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La cultura urbana dal degrado all'arte. L'esempio della urban dance

La cultura urbana dal degrado all'arte. L'esempio della urban dance

Modena, 'capitale' della danza urbana. Il progetto di Serena Mignano, presidente dell'associazione LUST

Mercoledi, 29/04/2015 -
Di questi tempi, parlando con persone straniere che nel nostro paese continuano a stupirsi “per via di quel fascino che si ritrova in ogni città, anche la più piccola, per l’ arte e anche per quelle mura e quei muri che trasudano cultura”. Le loro parole spesso ci mettono a disagio e ci paiono fuori luogo forse per quel degrado che rischia di permeare sempre di più il nostro quotidiano.

E invece dovremmo ascoltarle di più e meglio perché possiamo cogliere sempre più frequentemente idee ed innesti e progetti specie delle giovani e dei giovani. Da qualche tempo Modena, in aprile, assurge a ruolo di una delle capitali mondiali della danza urbana. E tutto questo grazie alla volontà di una donna, un giovane laureata in scienze dell’educazione e di danza classica che della danza e della lotta al degrado attraverso questo strumento ha fatto la propria missione.

Gentile, dolce, pacata, Serena Mignano è presidente dell'associazione LUST che gestisce il centro “la Fenice” organizzatore dell’evento Funky Fresh e di cui è direttora.

Il centro La Fenice, nato da un progetto di riqualificazione del Comune di Modena per l'area Erre Nord è stato aperto nel 2010 ed ha una funzione artistica, educativa e sociale, perché opera in un quartiere a rischio prima di tutto, ma anche perché è composto da operatori amanti sia della cultura artistica sia del benessere sociale e cittadino. Dal 2011 è in questo centro che si elabora un progetto che riesce ad unire tutte queste componenti: il Funky Fresh.



Ci aiuti a capire meglio di che cosa si tratta e come mai proprio un’insegnante di Danza Classica aperta alla cittadinanza attiva riesce ad essere in sintonia con questa…”Arte”?

Mi sono avvicinata alla cultura hip hop e in seguito a quella Funk grazie a due miei grandissimi amici: Fabrizio Santi e Simon Sdido, che mi hanno e mi stanno insegnando molto sulla storia, le origini e il presente di quest'arte. Io nasco come appassionata di danza classica e ho dedicato la mia infanzia e la mia adolescenza a questa cultura. Ho deciso di dedicarmi all'insegnamento, soprattutto con la propedeutica, perché ritengo siano gli anni più delicati nella formazione di un artista e di uno sportivo. Ciò che mi ha conquistato della cultura urbana è il senso di libertà, disciplina e razionalità mista all’ irrazionalità che naturalmente le appartiene. Sembra senza senso, ma non lo è. Chi frequenta questo mondo ha il piacere di poter essere come vuole: si è accettati dal gruppo per ciò che si è, l'importante è che ognuno rispetti l'altro e si dia da fare per la crescita del gruppo stesso. Questo implica libertà di pensiero e di azione, ma anche disciplina e autogestione. Nella danza classica siamo abituati ad una disciplina imposta molto ferrea, che lentamente diventa un'autodisciplina, una sicurezza e forza interiore; nella cultura urbana la disciplina è necessaria se vuoi crescere e vuoi far crescere il tuo gruppo. Non è forzata, ma compresa e accettata. Studiando pedagogia ho sempre paragonato la metodologia della "street art" a quella Montessoriana: prova e riprova, ad ogni errore una crescita e soprattutto libertà di espressione. Ecco che non potevo far a meno di interessarmi a questo mondo. La cultura Funk, alla base di tutta la cultura urbana presente oggi, è dinamica, innovativa e stimolante. Ricca di insegnamenti e valori importanti. E' bello scoprire come arte, cultura ed educazione possano viaggiare così uniti. Ovvio, è necessario tramandarla nel verso giusto, allontanarla dal mondo commerciale che se n'è appropriato e ripristinarla per ciò che è. Il Funky Fresh nasce dall'idea di un collega di fama internazionale che ha visto nella Fenice il potenziale per reggere l'importanza di questo evento. Ci siamo buttati al 100% e la prima edizione debutta nel 2012. Siamo partiti con i botti, chiamando a Modena i primi ballerini Funk come Tony GoGo (giappone), creatore dei GoGo Brothers, oppure Archie Burnette (Usa), uno dei primi ballerini di Waacking. L'edizione odierna si è evoluta e migliorata portando alla ribalta il significato base della cultura urbana: talento, passione, ma soprattutto condivisione! Ecco che 300 ballerini si radunano per scambiarsi passi, tecniche, consigli, per apprendere culture diverse e storie diverse.



Che cosa rappresenta nell’ambito della cultura urbana?

Credo che sia uno scambio importante per tutti: writers, Dj e ballerini, ma soprattutto per i modenesi. Tante nazioni diverse, con il proprio background, pronti a condividere con gli altri ciò che si sa, ma soprattutto pronti a imparare novità per tornare a casa e condividerle con la nostra città. La strada ha le sue regole e qui si assiste ad una vera e propria metropolitana e chi sale su questo treno può vedere, imparare e insegnare. Per i modenesi è una vera ricchezza, credo, perché portare il mondo nella propria città permette ai propri bambini e ragazzi il confronto , la crescita e la visione di un pianeta che spesso si vive solo attraverso uno schermo.



Quale livello di pratica ha raggiunto?

Siamo partiti da cento partecipanti per arrivare ai trecento solo per la giornata dei battle - di questa edizione. Inizialmente l’evento era soprattutto italiano, oggi come oggi è ufficialmente un divenuto un evento internazionale. Sono stati oltre sessanta i i bambini e i ragazzi stranieri, che hanno partecipato a questa edizione e provenienti da: Spagna, Germania, Inghilterra, Russia, Vietnam, Francia, Africa, Cina, Polonia, Svezia ecc



Quando nasce la Danza Urbana e quali sono le sue peculiarità? E’ una danza collettiva? Che cosa rappresenta per il gruppo?

I primi ballerini di street dance erano presenti in America già dagli anni '30. chi balla in strada prende spunto da tutto e tutti, per questo molti passi derivano da altre danze (salsa, afro, ecc) e da ciò che ci circonda (politica, disagi sociali, eventi). Alla base della cultura urbana c'è il CERCHIO, elemento che tiene unita la crew: All'interno del cerchio tu puoi essere chi vuoi e per essere accettato devi solo lavorare, impegnarti e rispettare gli altri membri della crew. E le sfide avvengono ballando. È all'interno del cerchio - dove gli altri possono sostenere e aiutare grazie al talento e all'impegno - si risolvono i problemi. Se vuoi essere il migliore devi dimostrarlo con i lavoro. Attualmente i ragazzi italiani son immersi in questa cultura e stanno tirando fuori la loro personalità artistica nel settore, ovviamente unendo ciò che è la nostra storia con ciò che è la nostra realtà.



Quali sono i canoni?

Posso dire che anche l'arte urbana è codificata, esistono passi, regole e storia, così come la danza classica, ma a differenza di quest'ultima, c'è anche una base di libertà di personalizzazione di un passo. Di base ogni passo ha un suo nome e una sua storia. Creare un glossario sarebbe un po’ più complesso perché ogni cultura ha le sue varianti, anche se minime.



Possiamo parlare di pratica diffusa anche da parte delle donne e che -a differenza del balletto classico – ci troviamo di fronte ad una danza che trascende i tradizionali ruoli maschile femminile?

Assolutamente si! e al Funky fresh ne abbiamo avuto una prova! non solo nella danza "in piedi", ma anche nel breaking! Finalmente si sta lasciando da parte il concetto che una femmina non possa fare tutto e si apra la porta ad un'idea molto più razionale: ognuno fa ciò che si sente di fare al massimo delle proprie potenzialità. Pur essendo il corpo femminile diverso da quello maschile e pur essendo il lavoro propedeutico differenziato, è un’ arte è unisex al 100 per cento.



Possiamo parlare di stili e di cifre nazionali?

In ogni disciplina artistica la cultura ha la sua importanza e la sua influenza, modificandone sfumature più o meno rilevanti. Se nella danza classica Balanchine ha impresso una dinamicità molto diversa da quella vigente in Europa perché operava in una realtà, quella americana, ben più frenetica e dinamica, la tessa cosa vale per l'arte urbana! Ogni nazionalità ha le sue caratteristiche, dovute anche al tipo di territorio oltre che di cultura. Si troveranno meno donne nei paesi meno sviluppati, o addirittura ragazzi abituati ad allenarsi sulla spiaggia. Si troveranno writers con rappresentazioni con colori e tecniche differenti diverse rispetto ai problemi socio-politici del proprio paese, perché la realtà che ci circonda sarà sempre più forte. In Italia questa cultura arriva tardi rispetto ad altri paesi e stiamo solo adesso sta emergendo una diciamo “cifra italiana” Abbiamo assimilato qualcosa che veniva dall'esterno e lo stiamo trasformando in un linguaggio che ci appartiene giorno dopo giorno, sempre di più



Come valutare il “merito” in questo contesto?

Il ballerino che si dimostra vincitore è colui che durante la sua performance riesce a mostrare talento, tecnica, musicalità, groove, stile e capacità di condivisione. Anche l'atteggiamento ha la sua importanza. Occorre saper ballare, a tempo di musica, con stile e con rispetto.



Per te nata con la danza classica che cosa ti affascina della danza urbana?

La libertà di espressione e la forza del gruppo. Nella danza classica, inutile nasconderlo, sei sola con te stessa, davanti ad uno specchio; inoltre se il tuo fisico non corrisponde a determinati canoni sei fuori. Nella cultura urbana il gruppo è presente a darti supporto e consiglio e non devi saper fare tutto, ma lavorare su ciò che maggiormente ti appartiene, migliorando il tuo corpo su ciò che puoi realmente fare!



E’ un linguaggio accessibile, riesci a praticarla? A chi la consiglieresti?

Io ho fatto hip hop, house e locking. Non sono una ballerina hip hop nemmeno da lontano, ma ammetto che mi ha aiutato ad avere una maggiore consapevolezza del mio corpo, un migliore ascolto musicale ed una maggiore attenzione verso i dettagli. Grazie allo studio della cultura urbana e contemporanea ho meglio compreso il mio studio classico. Ho imparato ad accettare il mio corpo e a capire come migliorarmi e come lavorare. Inoltre ho riscoperto la bellezza di sorridere in sala mentre ti alleni anche quando non riesci a concludere una sola sequenza. La consiglio a tutti quelli che ballano. Ma fondamentalmente io credo che un ballerino debba sperimentare un po’ di tutto. Studiare principalmente la propria disciplina, ma provare anche il resto, perché la "contaminazione" arricchisce la nostra cultura e una persona con un bagaglio culturale ampio è una persona completa, sana, intelligente e pronta a capire il mondo! Siamo in un mondo multiculturale ed è importante conoscere, apprendere e imparare, perché non possiamo vivere chiusi in un guscio!



Mutuando quanto avvenne nella musica ai tempi di Frank Zappa. Pensi che la danza urbana possa costituire un veicolo di trasmissione di valori e di amplificazione per la danza classica?

Io credo che l'arte, sia essa classica, sia essa contemporanea sia essa urbana, serva una all'altra! Ciò che di sano vi è in una disciplina viene conservato e portato avanti. E' necessario oggi conoscere meglio questa cultura perché è il linguaggio dei giovani di oggi, degli artisti del domani, ma dobbiamo anche continuare a divulgare ciò che è la cultura classica, perché ciò che c'era prima ci aiuta meglio a comprendere ciò che siamo oggi. Insomma direi che sia necessario parlare di arte a 360° sempre.



Quali sono le donne interpreti di danza urbana che ti hanno maggiormente colpito?

Potrei fare mille nomi, tra italiani e stranieri, ma sicuramente la ballerina che più mi ha preso e che più apprezzo in questa cultura è Serena Ballarin. Un'artista, secondo me, nel vero senso della parola, umile, eclettica, professionale e dinamica. Sempre in movimento e con la fame di imparare, conoscere e sapere. Una ballerina che dopo la laurea, con coraggio e determinazione ha preso la sua strada viaggiando e studiando, contaminandosi con stili, discipline e correnti diverse. aperta al mondo, pronta a dare e a ricevere. Se devo pensare ad un esempio di artista donna io penso a lei, al coraggio delle sue scelte e alla dedizione e passione al suo lavoro.

 

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