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La condizione della donna nell'Inghilterra del XVIII secolo

La condizione della donna nell'Inghilterra del XVIII secolo

In Inghilterra nel XVIII secolo, un periodo di profondi cambiamenti politici e sociali, la condizione della donna borghese si definsce come uno status di dipendenza totale dall'uomo sotto la cui protezione vive e rappresenta la propria vita.

Lunedi, 10/10/2011 - Attraverso tutto il XVIII secolo, le classi medie e professionali inglesi tentarono la scalata sociale alla volta dell'aristocrazia, cercando di ammassare denaro per comprare proprietà terriere. Il lavoro boghese poteva essere il mezzo attraverso il quale una famiglia poteva avanzare dai livelli più bassi della società a quelli più alti. Questo sistema di mobilità rendeva la società inglese stabile ed allo stesso tempo in continua evoluzione, secondo un modello che non trovava eguale in altre nazioni europee.

In una tale società, il ruolo delle donne era esclusivamente definito in relazione agli uomini.

Richard Steele, saggista del settecento, in linea con i principi del tempo, così definiva la donna: "Una donna è figlia, sorella, moglie e madre, una semplice appendice della razza umana".

Una brava donna, tale cioè da meritare le lodi degli uomini, poteva venire commemorata come Marie Dudley, aristocratica elisabettiana, sul cui monumento funebre a St. Margaret Westminster, si legge:



Qui giace sepolta Marie Dudley,

figlia di William Howard di Effingham,

Lord Grand'ammiraglio d'Inghilterra.

Fu nipote di Thomas, duca di Norfolk e

sorella di Charles Howard, conte di

Nottingham...Fu moglie dapprima di

Edward Sutton poi di Richard

Montpesson, cavaliere, che eresse

questo monumento in sua memoria.



La donna quindi non era un soggetto autonomo, il padre ed in seguito il marito, erano responsabili legalmente per lei e ad entrambi doveva onore e obbedienza. Padre e marito facevano da filtro fra lei e la dura realtà del mondo esterno. Il dovere di un padre era di provvedere alla figlia fino al momento del matrimonio,quando sarebbe stato poi il marito a controllare i suoi figli, la sua residenza ed i suo modo di vita. La donna sposata, secondo la descrizione di William Blackstone, era "a legal nonentity".

La perdita del marito in una società che la definiva in base al suo rapporto con l'uomo, rappresentava per la donna un evento dalle enormi conseguenze sociali, economiche e psicologiche.

Nei secoli precedenti, la moglie dell'artigiano o del commerciante , poichè partecipava in parte al lavoro del marito, riusciva ad affrontare lo stato di vedovanza senza grossi traumi, perchè poteva, tenendo comunque conto delle restrizioni che la legge imponeva, continuare indipendentemente l'attività del marito. Nel XVIII secolo, queste opportunità si ridussero per le vedove, poichè il borghese, aspirando allo stato gentilizio e volendo fare della moglie una gentildonna, la escludeva del tutto dalla sua attività, ricorrendo in sua vece ad apprendisti ed aiutanti maschi. Alla morte del marito, pertanto, la vedova non era più nella condizione di badare al proprio sostentamento.

La condizione della donna non sposata, la "spinster", non era di certo migliore, poichè, al pari della vedova, non aveva alcun potere economico. In epoca preindustriale, all'interno della famiglia autosufficiente, c'era sempre stato bisogno del lavoro di una donna non sposata. Ma durante il XVIII secolo, allorquando il commercio si estese e la produzione dei beni di consumo si attestò su livelli industriali, soppiantando le attività di tessitura, cucitura, preparazione del pane, del sapone che precedentemente venivano svolte in casa, l'utilità della zitella diminuì. l'organizzazione capitalistica del lavoro ridusse il potere economico delle donne. Nel momento in cui il posto di lavoro venne separato dalla casa, gli uomini, supportati da un sistema di apprendistato che escludeva le donne, si appropriarono di molti lavori tradizionalmente svolti dalle donne in casa.

Cacciate da numerosi settori del mercato del lavoro, molte donne vedevano quindi il matrimonio come una delle poche opportunità rimaste.

Mary Ann Radcliffe, autrice del settecento di romanzi gotici, si chiedeva: "What statute is there, which grants that men alone shall live, and women scarcely exist?"

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