Family 2012, ovvero… - Le "care sorelle" non sono più le stesse. Attenzione, si può divorziare anche dalla Chiesa
Giancarla Codrignani Lunedi, 23/07/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2012
Il mese scorso Milano ha ospitato - mentre i terremoti squassavano l'Emilia e un gran numero di chiese crollava - il grande "evento" del Family 2012 organizzato dalla Chiesa del cardinale Scola, un "grande" di Comunione e Liberazione, ormai in difficoltà per lo scandalo regional-diocesano del presidente Formigoni, uno dei cosiddetti "memores Domini" (e uno che ha avuto il coraggio di intervenire a rappresentare la Regione al Convegno). Un "evento" alla presenza del Papa (in Duomo, alla Scala e all'incontro popolare nello stadio Meazza) che, nelle intenzioni, doveva essere "un'occasione privilegiata per contemplare all'opera il dono dello Spirito". Ovviamente tutto sulla FAMIGLIA: Congresso della famiglia, Fiera della famiglia, Libreria della famiglia, Arte della famiglia ("100 mt. lineari X otto scenografi", gentilmente offerti).
Il cardinale Scola era convinto che questa "occasione missionaria di primo ordine" nei temi proposti - la famiglia: il lavoro e la festa - dovesse aiutare a scoprire il desiderio infinito che abita il cuore di ogni persona: "essere definitivamente amato da un padre, da una madre, da fratelli, sorelle e nonni e nonne, edificare il mondo, vivere tempi gratuiti e comuni". Così "faremo risplendere il nostro contributo alla vita buona personale e comunitaria". In Vaticano (si tratta di una famiglia?) di questi tempi splendore se ne vede poco.
Adesso i cattolici attenti al Vaticano II - soprattutto le cattoliche - verranno accusati di essere, oltre che comunisti, "protestanti". Infatti pensano che non sono state le chiese ad inventare la famiglia. Che non è nemmeno un'istituzione, anche se, come i clan, le tribù, le nazioni ha a che vedere con il potere e le trasformazioni storiche. L'origine, purtroppo proprietaria, fa riferimento a quell'uomo che "domina" la donna e la vuole "propria" per definire "legittimi" i figli alla cui nascita collabora senza certezza. Il patrimonium controlla, come si sa, la dote femminile del matrimonium. Questa è la storia sociale che dovremmo conoscere tutti, anche i preti che benedicono (e di fatto legittimano) un sacramento in cui i ministri sono gli sposi e non il sacerdote.
La dizione plurale del termine è ormai ineludibile, a partire dai conviventi e dai divorziati cattolici (anche figli di genitori iperconservatori), o dall'accoglienza a omosessuali e lesbiche, così come da sempre sono "famiglia" i single e le comunità (anche religiose). Proprio chi è debitore alla famiglia d'origine di esperienze felici capisce che è sostanzialmente priva di senso la famiglia "normocomposta" (ma come parlano!) di un uomo e una donna in relazione di fedeltà e apertura alla vita, "desiderio e realizzazione concreta del desiderio... in una società complessa". Evidentemente un cardinale non riesce a pensare che l'apertura alla vita per la donna possa aprire a tragedie. D'altra parte, il clero non riesce a notare che in tutti e quattro i Vangeli la parola "famiglia" non ricorre e che, quando la si menziona indirettamente, Gesù obietta "chi è mia madre, chi sono i miei fratelli?"
Centrale per la famiglia è il rapporto con il lavoro, che la Chiesa riconosce nella sua dignità anche per la lavoratrice, che resta quella "risorsa" il cui contributo di cura alla società reso all'interno della famiglia "si potrebbe monetizzare". Come volevasi dimostrare: la donna ridiventa l'ammortizzatore-sociale-gratuito. La conciliazione famiglia/lavoro, detta cattolicamente "armonizzazione", comporta la collaborazione dell'uomo quasi come opera caritativa verso la moglie. Sembra che la Chiesa non abbia notato il numero terrificante di donne uccise da chi dice di amarle e, se pensa la famiglia angelicata, non riesce ad immaginare i maltrattamenti, le violenze e quei delitti odiosi che pure ben conosce in casa sua chiamati pedofilia. Continuerà a menzionare i diritti propri delle donne con la stessa sensibilità di un imam: continuerà a non evangelizzare gli uomini, mentre la società civile continua a pensare che la donna è "a disposizione".
Intanto le donne sembrano avvilite e qualcuno si fa l'illusione di poter tornare ai bei tempi, ma non è così: respinte, le donne si chiudono e, di fatto, "staccano". Il che dovrebbe far paura ai politici (voteranno?), ma non meno alle religioni. Le "care sorelle" non sono più le stesse, se è vero che don Armando Matteo ha scritto "La fuga delle quarantenni" per denunciare che la frequentazione della Chiesa si riduce alle nonne e ai bambini della prima comunione. Non sarà certo il supplemento del giovedì dell'Osservatore Romano dedicato al femminile a illuderle che la Chiesa si fa attenta ai loro diritti. Tanto più che sta dimostrando di andare con mano pesante nei confronti delle consorelle americane. Il Vaticano, infatti, ha mandato gli ispettori e ha commissariato l'organismo che riunisce l'80% delle superiore delle congregazioni femminili statunitensi: troppo liberal, troppo ben disposte verso l'abortista Obama, troppo attente all'accoglienza di gay, lesbiche, trans, troppo studiose del sacerdozio. Anche queste sono vertenze di famiglia; e non delle meno significative. Ma se chi parla di amore non rispetta i diritti, la famiglia non regge: si divorzia anche dalla Chiesa....
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