Mercoledi, 07/12/2016 - La Compagnia delle poete nasce nel 2009, su iniziativa di Mia Lecomte, italo-francese, ed è composta da "italo-poetesse", tutte donne dedite alla poesia accomunate dalla loro italofonia, chi per discendenza chi per residenza in Italia, nonché dalla loro pluri-appartenenza a culture altre. La prima operazione che effettuano è sulla lingua italiana, in cui al grammaticalmente accettato femminile con suffisso in -esse prediligono un invariabile "poeta" con alternanza di genere nel plurale in -i ed -e. Se abbiamo pediatra ed atleta invariabili, perché non poeta?
Il progetto della Cdp si dipana su diversi piani. Uno è l'intento di mettere in scena la poesia, dando a questa forma di espressione una nuova accessibilità, una fruibilità che la renda più libera e flessibile. La corporalità che tale esercizio artistico comporta conduce lo spettatore attraverso un percorso multisensoriale, in cui la recitazione, piuttosto narrativa e poco enfatica, riporta la poesia alla sua dimensione arcaica di oralità. La poesia è altresì accompagnata dalla gestualità, dalla corporalità, oltre che da altre forme artistiche, la musica, le arti visive, da ballerini e attori. In questo modo si torna alla poesia come entità primaria, la cui comunicazione passa non tanto o non solo per vie intellettuali, ma anche più istintive ed emotive.
La conditio sine qua non per far parte della Compagnia è anche l'essere donna, che esprime l'obiettivo di proporre un punto di vista interamente femminile della poesia. Nello spettacolo "Madrigne" ad esempio si è cercato di sintetizzare in un neologismo l'interezza dell'essere madri, madrine, matrigne, ovvero la quotidianità delle donne. Il giocare con le parole, offrendo una nuova prospettiva sulla lingua italiana, è una caratteristica della letteratura transnazionale, la cosiddetta letteratura di migrazione, ovvero scritta in italiano da non italiani, di cui Mia Lecomte si occupa ormai da vent'anni.
La Compagnia delle poete è pertanto anche il simbolo del mutamento della letteratura e della società italiana, verso un superamento dei canoni e dei confini, verso il transnazionalismo e la transculturalità. Le artiste che ne fanno parte sono residenti in varie parti d'Italia, hanno tutte maturato esperienze migratorie e di biculturalismo, che trasmettono nella loro poesia. La pièce "Acromazie" esprime lessicalmente il sincretismo tra antico e moderno, tra canone e innovazione, laddove convergono tutte le 'acrobazie' del vivere contemporaneo a cavallo tra più culture nella fusione dell'eterogeneità in cui si annullano i cromatismi intesi come differenze. Mentre "Novunque" ci conduce idealmente in quei luoghi della memoria, dell'intimo, dell'animo che rappresentano l'abbattimento dei confini, l'orizzonte culturale che coincide con una progressiva deterritorializzazione dovuta all'odierno nomadismo. Un luogo non di partenza né di arrivo, ma di attraversamento. La loro lingua d'elezione, quella italiana, anch'essa luogo metaforico, diviene uno strumento per comunicare la propria pluralità individuale, non esclusivamente e non sempre nei contenuti, ma in ogni forma di espressione, dalla prosodia linguistica ed emotiva alla percezione e all'interpretazione soggettiva della realtà.
La Cdp è stata ospite di manifestazioni dedicate ai temi di migrazione e multiculturalismo, mentre il critico letterario Francesco Armato ha dedicato alla Cdp un saggio dal titolo La Premiata Compagnia delle poete edita da Cosmo Iannone (2013) per la collana Kumacreola diretta da Armando Gnisci, primo studioso ad aver colto i segni della nascente letteratura di migrazione.
Le artiste che attualmente compongono la Cdp: Prisca Agustoni, Cristina Ali Farah, Anna Belozorovitch, Livia Bazu, Laure Cambau, Adriana Langtry, Mia Lecomte, Sarah Zuhra Lukanic, Vera Lucia de Oliveira, Helene Paraskeva, Brenda Porster, Begonya Pozo, Barbara Pumhösel, Melita Richter, Francisca Paz Rojas, Candelaria Romero, Barbara Serdakowski, Jacqueline Spaccini, Eva Taylor.
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