria che oggi terrorizza mogli e fidanzate – se non dalla prostituzione del Femminile teatralizzata persino dai Trans che scempiano l’identità di tutte le donne? Ricordate che Marrazzo affermò che “malgrado la presenza del pene il trans rappresenta la donna delle meraviglie”!
Ma Boccassini confeziona il teorema che dovrebbe “mandare al patibolo” chi attraversa – senza schermare i propri desideri di relazione – il campo ancora minato da quelle ipocrisie – ancora radicate nella nostra Costituzione – con cui è stata inabissata l’Eterosessualità, mentre contestualmente si celebra Nichi Vendola, un essere oscurantista impietrito da una pericolosa “repulsione” per la donna! E che dire della sodomia propagandata da trasmissioni come “La Mala Educaxxxion”, con la quale La7 inscrive la sodomia come pratica altamente erotica, suggerendola alle proprie spettatrici?
E’ il clima sbrindellato delle ideologie che consente a Gay e Lesbiche di investirci tutti con l’accusa di “omofobia” mentre sono attentissimi a oscurare le proprie pregiudizievoli cicatrici emotive con le quali aggiornano il sedimentato, morboso allontanamento tra uomini e donne: cioè l’erotismo e la preziosità dell’Accoppiamento. Sono depositaria di alcune loro narrazioni (autentiche). Raccontano sofferenze causate da un immaginario atrofizzato, evidenziano “scissioni” emotive derivate da rapporti alterati dalla misoginia, disastri che Gay e Lesbiche (più corretto definirli Ginofobi e Omofobe) riescono abilmente a oscurare. Traumi che per la loro intensità dovrebbero al contrario preoccuparci notevolmente! Più di quanto lo richiedano gli atteggiamenti deludenti di un uomo (forse) eccessivamente… espansivo.
Il procedimento sceneggiato dalla Boccassini in realtà non inquadra un reato ma tenta soltanto di dar corpo a una “colpa” fantasticata su intelaiature introspettive dell’accusato: l’induzione… Cioè una ipotesi tutta da dimostrare! Stiamo vivendo la materializzazione di una magistratura di stampo INQUISITORIO tesa appunto ad atrofizzare con ostilità persino le difese di avvocati e testimoni… Quel processo per “induzione” si svolge in un contesto “omofobico” più che giudiziale, tanto che vengono ridisegnate soprattutto le donne, offese con interrogatori che le hanno esposte al facile ludibrio di un giornalismo essenzialmente brutale, patologico che ci trascina tutti verso il pregiudizio. Al contrario, la Boccassini e il tribunale di Milano dovrebbero prima di ogni altra cosa schermare Ruby, proteggerla da divulgazioni diffamatorie proprio in quanto viene da loro definita “minore”. Soprattutto dovrebbe tener in debito conto l’impari confronto vissuto tra una adolescente ed un pubblico ministero!
Se la Boccassini ascoltasse le “confidenze” e i racconti che ciascuno offre della propria vita sessuale l’Italia sarebbe sommersa da rinvii a giudizio! E che dire poi dei club degli scambisti che sfuggono ai controlli arbitrari della pm?
Boccassini, a me piace evidenziare quanto finalmente noi tutti (o quasi) desideriamo lanciarci negli incontri alla ricerca di scoperte amorose, di emozioni sessuali e non sessiste! E nelle cosiddette “serate” speriamo sempre di divertirci ma soprattutto di sedurre. La nostra esistenza è infatti principalmente sostenuta dalla sessualità e dal piacere. Esperienza che noi donne stiamo tentando di ricomporre mentre contemporaneamente tentiamo di dipanare la matassa che da secoli altera la giustizia, i codici storici, le professioni, le mentalità e la politica; matassa nella quale troppe donne rimangono imbrigliate.
Tanto che quel desiderio ostinato di sopraffazione della pm rappresenta un cardine arcaico del desiderio di dominio su altri che satura ancora il sapere. Eredità concettuale che ancor oggi con la sua tremenda configurazione nei poteri giudiziari (di cui quel processo è una prova) devasta la società. La Boccassini persegue quel drammatico disegno tanto che intende scolpire un codice interpretativo delle nostre attitudini permeandolo sulla psichiatria più che sul reato. Mentalità di “replicante” il cui metodo è già profondamente stivato nel serbatoio del cosiddetto “diritto penale”, un rovesciamento dei significati teso lungo i secoli a riprogrammare donne senza desiderio, profilando per loro una “moralità depressiva”. Traccia sostanziosa del disagio psicologico degli uomini ideatori dei sistemi di comando che animano visibilmente la Boccassini impegnata a intercettare parole e commenti capaci di dequalificare la ricerca di libertà nelle relazioni.
Se la pm avesse dedicato la sua attività ventennale per inquadrare il dinamismo mafioso – che si è radicato fino a raggiungere come sede prediletta la Lombardia e soprattutto Milano – forse il suo attivismo sarebbe stato utile. Ma di quel detonatore del delitto se ne sono occupati soltanto valorosi giornalisti che hanno evidenziato in più occasioni eventi e nominativi… Inascoltati! Il Csm dovrebbe mettere sotto la lente di ingrandimento l’attività dispendiosa ma pericolosa della procura della Repubblica di Milano (tesa fin dal 1992 esclusivamente a tiranneggiare presidenti del Consiglio vari, ignorando del tutto un fenomeno appariscente come la mafia). Dovremmo addebitare a pubblici ministeri e magistratura i miliardi buttati al macero. Dobbiamo introdurre la responsabilità civile della magistratura per non collocare la giustizia tra le forme attuali di mafiosità.
A completamento di questo quadro deprimente voglio ricordare che alcuni giorni fa abbiamo assistito a una plateale rappresentazione esibita con scenografie psicotiche che a distanza di millenni continuano a “proclamare” il Maschile come solo tramite del sacro, egemonizzato da quella “intronazione papale” che neanche Luigi XVI avrebbe saputo immaginare. Una rappresentazione di misoginia che ci ha “rintronato” consentendo ancor oggi a uomini che negano il proprio corpo e i desideri per poi qualificarsi comicamente come unici tramiti di un mistero: il divino… (ma per nostra fortuna il film su Papa Alessandro Borgia ci ha restituito una minima verità su fanatismi camuffati!). Quella ressa di uomini addensati in una “umile” ginofoba teatralità che ha inchiodato i media era nei fatti una mostruosa rimozione dei significati della Donna reale, delle verità e della nascente Estetica dell’Eterosessualità. Coronata dalla “benedizione” nel nome del padre del figlio e dello spirito santo che rappresenta infatti l’enigma malefico che fa entrare l’Umanità nella Storia del Mondo senza la madre e senza la donna! E’ evidente che le religioni – sia cristiane che islamiche – condensano ancor oggi una sistemica “induzione ideologica alla prostituzione” dei corpi e del piacere evidenziando un’etica che contiene “profili giudiziari di ordine penale” che purtroppo la Boccassini non sa interpretare. Solo Berlusconi fa problema!
Se tentassimo una modesta individuazione sugli effetti di tutte le teatralità che partono dal Vaticano fino al Quirinale e ne valutassimo effetti rischi e pericoli, le serate da Silvio Berlusconi ci apparirebbero ingenue, certamente non pregiudizievoli… e potrei continuare.
di Elvira Banotti
Sessualmente scorretto, dal containment al roll back (con paradossi)
Questo articolo-manifesto di Elvira Banotti si presenta come il lungo telegramma di George Kennan, il documento strategico americano all’origine, subito dopo la Seconda guerra mondiale, delle politiche di containment del comunismo mondiale, cioè l’idea di un assedio passivo e del sabotaggio al posto del conflitto, ma in realtà è un tentativo di roll back, la controffensiva diretta, una specie di guerra di Corea, ciò che fu, per così dire, l’altra faccia della Guerra fredda. L’oggetto non è ovviamente il comunismo mondiale ma il dominio della correttezza ideologica e politica. Le donne e il sesso liberato, nella concezione di Banotti, sono vittime del pensiero e della prassi dominante a carattere repressivo e neopuritano. Le assonanze con molte idee battagliere del Foglio, pur nella diversità strutturale del discorso, sono chiare. E, nel caso specifico, va sottolineata come un terreno comune la critica feroce della filosofia di Ilda Boccassini e delle culture narrative omo-orientate, schermo ideologico di una falsa liberazione della libido e della donna moderna.
Banotti animò i gruppi di Rivolta femminile e, come vede il lettore, esige un’impostazione radicale della questione delle donne, degli uomini, del sesso, della libertà e della decenza. Senza accondiscendere alla vulgata contemporanea e alle sue trappole. Per un giornale a suo modo devoto e papista, ma non disponibile alla falsificazione della libertà, può sembrare paradossale l’adozione di queste tesi, il cui risvolto è un atteggiamento demolitorio, alla Nietzsche, della genealogia della morale e della teatralità liturgica della chiesa cattolica. Ma il paradosso dovrebbe nutrire l’intelligenza delle cose, se ben congegnato e orientato al bello e al vero.
Ora anche a destra s’ode uno squillo di tromba superconformista, ed era scontato che succedesse. Tanto più che opportunismo politico e civile, e dottrinarismo chiesastico nel senso peggiore del termine, hanno spesso condannato la destra in Italia a un discorso inefficace, privo, anche nella difesa di tesi giuste, di quel buonumore e di quella ardimentosa razionalità laica che era l’implicito della predicazione di un Ratzinger. Spesso idee in controtendenza sono state in questo contesto avvilite a ideologia episcopalista-prefettizia, e si è fatta la guardia al bidone della secolarizzazione etica senza attenzione al tema immenso della libertà umana.
L’idea corrente, che si diffonde per ogni dove, è però oggi questa. Una pillola esclude la dimensione procreativa dell’unirsi e libera la donna dalla schiavitù restituendole (sic) il piacere sessuale; l’aborto è una pillola avvelenata anch’esso, ormai; il divorzio ha devastato la famiglia tradizionale, come dicono le inchieste dei migliori sociologi; il palloncino sessuoprotettivo è la bandiera dell’istruzione pubblica e della profilassi universale, colorata, con i colori commerciali dei Benetton; i figli si fabbricano per ogni uso possibile, dal farmaco alla consolazione dei desideri e alle ambizioni eugenetiche di ogni specie; che cosa volete che sia a questo punto, con la strage delle bambine in Asia e dei bambini senza distinzione di genere in occidente, il matrimonio gay?
Dominano malinconicamente l’immaginazione europea e occidentale un suicidio indecifrabile nella cattedrale, gli scontri di piazza a Parigi, l’impressione di grandi battaglie destinate alla retroguardia anche se frequentate da milioni di persone atterrite dall’idea della filiazione senza babbo né mamma. Prepariamoci tutti, senza distinzione né opposizione, a battere anche quella strada, il mariage pour tous, che alla fine è la strada della maggioranza, e sarà anche la via della maggioranza della chiesa cristiana e cattolica, visto che ciò che decide sono i numeri, anche nel panorama di un cristianesimo costruito, secondo le prescrizioni degli storici in voga oggi, come un affresco della moralità e delle devozioni private del popolo di Dio.
Invece è bene che una minoranza, con argomenti laici e strafottenti ma anche con i suoi comprensibili patetismi, con la sua carità non dottrinaria, continui a battersi contro questa infelice idea del vivere alla carlona, dell’accoppiarsi senza significati in un delirio di cattivo romanticismo, del promettersi ma senza speranza, dell’educarsi alla diseducazione, della fabbricazione pseudolibidinosa di un mondo di desideri troppo soddisfatti per essere veri diritti di libertà.
Come ha ricordato Bartolomeo I, patriarca di Costantinopoli, a Silvia Ronchey sulla Stampa di sabato, “la libertà” è la cosa più misteriosa che ci sia. Il suo disvelamento nelle parole dei trasgressivi con tutto l’occorrente di cucina e il corredo di nozze e le requisitorie della pm in crociata contro le giovani donne, quelli citati nel manifesto pugnace della Elvira Banotti, è una orrenda mistificazione. Certe idee saranno minoranza, ma valgono la pena di essere concepite e del piacere, non solo intellettuale, che procurano a chi se le intesta.
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