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La favola della ripresa…che non c’è!

La favola della ripresa…che non c’è!

Analisi di come i media falsano a volte i dati economici e sociali.

Lunedi, 18/04/2011 - Ieri per l’ennesima volta i media nostrani hanno affermato che stiamo uscendo dalla crisi e che la ripresa diventerà definitiva verso la fine dell’anno.

Quante balle! Continuare ad insistere su un simile scenario non appare soltanto ridicolo ma anche offensivo nei confronti di quella classe media che si sta ogni giorno impoverendo sempre più.

Dire che la crescita è ripartita per dimostrare che vi è un aumento della ricchezza prodotta nel paese è una autentica presa per i fondelli che può essere facilmente spiegata da due soli dati legati al consumo:

- Il protrarsi di temperature rigide ha accompagnato un aumento del riscaldamento complessivo delle abitazioni

- L’aumento del prezzo del greggio ha comportato un incremento importante del prezzo alla pompa.

Essendo la crescita calcolata unicamente sul valore nominale del PIL, è quindi facile capire che se aumentano i valori nominali inerenti al consumo, aumenta di conseguenza anche il valore complessivo del PIL!

Altra considerazione: ci dicono che aumenta la produzione industriale ma non l’impiego! Come mai?

La produzione industriale è aumentata solo grazie all’incremento dell’export nell’area del Bric (Brasile, Russia, Cina e India), paesi emergenti e affamati di tecnologia. Questo aumento comporta un incremento del PIL e quindi una ripartenza della crescita. Ma tutto questo non significa che l’economia tiri e che la crisi sia alle spalle.

Oltre al fatto che l’incremento del prezzo delle materie prime comporta un aumento dell’inflazione (e quindi una svalutazione del potere monetario dei consumatori) e che il deterioramento ambientale si acuisce ancora di più (aumento del trasporto merci con conseguente inquinamento maggiore dell’ambiente), si assiste ad un impoverimento costante della classe media nel paese e questo per diversi motivi:

- Saturazione del mercato: l’offerta rimane forte, ma la richiesta è ormai satura

- Euro troppo forte: favorisce la delocalizzazione delle aziende e porta i consumatori italiani a preferire prodotti a basso costo importati (specie dalla Cina)

- Indebitamento delle famiglie: il risparmio crolla grazie al lavoro che diventa sempre più incerto e precario e la capacità di investimento si contrae sempre più, portando le famiglie ad indebitarsi in modo crescente.

In conclusione, l’aumento del PIL non corrisponde affatto ad un indice di arricchimento complessivo del paese, ma bensì ad una sua parte ristretta (coloro che detengono la maggior parte delle ricchezze al suo interno!) e la produzione industriale non sta affatto a significare che ci sarà una ripartenza dell’occupazione, come appunto la realtà dei fatti sta dimostrando!

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