La corsa a ostacoli della campagna elettorale di Kamala
Il dibattito in tv di Kamala Harris e Donald Trump, il risultato positivo per Harris, il secondo attentato a Trump di cui il candidato incolpa i democratici. Un clima sempre più teso per la campagna presidenziale USA
Mercoledi, 18/09/2024 - Il femminile di giornata / venticinque. La corsa a ostacoli della campagna elettorale di Kamala
L’attesissimo incontro televisivo di Trump e Harris dello scorso 10 settembre, secondo la maggioranza dei commentatori, ha visto Kamala più convincente o, per dirla meglio, vincente nel merito e nell’atteggiamento rispetto a Trump. L'osservazione diffusa è anche che, dopo l'esperienza di Hillary Clinton, questo passaggio non offre certezze per la vittoria.
Tutto vero ma, forse guardando il solito bicchiere non mezzo vuoto ma piuttosto mezzo pieno, si può anche affermare che l’essere risultata più convincente del suo avversario nell’atteso dibattito le abbia dato energia e ulteriore motivazione per andare avanti, nello scontro elettorale, con più ottimismo.
Talvolta sono i fatti da tenere ben presenti e da lì ripartire per progettare al meglio come procedere. Tant’è che Kamala, forte delle sue conclusioni in cui ha affermato che la sua forza è quella di concentrarsi verso il futuro e non verso il passato (cui guarda il suo avversario) ha sottolineato, con energia ed ottimismo, di volersi impegnare per un’economia delle opportunità, per dare alle persone che lavorano un mondo migliore. E ha fatto centro, ha rafforzato il suo consenso e ha portato nuove significative adesioni a sostegno della sua candidatura. Prima fra tutte quella della cantante Taylor Swift, che ha prodotto immediatamente migliaia di nuove iscrizioni al voto, significativamente ispirate da lei. Un successo di Harris che Trump, nel suo stile fradicio di rabbia e violenza verbale, ha stigmatizzato definendo l'artista “solo una cantante”.
Un dibattito, dunque un incontro positivo, ma la cui energia propulsiva, senza scossoni, è durata davvero un tempo brevissimo. Sappiamo che Trump è stato salvato per la seconda volta da un attentato avvenuto nei pressi del suo campo da golf, dove un uomo (con una lunga e disorientante storia personale) lo ha atteso per molte ore essendo informato - non sapremo mai come - che quel giorno Trump sarebbe andato a giocare.
Il tentativo di ucciderlo, sventato dai servizi di sicurezza, dallo stesso Trump è stato definito, immediatamente, conseguenza colpevole della modalità con cui viene fatta la campagna della Harris e dei democratici che sostengono, con veemenza, come la sua elezione rappresenti una minaccia per la democrazia americana.
E se tanta provocazione non fosse bastata, il grande amico/sostenitore di Trump Elon Musk si è permesso di scrivere un tweet di tal fatta: “Chissà perché nessuno pensa a uccidere Biden o Harris…”. La cancellazione da lui stesso effettuata dopo alcune ore non ha alleggerito in nessun modo la gravità di una tale provocazione.
Un clima, dunque, di scontro e provocazione pesante che rende decisamente difficile per Kamala calibrare nel modo più utile e definitivo la sua campagna. Lì dove la sottolineatura forte di come Trump usi la menzogna inquinando e mettendo a rischio la democrazia rafforzi reazioni dannose e irrazionali, ma d’altra parte una campagna dai toni bassi e solo nel merito dei problemi rischia mancanza d’interesse, da parte degli americani; no coinvolgimento al voto, no sufficiente impegno nella competizione.
Per comprendere, basta tornare proprio al dibattito del 10 settembre, quandoTrump - per tenere alta l'attenzione - senza pudore ha usato bugie vergognose come i gatti e i cani mangiati dagli emigrati e l’aborto che i democratici sostengono fino al nono mese di vita uccidendo i bambini.
Kamala Harris si trova dunque nella difficile situazione di dover chiarire i suoi obiettivi, che puntano a rafforzare il ceto medio, (case, occupazione, reddito..) ad occuparsi dei diritti civili e sociali, al parlare alle donne e dei loro diritti, al ruolo dell’America nel mondo…a fatti dunque a obiettivi concreti ma emozionando e dando il senso del progetto in cui i singoli obiettivi trovano la loro validità e il loro perché. Parlare, proporre, far immaginare e “sognare” la realtà futura tenendo presente che il clima di scontro viene portato avanti da un avversario che punta sulle emozioni, sulla violenza su notizie anche false e/o semplicemente immaginate ma capaci di infiammare gli animi a suo vantaggio di far sentire l’appartenenza ad una visione, alla sua visione dell’America, di raccontare la sua capacità, se eletto di far finire le guerre e tanto d’altro.
A circa 50 giorni dal voto, mentre scrivo, la capacità di Kamala del suo vice e di chi con lei è in campo puntando alla vittoria, di mantenersi capace di proporre fatti e principi adeguati alle aspettative, agire sì polemiche, ma basate su verità e non falsità volgari; e ancora l’obiettivo di saper convincere quale pericolo rappresenti Trump per la democrazia americana, per cui lui non può essere scelto e votato, è davvero il difficilissimo compito, che può ogni giorno incrociarsi con un imprevisto a cui l’attuale ancora vicepresidente, come abbiamo imparato, è sottoposta.
Stiamo indirettamente, noi donne, partecipando ad una campagna elettorale che ci coinvolge e che, cosa non da poco, ci fa sperare e ci piace ripeterlo, anche, nella prima donna Presidente, negli USA. Alla prossima puntata.
Paola Ortesi
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