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La felicità è un pezzo di pane e cioccolata. Conversazioni con Tullia Carettoni Romagn

La felicità è un pezzo di pane e cioccolata. Conversazioni con Tullia Carettoni Romagn

Genesi del libro e ritratto della Senatrice Tullia Carettoni Romagnoli, la storia di una donna e di un Paese.

Martedi, 04/03/2014 - La felicità è un pezzo di pane e cioccolata. Conversazioni con Tullia Carettoni Romagnoli



di Roberta Yasmine Catalano (Narcissus Editore).



Il libro disegna la storia della Senatrice Tullia Carettoni Romagnoli, classe 1918, attraverso una chiacchierata da cui prendono forma la storia di un Paese, le lotte personali e quelle politiche, l'effervescenza di un momento storico in cui imporre la difesa di diritti fondamentali. Dalla Resistenza alle lotte per il divorzio e l'aborto, la vita di partito, le delusioni e gli entusiasmi, tutti uniti dal medesimo costante amore per la democrazia. Ma anche l'Africa, la Grecia, la Palestina, l'UNESCO. Un'occasione per dare una sbirciatina dietro le quinte di una scena politica che ha visto sfilare i più carismatici rappresentanti dello Stato italiano. Quando la politica era intrecciata alla cultura e all'etica. Arricchiscono il testo delle foto e delle testimonianze di donne e uomini che raccontano il loro incontro con la Carettoni, con le sue battaglie e con le sue idee. Un'occasione non solo per raccontare ai giovani di questa signora, ma anche per ricordare a tutte le donne italiane che i diritti che vengono dati per scontati sono il frutto di lotte aspre che donne e uomini hanno condotto nemmeno troppo tempo fa. Un monito a tenerli stretti, a restare all'erta, per evitare la triste regressione a cui stiamo assistendo oggi. Una conversazione che scorre lungo gli anni, un viaggio intimo attraverso una storia collettiva che merita di essere ripercorsa.

Questo libro in realtà nasce da un malinteso. Quando conobbi la Senatrice Carettoni rimasi affascinata e incuriosita dalla donna che mi trovai di fronte: avanti con l’età ma con una vitalità disarmante, elegante fino all’inverosimile, curatissima, gioielli abbinati di gran gusto, fine nella parlata e tagliente quando doveva lanciare uno strale. Così, senza sbavature, perfetta. Sedermi di fronte a lei fu fatale: aveva quegli occhi chiarissimi e io ci caddi dentro. Mentre parlava, disegnava cerchi e schizzi, come se stesse spiegando le sue idee anche ai fogli. Un’ondata di immagini e di domande mi stregò: chi era quella donna? Era sempre così elegante? Che storia portava con sé? Com’era la sua casa? Com’era nel privato? E mentre mi lasciavo invadere da quegli interrogativi, speravo fortemente che non mi chiedesse nulla: era impegnata in una fitta conversazione con la sua amica, ma di quella dialogo non avevo seguito assolutamente nulla.

Non sapevo nulla di questa donna, solo dopo averla incontrata seppi che è una delle madri del nostro Paese, una delle persone a cui dobbiamo la legge sul divorzio e sull’aborto, una donna che ha fatto la Resistenza, un vero pezzo di storia insomma. Mi perdonai nascondendomi dietro al fatto che sono cresciuta in Africa, che molte cose non le conosco e che, ahimè, la storia non mi è mai piaciuta molto.

Poi pensai che mi sarebbe piaciuto scrivere qualcosa su di lei, così qualche tempo dopo scrissi una mail alla Senatrice, le dissi di quanto ero rimasta colpita dall’incontro con lei, che avevo fatto una piccola ricerca e mi ero stupita che nessuno avesse scritto sulla sua figura, e che sarei stata onorata di farlo io. In verità pensavo a un articolo, un ritratto, non avevo un’idea precisa. Le avevo scritto perché ho sempre pensato che le cose belle vadano dette, tutto qui. Appena inviata la mail, me ne dimenticai.

Dopo qualche giorno, il mio telefono suonò: era la Senatrice. Mi ringraziò per le mie parole e mi disse che anni addietro aveva fatto voto di non scrivere mai un’autobiografia, perché ne aveva lette alcune di suoi colleghi con esiti che lei aveva giudicato inaccettabili e mi confessò che in effetti nessuno aveva scritto su di lei perché aveva sempre preferito restare nell’ombra. Poi mi mise in guardia: “sono molto disordinata, ho carte sparse dappertutto, c’è un gran lavoro da fare. Però bisogna far presto: ho 92 anni”.

Non ho mai capito il motivo per il quale accettò, cosa la spinse a fidarsi di me. Raccontare la propria storia significa mettersi a nudo, le avevo spiegato che mi sarebbe piaciuto non limitarmi alla sua storia politica, che avrei voluto conoscere e descrivere anche la sua storia privata, la sua storia di donna. Non si era opposta.

Non so perché l’abbia fatto, ma la ringrazio. Grazie a lei ho imparato moltissimo, sulla storia, sulle battaglie di cui oggi godiamo i frutti come se fossero sempre esistiti, sulle persone che hanno lottato per noi, su un tempo in cui fare politica era una filosofia di vita che affondava le sue radici nel rispetto per l’avversario e in una profonda preparazione culturale, in un lavoro stremante e di continuo contatto con gli elettori. Ho conosciuto la storia di donne che come lei hanno combattuto a morsi perché alle donne fosse riconosciuto il diritto di essere persone. Donne incredibili, coraggiose, testarde. Come lei.

Quando si avvicinavano gli appuntamenti in casa di Tullia, quando prima di tuffarmi tra vecchie carte e scatoloni polverosi, sapevo che l’avrei incontrata, sapevo che avrebbe fatto capolino nella stanza in cui lavoravo, discreta e umile come non mai, e sapevo che persino in quel breve lasso di tempo mi avrebbe insegnato qualcosa. E così era sempre.

L’incontro con questa donna ha cambiato molto in me, ha allargato in maniera imprevedibile i miei orizzonti mentali, e non solo a livello di conoscenza storica. Avvicinarmi a lei è stato avvicinarmi a un modo di essere donna che è stato tanto più importante in virtù del fatto che mi era distante anni luce. Per me che ho bisogno del contatto immediato, dell’abbraccio, della sintonia piena, è stata una vera sfida accostarmi a una donna che sembra muoversi dentro una corazza rigidissima, e che poco concede alle effusioni. Ma grazie a questo, ho imparato ad apprezzare l’intensità della “carezza intellettuale” di cui parla suo figlio; ho imparato che forse una donna che volesse far politica ai suoi tempi doveva anche essere poco incline alla tenerezza per non farsi schiacciare; ho imparato il rigore, la passione di una scelta portata avanti a qualunque prezzo, anche quello doloroso di perdere amicizie; ho imparato l’amore per la patria, il rispetto per la Costituzione, sincero, indiscusso, perché nato da chi la Costituzione l’ha vista nascere e sa cosa significhi vivere senza; ho imparato la spiritualità profonda di una persona laica e il suo grande rispetto per la fede; ma, soprattutto, ho imparato quanto una persona senza fronzoli verbali possa essere diretta e trasparente, completamente estranea ai mezzi termini, cosa che può spaventare, ma che fa crescere molto, anche dopo, quando i cartoni sono chiusi, i quaderni riposti, e tornano alla mente le parole giuste di cui avevamo bisogno proprio in quel momento. E allora capisci che nulla è stato chiuso, e che il senso di un lavoro del genere è proprio questo.

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