Politica/ Intervista a Sandra Bonsanti - Una Carta da conservare, tutelare ed amare perché ancora viva e attuale
Bertani Graziella Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2005
La ‘Costituzione è anche mia’ è il leit-motiv dell’Associazione Libertà e Giustizia che lei presiede. Come mai?
Abbiamo intrapreso una battaglia contro la riforma della Costituzione proposta dalla Casa delle Libertà E’ una scommessa sulla permanente vitalità del nostro patrimonio costituzionale. Come ha scritto Valerio Onida, giudice della Suprema Corte, “scommettiamo sulla capacità del Paese di non disperderlo e di non disperdere la memoria storica che ne testimonia il valore e consente di trasmetterlo di generazione in generazione”. Poi scommettiamo sul nostro sistema istituzionale, sui valori e le garanzie che esso prevede e siamo convinti che la vitalità e la modernità della Costituzione del 1948 sia assolutamente confermata dalla possibilità che essa ci offre di attuare quelle modifiche e aggiornamenti che molti ritengono necessari per il miglior funzionamento dello Stato.
La Costituzione non è di destra o di sinistra, essa è ed è stata per più di sessant’anni la casa di tutti gli italiani.
Diceva Giuseppe Dossetti, che mi onoro di aver conosciuto dieci anni fa a Sariano, che esiste un patriottismo della Costituzione che si fonda su “alcuni principi ultimi non negoziabili” e proprio per questo esso può garantire “uno spazio sottratto alla negoziazione, sottratto al conflitto politico e alla contrattazione”. Per quanto ci riguarda, noi di Libertà e Giustizia siamo animati da alcune convinzioni. La prima è la seguente: è assurdo aspettarsi uno spirito costituente da chi quotidianamente irride alle leggi dello Stato, da chi non ha rispetto per la storia politica del nostro Paese, quel patto fondato sui valori non negoziabili che ci ha dato decenni di prosperità, di pace e di progresso.
Secondo lei il popolo italiano è a conoscenza delle intenzioni del governo?
Si sa molto poco di questa riforma. L’argomento è difficile, i giornali ne hanno parlato poco. Eppure è una riforma che riguarda tutti noi e da vicino. Ora, secondo il progetto della Casa delle Libertà, il Parlamento si comporrà di Camera dei Deputati e Senato federale della Repubblica, automaticamente trasformando l’Italia in uno stato federale. Chi farà le leggi? Un po’ gli uni un po’ gli altri e se bisticciano ecco la commissione paritetica, proprio come quelle che dirimono i contrasti sindacali. Il nostro presidente del Consiglio e i suoi saggi hanno pensato proprio a tutto.
Eppure i sostenitori di questa riforma dicono, tra l’altro, che renderà il Paese più stabile...
Il loro concetto di “stabilità” è quanto di più vecchio e superato potevano pensare. In un mondo che cambia, si trasforma e subisce “emergenze” improvvise come il nostro, che senso ha puntare tutto il sistema su un voto espresso quattro o cinque anni prima, magari su temi e programmi completamente diversi da quelli attuali in quel momento? Perché la stabilità deve essere un valore assoluto? Il premier non può forse tradire le sue promesse, non può rivelarsi totalmente inadeguato a fronteggiare l’evento? No, secondo il progetto berlusconiano, una volta votato è votato e si ha un bel dire che è stata introdotta la sfiducia costruttiva: che sfiducia è se essa non può ricevere i voti dell’altra parte, pena lo scioglimento delle Camere? A chi, a cosa serva un Parlamento ingessato una volta per tutte, legato a un voto politico che lo esautora di qualunque spazio di fare e determinare scelte politiche? La riflessione più moderna sulle forme di democrazia ci spiega che soltanto la discussione profonda di tutti i problemi fondamentali crea democrazia, non il voto popolare. Un altro luogo comune che occorre sfatare è quello secondo il quale la Costituzione blocca lo sviluppo e la modernizzazione del Paese. Chiedete a economisti e esperti di questioni costituzionali ed essi vi diranno che niente, assolutamente niente fu messo dai padri fondatori a frenare competitività e sviluppo di un paese moderno.
Che cosa può fare la società civile?
Contro questi e altri luoghi comuni la società civile si sta attrezzando in vista delle menzogne che saranno propagandate in attesa del referendum. E’ nato un coordinamento per il referendum confermativo. E’ presieduto da Oscar Luigi Scalfaro. Dobbiamo informare tutti sui rischi di questa riforma. Non è a rischio soltanto la nostra Carta, ma il concetto stesso di democrazia. Non possiamo cancellare la nostra storia e affidare il Paese nelle mani di un leader forte che terrà in ostaggio la sua maggioranza, perché se il premier sarà sfiduciato, andranno a casa tutti i parlamentari. Ora, se nel passato ci siamo dimenticati di insegnare il valore e l’importanza della nostra Costituzione, adesso che ci tocca difenderla dobbiamo rimboccarci le maniche e imparare a conoscerla.
Di qui i numerosi incontri promossi da Libertà e Giustizia e dal Coordnamento per il referendum..
Questo sarà il nostro impegno. Tutti gli italiani dovranno sapere che ricchezza contiene la nostra Carta e a cosa rinunciano se passa la nuova Costituzione di Berlusconi. Perché il progetto di riforma già approvato in Senato e alla Camera, in prima lettura, di fatto riscrive una nuova Costituzione. Oggi dobbiamo tutti spiegare che è la nostra stessa identità di italiani a diventare qualcosa di molto incerto, appeso agli umori capricciosi del governante di turno. Dobbiamo credere nella Costituzione e nella sua freschezza, nella sua lungimiranza e modernità. Il passo che ci vogliono far fare è un approdo che sa di avventura. Non fa per noi.
Quali le forze che si sono raccolte attorno al Coordinamento?
Quando è nato, all’indomani dell’approvazione alla Camera del testo di Riforma, il Coordinamento ha subito ottenuto il sostegno dei sindacati nazionali e di numerosi movimenti e grandi associazioni storico sociali del Paese e rappresentanti dei partiti d’opposizione. Tutti uniti per dire “No” a questa riforma. Il “no” come minimo comune denominatore che tiene insieme anche chi pensa alla necessità di aggiustamenti futuri.
Con quale consapevolezza?
Nasce con la consapevolezza che la Costituzione è di tutti gli italiani e che tutti gli italiani saranno chiamati a difenderla. Ed è in questo lavoro di appropriarci di nuovo di qualcosa che davamo per scontato, che ci faceva dormire sonni tranquilli perché ci fidavamo di coloro che ce la consegnarono a prezzo di immani sacrifici, che diventeremo forse italiani migliori. Questo lavoro va oltre la sfida attuale, e se i partiti sapranno cogliere la novità di questo grande amore e di questo grande impegno avranno fatto essi stessi un passo importante nel rinnovamento che tutti speriamo e che è l’ora di aspettarsi.
Lascia un Commento