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La corruzione in sanità

La corruzione in sanità

SALUTE BeneComune - La corruzione costa circa 5 miliardi di euro l’anno su un bilancio di poco più di 100 miliardi. Come è possibile un tale scempio delle risorse pubbliche? ....

Michele Grandolfo Lunedi, 20/06/2016 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Giugno 2016

 La corruzione costa circa 5 miliardi di euro l’anno su un bilancio di poco più di 100 miliardi. Come è possibile un tale scempio delle risorse pubbliche? 

Si accusano i politici di tale misfatto. Certamente chi ha responsabilità politica di governo e di controllo deve renderne conto.

Per comprendere le cause dietro le cause è necessario considerare che circa un quarto del bilancio complessivo è assorbito da interventi diagnostico terapeutici inappropriati o inutili che comportano sempre danni, iatrogeni, senza alcun beneficio alternativo che li giustifichi. Danni iatrogeni che comportano costi aggiuntivi.

La sostenibilità del servizio sanitario pubblico viene messa in discussione da entrambi i fenomeni ma le soluzioni che si prospettano, come le privatizzazioni e le assicurazioni, faranno cadere dalla padella alla brace: maggiori costi e peggiori esiti di salute, come l’esperienza degli Stati Uniti dimostra (15% del Pil e i peggiori indicatori di salute del mondo industrializzato).

Il ricorso a interventi inutili e inappropriati potrebbe essere contrastato per buona parte da una sistematica valutazione degli esiti di salute, attraverso opportuni indicatori di qualità. Dovrebbe essere interesse dei professionisti che dichiarano di agire secondo scienza e coscienza pretendere la valutazione della qualità per avere strumenti per l’aggiornamento professionale e per il progresso delle conoscenze. La valutazione della qualità dovrebbe essere alla base della progettazione operativa dei sistemi e delle procedure: quali obiettivi raggiungere, con quali attività rivolte a chi e come, dove, quando, con quali risorse. Un tale approccio taglierebbe le gambe in modo sostanziale alla corruzione.

Un esempio paradigmatico degli sprechi e della corruzione si ha nel percorso nascita. Basterebbe potenziare e riqualificare i consultori familiari e il ruolo centrale delle ostetriche come indicato dal Progetto Obiettivo Materno Infantile (varato nel 2000 e oggi quanto mai attuale) e promuovere l’assistenza autonoma delle ostetriche nel travaglio, parto e puerperio per avere enormi vantaggi di salute con enormi risparmi di risorse. Il percorso nascita è cartina di tornasole del funzionamento dei servizi sociosanitari, non fosse altro perché prevalentemente si ha a che fare con la fisiologia e gli interventi debbono ridursi allo stretto indispensabile per valorizzare appieno le competenze delle donne e delle persone che nascono, così da ottenere i migliori esiti di salute. Gli interessi autoreferenziali pongono un freno a tale prospettiva ed è tempo che le persone e le comunità prendano coscienza che è loro diritto verificare che le risorse messe a disposizione con le tasse producano migliore salute apprezzabile con opportuni indicatori.

Cominciare dal percorso nascita è la carta vincente, ora che le donne riprendono la parola a denunciare i fenomeni di violenza ostetrica: servono, tanto per cominciare, le linee guida per l’intrapartum e il puerperio elaborate dal Piano Nazionale Linee Guida, norme per il ricettario ostetrico, norme per il rimborso del parto a domicilio, aperture di case di maternità e di reparti nei centri nascita ospedalieri a conduzione autonoma delle ostetriche. Sarebbe l’inizio del cambiamento.

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