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La fame nel mondo e i diritti delle agricoltrici

La fame nel mondo e i diritti delle agricoltrici

CIA/Donne in Campo. SPECIALE EXPO 2015 - Il ruolo decisivo delle donne e le discriminazioni che le condizionano

Redazione Mercoledi, 01/07/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Luglio 2015

Le donne costituiscono la maggioranza dei piccoli agricoltori nei Paesi in via di sviluppo e giocano tuttora un ruolo importante nell’allevamento, in agricoltura, nell’uso e mantenimento delle risorse naturali. Le donne sono in prima fila nella raccolta dell’acqua e della legna, ma anche nei programmi di conservazione del suolo e nel tramandare le conoscenze tradizionali sull’uso medico delle piante e sulla conservazione dei semi. Un patrimonio di sapere e competenze che le donne portano con sé anche quando migrano verso le città, contribuendo allo sviluppo dell’agricoltura urbana e suburbana, sempre più riconosciuta come vitale per la sicurezza alimentare delle città. Nonostante il ruolo cruciale che ricoprono all’interno dei rispettivi nuclei famigliari rurali, le donne contadine spesso non ricevono adeguato sostegno da parte delle istituzioni locali e nazionali, né sono sempre riconosciute come soggetti economici da coinvolgere nei programmi di sviluppo rurale, oltre a dover spesso affrontare discriminazioni nella proprietà ed eredità della terra.



ActionAid ha rilevato che in Uganda le donne ottengono il 9% del credito agricolo e in Malawi solo il 7% delle donne capofamiglia riceve sostegno alle attività agricole (contro il 13% degli uomini capofamiglia). Pur nelle differenze di contesto, le condizioni di vita delle donne agricoltrici, presentano degli aspetti simili sotto ogni latitudine. Ad esempio, anche in Italia è necessario abbattere le discriminazioni nell’accesso al credito agricolo e dare visibilità alla presenza delle donne nel settore; è inoltre comune la volontà di esprimere con il lavoro quotidiano uno sviluppo rurale rispettoso della biodiversità, coerente con le caratteristiche del proprio territorio e che vada a beneficio di tutta la società.



Si potrebbe dire che non è un caso, dunque, se la femminilizzazione dell’agricoltura è andata di pari passo con la femminilizzazione della povertà e con una decrescita degli investimenti pubblici nel settore agricolo. Alla retorica che ribadisce l’importanza delle donne in agricoltura spesso non corrispondono politiche, misure legislative, ricerche e analisi che possano andare a beneficio delle contadine e delle imprenditrici agricole. D’altronde, l’obiettivo di “sviluppare il potenziale delle donne in agricoltura” che compare in molti programmi di sviluppo rurale può comportare un aumento delle aspettative e dei compiti attribuiti alle donne, senza necessariamente promuovere i loro diritti umani fondamentali. Raramente, infatti, gli interventi di miglioramento della sicurezza alimentare includono azioni strategiche che sostengano le donne nel poter avere controllo autonomo sui loro corpi e sul prodotto del loro lavoro.



LA SOPRAVVIVENZA DI CHI LAVORA LA TERRA

Proprio in quegli Stati dove il numero degli affamati resta elevato e dove si susseguono crisi politico-sociali o catastrofi naturali, l’agricoltura garantisce la sopravvivenza al 62% della popolazione. In particolare, in Africa e Asia, 500 milioni di piccoli produttori agricoli coltivano l’80% della terra arabile disponibile, sfamando così un terzo dell’umanità. Eppure, tre quarti delle persone affamate del pianeta sono proprio piccoli agricoltori, gran parte dei quali è costituita da donne. In tutte le “regioni in via di sviluppo” le donne hanno un ruolo cruciale in agricoltura e nella produzione di cibo. Il lavoro femminile rurale tuttavia resta largamente sottovalutato e non retribuito e spesso le donne subiscono discriminazioni che limitano il loro accesso alle risorse naturali (come terra, acqua, foreste), agli input agricoli, al credito e agli strumenti finanziari utili a sviluppare imprenditoria rurale.

La fame è dunque un problema complesso, che richiede analisi dettagliate e proposte concrete, soprattutto in seguito a recenti sfide globali, quali: il cambiamento climatico e i suoi effetti sulla produzione agricola, l’espansione dell’agricoltura industriale a scapito dell’agricoltura di piccola scala, l’accaparramento di terre da parte di governi e multinazionali per uso diverso dall’agricoltura (ad esempio per la coltivazione di biocarburanti), la speculazione finanziaria che ha investito anche i prodotti agricoli portando il prezzo del cibo ad un drammatico aumento. Fra gli aumenti più rilevanti quelli di grano, mais, zucchero e oli alimentari, con gravi ripercussioni soprattutto nei Paesi poveri.



LE ISTITUZIONI IGNORANO LE DONNE

L’agricoltura rappresenta ancora oggi una fonte di sopravvivenza per la maggior parte delle persone in molti Paesi in via di sviluppo. Le donne costituiscono la maggioranza dei piccoli agricoltori negli stessi Paesi e giocano un ruolo importante, in agricoltura, nell’uso e mantenimento delle risorse naturali e nella difesa del territorio. Nonostante il ruolo cruciale che ricoprono all’interno dei nuclei familiari rurali, le donne contadine spesso non ricevono adeguato sostegno da parte delle Istituzioni locali e nazionali, né sono sempre riconosciute come soggetti economici da coinvolgere nei programmi di sviluppo rurale e spesso affrontano discriminazioni nella proprietà ed eredità della terra. Pur nelle differenze di contesto, le condizioni di vita delle donne agricoltrici presentano degli aspetti simili in ogni Paese del mondo. Anche in Italia è necessario abbattere le discriminazioni nell’accesso al credito agricolo e dare visibilità alla presenza delle donne nel settore. È inoltre comune la volontà di esprimere con il lavoro quotidiano uno sviluppo rurale rispettoso della biodiversità, coerente con le caratteristiche del territorio e che vada a beneficio di tutta la società.



Testi tratti dal Rapporto di Donne in Campo e Action Aid (Il pane e le rose, Roma, 2011)



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