Mercoledi, 14/09/2016 - La famiglia Fang di Jason Bateman
di Adriana Moltedo esperta di Comunicazione e Media
Jason Bateman porta sullo schermo il romanzo di Kevin Wilson, La famiglia Fang. Una famiglia costituitasi negli anni Settanta che ha fatto della propria vita un’opera d’arte: Caleb e Camille, i genitori, non concepiscono azione che non sia artistica..
Ogni famiglia è fatta a modo suo e La famiglia Fang non fa eccezione. I Fang sono artisti che creano performance scioccanti «live», coinvolgendo i due figli A e B come opera d’arte. E questo fa la vera differenza dalle famiglie comuni.
Che cos’è la famiglia oggi, come conciliare lavoro-famiglia, il ruolo della madre oggi e quella del padre, chi siamo, dove andiamo ai Fang non interessa, è l’arte che primeggia. L’idea di Madre ancor prima di quella del Padre secondo le vecchie dicerie della psicoanalisi viene smontata dall’Arte.
Il film inizia con una sparatoria in banca dove a sparare è il piccolo Baxster e di conseguenza a colpire sua madre mortalmente.
Mentre la figlia Annie si dispera vicino al corpo sanguinante e un poliziotto con pistola si inchina su Camille Fang per constatare la sua presunta morte, il piccolo Baxster intinge il dito nel sangue che macchia il pavimento intorno al corpo, e se lo porta in bocca dicendo “sa troppo di sciroppo d’acero”. E’ a questo punto che la Madre non regge più la finzione e scoppia in una fragorosa risata con lo stupore di tutti intorno.
Stavano solo recitando.
Come simulare, davanti ad ignari spettatori, una rapina in banca nella quale i ragazzini, tra 6 e 10 anni, finti malviventi, guardano morire la loro madre?
Si capisce che Caleb (Walken) e Camille Fang non sono genitori ordinari, ma da performer geniali, radicali, persino sovversivi: per le loro video-opere si servono dei due figli, Annie (Kidman) e Baxter (Bateman), che nonostante tutto crescono, forse con qualche deficit di stabilità.
Lei attrice in disgrazia, lui scrittore in calo di ispirazione, da adulti ancora si leccano le ferite, finché papà e mamma non ritornano in scena: per poco, perché la loro ultima performance potrebbe essere mortale L'intenzione è quella di rendere al massimo il dramma umano dei due fratelli.
Unico ramo razionale di un albero genealogico eccentrico al limite della criminalità, gravato per questo da un peso insostenibile, è il personaggio di cui Bateman è anche interprete. Uno scrittore affermato ma in crisi.
Nella realtà Bateman Jason Kent di 47 anni, attore, regista, produttore cinematografico e produttore televisivo statunitense, figlio di Victoria e Kent Bateman, sceneggiatore e regista televisivo, con una sorella, Justine anche lei attrice, ex ragazzo prodigio, è un uomo sereno e non ha avuto una vita turbolenta come tutti i ragazzi della sua età, ma ha vissuto con tranquillità i normali passaggi del tempo e degli anni.
Nessun eccesso per questo ragazzo della prateria, niente droga, alcool o vita randagia, è cresciuto con la stessa semplicità con la quale crescono tutti i ragazzi americani di buona famiglia, anche se nel piccolo schermo, è stato proprio grazie ai nuclei familiari disagiati, scombinati e chiassosi che ha trovato la fama. Oggi E anche se a tutta Hollywood pare stia antipatico per quel suo fare piacione, che importa?.lui fa il suo, e lo fa bene.
Grande Christopher Walken, credibilissimo nel suo progetto e nella sua confusione di padre. In finale ai due figli ormai grandi che cercano risposte che non può dare, dichiara naturalmente che “i genitori nessuno li sceglie”.
Altrettanto brava Maryann Plunkett nel ruolo ancora più complesso di Camille la Madre.
Può una Madre mettere l’Arte prima dei figli e addirittura usarli per essa? Anche SI.
Lei è disorientata e incredula, tanto quanto Caleb, di fronte ai figli che le rinfacciano di essere stati usati come pedine di un gioco più grande di loro e, evidentemente più importante di loro. Impensabile che non l’abbiano vissuta come facenti parte di un’opera d’arte.
Infatti l’interpretazione della coppia di performer che ha movimentato per anni la scena artistica americana, è straordinaria , pura arte.
Come lo è la sceneggiatura di David Lindsay-Abaire drammaturgo e sceneggiatore statunitense di 46 anni, autore della celebre pièce Fuddy Meers, veramente preziosa per poter portare avanti discorsi del genere.
Dopo tutto ciò che riesce meglio in assoluto alla narrazione è la sceneggiatura magistrale, è l'immersione, anche estetica, nelle performance storiche dei Fang, capaci di riscrivere all'improvviso la quotidianità portando l'imprevisto e l'urgenza, con le armi del loro talento, con la complicità degli astanti ingenui e inavvertiti e con lo sfruttamento massiccio dei figli,
Tutto questo è avvenuto su suggerimento della Kidman, produttrice oltre che interprete navigata, nella parte di Annie, la sorella maggiore, quella che nella ricerca della verità conduce il gioco. Nicole buca ancora
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