Una mostra organizzata da On the Road, esposta presso Legacoop a Roma, racconta la bellezza delle differenze e delle nuove vite ritrovate dopo storie e percorsi difficili
In occasione della settimana di mobilitazione contro la violenza alle donne la cooperativa sociale On the Road ha organizzato una mostra dal titolo “La femminilità non ha confini”, frutto del tanto lavoro sociale e culturale che questa realtà porta avanti da anni per aiutare donne costrette a prostituirsi o che escono da situazioni difficili aiutandole a ritrovare una loro vita libera e autonoma. La mostra “La Femminilità non ha confini”, esposta fino alla fine di novembre nella sede di Legacoop a Roma (Via Guattani), è un viaggio attraverso immagini realizzate da donne di diversi paesi accolte nelle strutture della cooperativa, all’interno di un laboratorio di pittura guidato dall’artista Eleonora Vittorini.
Leonora, Regina, Happy, B. e Zainab sono state invitate a descrivere con il pennello cosa significa la parola “femminilità” offrendo la possibilità di esprimersi attraverso un doppio registro: da un lato il legame con il loro paese e dall’altro la nuova dimensione di donna dopo il percorso compiuto nella cooperativa con le altre donne.
Ciascuna, in piena libertà, ha riformulato il proprio passato di donna nata in un contesto ricco di una specifica cultura e accanto il senso profondo di un cammino fatto in un altro paese e contesto. Ne esce un percorso pieno di bellezza, creatività e autorappresentazione che restituisce l’immagine di un mondo femminile che, se lasciato libero di vivere in un contesto di relazioni e di dialogo tra diversità, indica strade concrete di lotta alle discriminazioni e alle logiche di sopraffazione e violenza.
Un ottimo modo, quello della mostra, di trasmettere il senso profondo anche culturale del lavoro portato avanti da realtà come la coop sociale On The Road nei confronti delle donne ma anche di persone appartenenti alla comunità LGBTQAI+ che si trovano imprigionate in situazioni diverse di violenza e sfruttamento.
Del resto la cooperativa ha una lunga storia che parte da un’esperienza di associazionismo e di volontariato sociale che non si caratterizza solo come attività di servizio né tantomeno di pura assistenza verso persone fortemente discriminate e sfruttate anche sul piano sessuale ma che si ispira ad una visione di autodeterminazione e a metodologie che partono da pratiche di relazioni tra donne.
Dall’esperienza del lavoro di strada per aiutare le donne ad uscire dalla schiavitù sessuale, la cooperativa ha sviluppato nel tempo una capacità di presenza e di interventi nel campo della lotta e del contrasto alla violenza di genere sia con strutture di accoglienza e rifugio sia gestendo - spesso in forma volontaria e fuori da bandi e finanziamenti pubblici - attività integrative di ascolto, supporto, mediazione e consulenza verso le donne che si sono aggiunte ai servizi previsti sul territorio. “La scelta di divenire una cooperativa - sottolinea la presidente Laura Gaspari - nasce non solo per affrontare meglio l’espandersi di attività e servizi in questo settore, che richiedono apporti di lavoro e professionali continuativi e più consistenti, ma anche per consentire e coprire, in una visione più ampia gestionale ed economica, attività non direttamente finanziate dai bandi”.
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