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La cultura urbana dal degrado all'arte. L'esempio della Urban dance

La cultura urbana dal degrado all'arte. L'esempio della Urban dance

- Serena Mignano, insegnante di danza classica, spiega il festival Funky Fresh e il messaggio culturale e sociale della danza di strada

Bertani Graziella Sabato, 30/05/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2015

Quando cerchiamo di indirizzare il nostro “occhio” verso le nuove forme di comunicazione metropolitana giovanile spesso, sbagliando, non riusciamo a cogliere appieno il suo valore “artistico”.

La danza urbana, per esempio… Ne parliamo con Serena Mignano - giovane laureata in scienze dell’educazione, insegnante di danza classica - che della danza e della lotta al degrado attraverso questo strumento ha fatto la propria missione di vita presiedendo l'associazione LUST, che gestisce il centro La Fenice. Mignano è direttora festival Funky Fresh, che trasforma Modena in capitale internazionale di questa arte.



Come nascono il progetto del Centro La Fenice, il Funky Fresh e perché proprio un’insegnante di danza classica è attenta all’”Arte” della danza urbana?

Il centro La Fenice, nato da un progetto di riqualificazione del Comune di Modena per l'area Erre Nord, è stato aperto nel 2010 ed ha una funzione artistica, educativa e sociale prima di tutto perché opera in un quartiere a rischio, ma anche perché è composto da operatori amanti sia della cultura artistica sia del benessere sociale e cittadino. E in questo centro che dal 2011 si elabora un progetto che riesce ad unire tutte queste componenti: il Funky Fresh nato dall'idea di un collega di fama internazionale che ha visto nella Fenice il potenziale per reggere l'importanza di questo evento.

La prima edizione debutta nel 2012. Siamo partiti chiamando a Modena i primi ballerini funk del calibro di Tony GoGo (Giappone), Archie Burnette (Usa), uno dei primi ballerini di Waacking. L'edizione attuale si è evoluta e migliorata, portando alla ribalta il significato base della cultura urbana: talento, passione, ma soprattutto condivisione da parte di 300 ballerini che si radunano per scambiarsi passi, tecniche, consigli e per apprendere culture e storie diverse.

Io nasco come appassionata di danza classica, a cui ho dedicato la mia infanzia e la mia adolescenza. Ho deciso di dedicarmi all'insegnamento, soprattutto con la propedeutica, perché ritengo siano gli anni più delicati nella formazione di un’artista e di uno sportivo. Mi sono avvicinata alla cultura hip hop e in seguito a quella funk grazie a due miei grandissimi amici: Fabrizio Santi e Simon Sdido, che mi stanno insegnando molto sulla storia, le origini e il presente di quest'arte.

Ciò che mi ha conquistato della cultura della danza urbana è il senso di libertà, disciplina e razionalità mista all’irrazionalità che naturalmente le appartiene. Sembra senza senso, ma non lo è. Chi frequenta questo mondo ha il piacere di poter essere come vuole: si è accettati dal gruppo per ciò che si è, l'importante è che ognuno rispetti l'altro e si dia da fare per la crescita del gruppo stesso. Questo implica libertà di pensiero e di azione, ma anche disciplina e autogestione.

E finalmente si sta lasciando da parte il concetto che una femmina non possa fare tutto per aprire la porta ad un'idea molto più razionale: ognuno fa ciò che si sente di fare al massimo delle proprie potenzialità fermo restando che corpo femminile è diverso da quello maschile e richiede una propedeutica differenziata.



Perché la Danza Urbana rappresenta un’opportunità? Quali sono i canoni?



I primi ballerini di street dance erano presenti in America già dagli anni '30. Chi balla in strada prende spunto da tutto e tutti, per questo molti passi derivano da altre danze (salsa, afro, ecc) e da ciò che ci circonda (politica, disagi sociali, eventi). Alla base della cultura urbana c'è il cerchio, elemento che tiene unita la crew: All'interno del cerchio tu puoi essere chi vuoi e per essere accettato devi solo lavorare, impegnarti e rispettare gli altri membri della crew. Le sfide avvengono ballando. È all'interno del cerchio - dove gli altri possono sostenere e aiutare - grazie al talento e all'impegno che si risolvono i problemi. Se vuoi essere il migliore devi dimostrarlo col lavoro, e chi si dimostra vincitore è colui che durante la sua performance riesce a mostrare talento, tecnica, musicalità, groove, stile e capacità di condivisione.



Anche l'atteggiamento ha la sua importanza. Occorre saper ballare, a tempo di musica, con stile e con rispetto. Nella danza classica siamo abituati ad una disciplina imposta molto ferrea, che lentamente diventa un'autodisciplina, una sicurezza e forza interiore; nella danza urbana se vuoi crescere e vuoi far crescere il tuo gruppo la disciplina è necessaria, non forzata, ma compresa e accettata. Studiando pedagogia ho sempre paragonato la metodologia della street art a quella Montessoriana: prova e riprova, ad ogni errore una crescita e soprattutto libertà di espressione. Ecco che non potevo far a meno di interessarmi a questo mondo. La cultura funk, alla base di tutta la cultura urbana presente oggi, è dinamica, innovativa e stimolante, ricca di insegnamenti e valori importanti. Nella danza classica, inutile nasconderlo, sei sola con te stessa, davanti ad uno specchio; inoltre se il tuo fisico non corrisponde a determinati canoni sei fuori. Nella cultura urbana il gruppo è presente a darti supporto e consiglio e non devi saper fare tutto, ma lavorare su ciò che maggiormente ti appartiene, migliorando il tuo corpo su ciò che puoi realmente fare!

In Italia questa cultura arriva tardi rispetto ad altri paesi e solo adesso sta emergendo una, diciamo, “cifra italiana”. Abbiamo assimilato qualcosa che veniva dall'esterno e lo stiamo trasformando in un linguaggio che ci appartiene giorno dopo giorno, sempre di più. È bello scoprire come arte, cultura ed educazione possano viaggiare così uniti. È necessario tramandarla nel verso giusto, allontanarla dal mondo commerciale che se n'è appropriato e ripristinarla per ciò che è.



A chi la consiglieresti?

Io ho fatto hip hop, house e locking. Non sono una ballerina hip hop nemmeno da lontano, ma ammetto che mi ha aiutato ad avere una maggiore consapevolezza del mio corpo, un migliore ascolto musicale ed una maggiore attenzione verso i dettagli. Grazie allo studio della cultura urbana e contemporanea ho meglio compreso il mio studio classico. Ho imparato ad accettare il mio corpo e a capire come migliorarmi e come lavorare. Inoltre ho riscoperto la bellezza di sorridere in sala mentre ti alleni anche quando non riesci a concludere una sola sequenza. La consiglio a tutti quelli che ballano. Ma fondamentalmente io credo che un ballerino debba sperimentare un po’ di tutto. Studiare principalmente la propria disciplina, ma provare anche il resto, perché la "contaminazione" arricchisce la nostra cultura e una persona con un bagaglio culturale ampio è una persona completa, sana, intelligente e pronta a capire il mondo! Siamo in un mondo multiculturale ed è importante conoscere, apprendere e imparare perché non possiamo vivere chiusi in un guscio!



La versione integrale dell’intervista è qui

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