Isabelle Huppert - Fino all'11 febbraio 2007 al Museo Nazionale del Cinema di Torino una grande mostra fotografica e una rassegna di film in esclusiva per l'Italia
Mirella Caveggia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2007
Bella di una bellezza lontana e fuori del tempo, Isabelle Huppert, invitata dal Museo Nazionale del Cinema in occasione della mostra fotografica di cui è soggetto e oggetto, oppone riserbo, timidezza e una punta di diffidenza verso chi si accinge a tempestarla di domande nella conferenza stampa un po’ esclusiva concessa in un hotel cittadino. L’incontro con la brava attrice francese, grande protagonista sugli schermi e in palcoscenico (è stata dal 12 al 15 dicembre allo Strehler di Milano sarà la perfida e incantevole Madame de Merteuil in Quartett di Heiner Müller con la regia di Bob Wilson) è un evento. Quando arriva, tutti gli sguardo si puntano su di lei. Madame Huppert, un marito da sempre e tre figli, è vestita con estrema semplicità: jeans, stivali e giacca scura. Non porta trucco e i capelli di un biondo senza pretese sono sciolti. Non ama essere ripresa mentre risponde. Il suo volto senza traccia di anni è appena rischiarato da un sorriso che nella sfumatura fra sfida e ironia ricorda quello della Gioconda. Non vuole essere ripresa mentre risponde alla domande. La sua immediatezza un po’ impacciata denuncia spontaneità. Alle interrogazioni non si sottrae, ma è chiaro che lei, così inafferrabile nella sua vellutata ambiguità, predilige la concretezza: le astrazioni la turbano un poco, l’inafferrabile è riservato alla sua espressione di artista, categoria a cui non le sembra di appartenere. Parla di cinema, della prima immagine che l’ha colpita da bambina: quella della protagonista del film russo Quando volano le cicogne, che in tailleur bianco corre incontro all’amato e trasforma la gioia in pianto sotto la pioggia davanti ad una straziante illusione. Afferma di amare il cinema che approfondisce i temi della vita, sia quello modesto e prezioso di autore, sia quello spettacolare, quando è ricco di contenuti, come quello di Scorsese. Cinema e teatro? Sono esperienze diverse. Oggi i registi, lascia intendere Isabelle, hanno anche il cinema nello sguardo. Ma lei si sente a suo agio sia sul set che in scena. Il cinema la porta al confronto con se stessa, il teatro mette a fuoco il ruolo, la penetrazione nel testo e nel personaggio. Cinema e letteratura? Nei romanzi i personaggi con tutte le loro ambiguità non suscitano tante domande come i protagonisti dei film.
A proposito di ambiguità, l’attrice riconosce che le figure femminili a cui ha dato vita si collocano al confine fra il bene e il male. Portando qualcosa di suo, ama avvicinarsi alla verità dei destini umani, comunicare sfumature e ambiguità, restituire contorni non definibili. Ma cerca sempre di avvicinasi al personaggio, alla sua realtà obbiettiva, senza interferire con le proprie scelte. Quanto alla fotografia, le piace che anche il fotografo si racconti attraverso la sua persona, ma nega che come diceva Cartier Bresson le sottragga un po’ di anima.
Isabelle Huppert. La donna dei ritratti. È il titolo di una mostra itinerante, che raccoglie 115 ritratti della celebre attrice francese, realizzati da 73 diversi fotografi negli ultimi quarant’anni. Questa galleria di immagini, una serie di variazioni smaglianti su un unico soggetto dotato di una bellezza particolare e di una versatilità eccezionale, nel loro percorso in tutto il mondo sostano esposte al Museo Nazionale del Cinema alla Mole Antonelliana di Torino, unica tappa italiana. La celebre attrice che ha lavorato con i registi Godard e Chabrol, Jaquot, Haneke e Cimino, grande amante della fotografia e del ritratto, ha incontrato nella sua carriera i più grandi fotografi del mondo – da Cartier Bresson a Lartigue, da Helmutt Newton a Richard Avedon. Nel gioco del confronto ha creato un rapporto intenso, duplice, dove ognuno offriva all’altro un poco di sé. «In tutte le foto c’è un autoritratto, uno scambio di sguardi con il fotografo, dice l’attrice. «Mi piace diventare il mezzo di espressione di un artista, e sono felice che egli si racconti attraverso di me». Ma è la concessione di un istante. L'emozione di questa donna piena di fascino rimane celata nell’immagine, un mistero pieno di sfaccettature, diffuso insieme alla luce chiara dell’intelligenza e della sensibilità che ne hanno fatto una grande attrice. Dall’incontro con i grandi fotografi che l’hanno scrutata Isabelle Huppert si allontana portandosi via sorridendo i loro palpiti.
(Foto di Peter Lindbergh)
(29 gennaio 2007)
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