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La donna del mese

La donna del mese

Intervista a Aminattou Haidar - Da venti anni lotta contro la violazione dei diritti umani perpetrata dal Marocco nei territori occupati del Sahara Occidentale

Emanuela Irace Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2006

Si chiama Aminattou Haidar. Quarant’anni, due figli. Da venti anni lotta contro la violazione dei diritti umani perpetrata dal Marocco nei territori occupati del Sahara Occidentale.
Su di lei pesa la minaccia di una condanna a morte. Indossa l’abito tradizionale, i gesti sono aristocratici. Ha la pelle chiara e il corpo minato dalle sofferenze e dalle torture ma è rimasta bella. Per tre anni e sette mesi ha vissuto reclusa in una delle tante prigioni segrete nascoste nei territori occupati del Sahara Occidentale. Desaparecido. Rinchiusa come un animale, con una benda sugli occhi a due metri sotto terra. E’ la politica del Marocco nei confronti di una popolazione che da trent’anni lotta per la propria libertà. Autodeterminazione e referendum sono gli obiettivi del popolo sahrawi . Ma la partita è dura e gli interessi delle potenze europee sono tanti. Su tutte Francia e Spagna che appoggiano il Governo del Marocco nell’occupazione armata di un territorio blindato da un muro che si snoda per 2700 km dividendo la parte del Sahara occidentale liberata dal fronte Polisario da quella in cui vivono le famiglie segregate nei territori occupati dal Governo di Rabat. Haminattou è stata torturata ma non ha perso la voglia di lottare. Ha gli occhi grandi e lo sguardo di chi non ha paura di morire. Parla con la voce bassa. Senza enfasi. Racconta degli orrori cui è costretta la popolazione civile: donne e bambini colpevoli di voler vivere nel paese in cui sono nati. E’il processo di decolonizzazione dell’Africa, iniziato negli anni ’60 e non ancora concluso. E’il diritto dei forti che spartiscono interessi economici sulla pelle delle popolazioni più deboli. Accordi internazionali sull’immigrazione, extraterritorialità: Ceuta e Melilla, e ricchissimi interessi economici per la pesca fanno chiudere gli occhi al Governo di Madrid che nonostante la svolta Zapatero continua ad appoggiare la politica del Marocco. Aminattou è stata recentemente in Europa per un giro di conferenze. Racconta la sua storia e la battaglia intrapresa contro la violazione dei diritti umani.

Come è riuscita ad uscire dal suo paese ?
Ho vinto un premio in Spagna e molte organizzazioni umanitarie hanno fatto pressioni perché potessi andare a ritirarlo. Mi hanno dato il passaporto e il permesso di prendere un aereo.

Su di lei pesa la minaccia di una condanna a morte come riesce a continuare a vivere ?
So quello che mi aspetta ma non posso smettere di lottare. E’importante che l’opinione pubblica, la gente d’Europa, conosca la mia storia per capire quello che sta succedendo al popolo Sahrawi. Siamo prigionieri nella nostra terra. Il Marocco non rispetta i diritti umani e disattende le risoluzioni dell’Onu.

Perché è stata arrestata ?
Perché sono sahraui. Manifestavo pacificamente. Sono stata sequestrata, non arrestata. La prima volta avevo diciotto anni. Sono rimasta in prigione per tre anni e sette mesi.Ero un desaparecido. Mi credevano morta. Nessuno sapeva niente di me. La seconda volta sono stata imprigionata per altri sette mesi. Avevo contatti con l’esterno. Notizie della mia famiglia. Ricevevo visite. Sentivo la Comunità internazionale, sapevo che cercavano di proteggermi.

Lei è donna, madre e attivista per i diritti umani, come riesce a conciliare tutto ciò ?
Le esperienze che ho vissuto mi hanno insegnato che c’è sempre uno spazio per reagire. Paradossalmente gli anni della segregazione e della tortura mi hanno dato forza. Sembra strano per voi, lo so, ma ai miei figli spiego sempre che pur essendo la loro madre sono anche “madre” di tutti i bambini sahrawi che non hanno nessuno che li difenda. Loro sanno che sono disposta a dare la mia vita per questo.

Come fa a raccontare il dolore ?
Il dolore non si racconta. Si vive. Quando lo affronti capisci di avere qualcosa in più. Io sono nata qui. Non l’ho scelto per questo devo lottare per i diritti del mio popolo, gli stessi in cui credete voi in Europa. E’ assurdo che la Spagna e l’Unione Europea consentano torture, violenze, segregazioni verso una popolazione pacifica che vorrebbe semplicemente continuare a vivere nel paese in cui è nata. Noi non siamo ricchi. Non abbiamo giacimenti petroliferi o altro ma il Marocco non ci riconosce e nonostante le risoluzioni dell’Onu continua a segregarci e a violare i diritti umani.

Cosa pensa dell’Onu ?
Penso che le Nazioni Unite stiano perdendo credibilità. La popolazione sahraui nelle zone occupate del Sahara Occidentale ha perso fiducia nelle Nazioni Unite. Questa situazione ha portato la gente per strada, in maniera pacifica, per manifestare contro la violazione dei diritti umani. L’unica strada per risolvere questo conflitto è il principio di autodeterminazione e il referendum.

Cosa chiede all’Italia e all’Europa ?
Chiedo di testimoniare, di venire nei territori per comprendere quello che ci stanno facendo. Il Marocco continua a violare i diritti umani, a due passi da casa vostra e con l’appoggio di potenze “democratiche”. Chiedo l’applicazione delle risoluzioni dell’Onu: autodeterminazione e referendum. Chiedo che si smetta con l’ipocrisia acquiescente dell’occidente e che il diritto venga finalmente rispettato.
(01 settembre 2006)

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