"È necessario sfidare gli stereotipi, per una società in cui le donne possano essere valutate per le loro capacità, la loro intelligenza e il loro carattere, anziché solo o soprattutto per il loro aspetto fisico...
Lunedi, 29/01/2024 - Il 2023 è stato definito “l’anno delle ragazze”. Ma di quali ragazze? Di quelle che vediamo sui social, anzi sul loro social preferito: Tik Tok.
Ci guardano dai selfie o dai video con sorrisi languidi, labbra socchiuse a papera, occhi sognanti, visi pallidi, in apparenza “naturali”. I beauty trend proposti spingono le ragazze a identificarsi come Cat pretty, Bunny pretty, Deer pretty o Fox pretty. Categorie in apparenza innocue che celano in realtà il messaggio che è desiderabile somigliare ad animaletti carini. Un altro trend di TikTok cerca di valutare il "peso" dei volti, suggerendo a quali caratteristiche dare valore con il make up, per essere belle in base alla struttura del proprio viso. Nulla di male se questo non creasse una pressione costante per le adolescenti ad occuparsi della propria bellezza, a orientare il proprio aspetto verso modelli “ideali”, contribuendo a consolidare l'idea che l'aspetto fisico sia il principale obiettivo di valore, soprattutto di una donna.
Poi troviamo un altro stereotipo, sotto forma di domanda: sei "Boy pretty"? o "Girl pretty"? cioè sei bella per un uomo o bella per una donna? Che distingue fra tipologie fisiche considerate attraenti dagli uomini e quelle considerate attraenti dalle altre donne. Questo alimenta una sorta di competizione. E soprattutto porta fuori dalla ragazza stessa il giudizio su di sé, lo sposta nell’occhio di chi la guarda. E certamente non favorisce la ricerca di ancoraggi e valori più profondi.
Lo standard di immagine e di bellezza di TikTok ha poi un “lato ombra”: lo stesso algoritmo di TikTok. Che elabora i dati dei video per determinare quali contenuti mostrare agli utenti, creando una sorta di loop di conformità, cui le ragazze cercano di adattare sempre di più la propria immagine. La “faccia da Tik Tok”, come per noi donne più adulte la “faccia da Instagram” orienta verso identità superficiali, basate su standard di bellezza irrealistici, crea divisioni tra le donne e perpetua “la dittatura di una bellezza preordinata”. Ovvero l'idea che essere fisicamente attraente secondo certi modelli sia il principale fattore di successo sociale. Questo alimenta nelle persone più giovani, che stanno ancora formando il proprio carattere e il proprio spazio nella vita, profondi sensi di inadeguatezza, il non sentirsi mai “abbastanza”. Produce frustrazione e insicurezza. Può generare disturbi del comportamento alimentare e depressione.
Certamente sviluppa l’acquisto di prodotti e soluzioni di cura estetica, utili ma a volte eccessivi e dannosi. Come il ricorso compulsivo alla chirurgia estetica, che si rivolge a un pubblico sempre più giovane. L'industria della bellezza, che cuba nel modo 300 miliardi l’anno lo sa bene.
Poi ci sono gli estremi opposti.
Donne che intenzionalmente trascurano il proprio aspetto per trasmettere il messaggio: ho ben altro da mostrare. Senza rendersi conto che l'aspetto fisico delle donne è sempre il primo oggetto di giudizio e di critica, che ci piaccia o no. Per le donne, intelligenza e capacità arrivano un passo dopo. Ti è mai capitato, anche se sei una persona razionale ed evoluta, guardando un programma in televisione, di bloccarti alla barriera dell’aspetto, se chi parlava era una donna “brutta”? E invece se un uomo brutto diceva cose interessanti, andare oltre il suo aspetto e l’hai seguito ugualmente?
E’ importante riconoscere che la dittatura della bellezza è strettamente legata agli stereotipi culturali, ai modelli di potere vigenti e all’economia del capitalismo. E rappresenta un'ennesima forma di controllo e omologazione che colpisce in particolare le donne. È necessario sfidare gli stereotipi, per una società in cui le donne possano essere valutate per le loro capacità, la loro intelligenza e il loro carattere, anziché solo o soprattutto per il loro aspetto fisico. A partire dall’educare le ragazze a creare valore in se stesse, incoraggiando cultura e autenticità.
Credo sia compito di noi donne adulte. Un esercizio costante di attenzione e di reset dei messaggi che noi per prime trasmettiamo.
Solo così potremo abbattere la dittatura di una “bellezza di plastica” e costruire un mondo con valori più profondi e inclusivi.
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