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La convivenza impossibile

La convivenza impossibile

Liguria in scena - A Borgio Verezzi, la rassegna teatrale estiva ha reso omaggio ad Harold Pinter

Mirella Caveggia Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2006

Sempre avvolto dal suo clima di ambiguità minaccisa, ma alleggerito in una lettura surreale di Pierpaolo Sepe, Il Guardiano di Harold Pinter, è stato uno degli spettacoli più interessanti del Festival di Borgio Verezzi, una rassegna teatrale estiva di prestigio che ogni anno allieta le vacanze in Liguria. Come tutti i testi del commediografo inglese, questo dramma del 1960 contempla una situazione di quotidiana banalità, apparentemente insulsa, ma densa di informazioni nascoste e di motivazioni non spiegate. Ne sono i protagonisti due fratelli sui trent’anni: uno piuttosto violento e dalle maniere spicce, fa il rigattiere; l’altro, mite, dotato di capacità creative e di buona manualità, non riesce a fare niente, segnato com’è dall’esperienza del manicomio e dell’elettroshock subìto. Nella casa dove soggiorna per una improbabile ristrutturazione, è proprio lui, lo svaporato, ad accogliere un poveraccio senza tetto, un vecchio sguattero appena licenziato a cui offre un tetto e un giaciglio senza far domande. In quello spazio, chiuso e soffocante, maleodorante e gremito di cianfrusaglie, si instaura fra i tre un rapporto non ben definito che si tesse nell’isolamento e nel sospetto, attraverso un dialogo scarnificato, pieno di sconnessioni, dove non si chiarisce per nulla la natura dei tre, dove la prevaricazione e la violenza cercano un varco per garantire la sopravvivenza di ognuno, fino a quando il vecchio nella sua aggressiva petulanza riesce a farsi assumere come guardiano della dimora sgangherata e invasa dal disordine.
Dire di più è peccato. Lo sviluppo verso l’epilogo, sempre orizzontale, si manifesta nelle minuzie di un dialogo sbocconcellato che lì per lì non delinea soluzioni, un dialogo che si stacca in apparenza piatto e naturale, senza aperture drammatiche. In realtà è un capolavoro costruito parola per parola, con precisione minuziosa e con sapienza estrema, un discorso verbale dove i silenzi e le reticenze tracciano profili psicologici straordinari e costituiscono un segno distintivo del teatro di questo impareggiabile Premio Nobel per la letteratura.
Del magnifico testo gli interpreti sono all’altezza. Torvo e falso fino al midollo, Giacomo Rizzo (l’attore del film L’amico di Famiglia), affonda nella melensaggine del suo personaggio, ne enfatizza le impennate prepotenti, la protervia, la sfacciataggine. Se si dimostra energico il segno interpretativo di Polo Sassanelli, il rigattiere, Maximilian Nisi con stravagante delicatezza e gran perizia si presta ad un personaggio ferito nella dignità e reso improvvisamente solido e caparbio dalla prepotenza altrui.
Se capita, 'Il Guardiano' è da vedere e da seguire con attenzione, perché il regista ha fornito una lettura chiara e rigorosa, e che nella scenografia emblematica abitata da rottami veri e simbolici, risponde bene al messaggio pinteriano che la convivenza, sfida del nostro futuro, non appare realizzabile.
(6 ottobre 2006)

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