Laicità - In opposizione ad Eva peccatrice e disubbidiente nasce la figura di Maria, asessuata e sottomessa, vergine e madre
Stefania Friggeri Domenica, 27/01/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2013
Grazie alle dinamiche attivate dal femminismo attraverso gli anni, nel rapporto uomo-donna si è realizzato nel nostro paese un certo cambiamento, anche se potremmo elencare la persistenza di elementi non soddisfacenti accanto ad altri positivi. Elementi tra i quali Luisa Muraro a Paestum ha rivendicato i fattori di umanizzazione e di incivilimento sociale: “democrazia partecipata, orizzontalità, attenzione al quotidiano, rifiuto della delega, pratica assembleare”. Altrove, sempre Luisa Muraro, si è espressa con queste parole: “È quello che in alcuni scritti ho chiamato ‘Il corpo, la legge, le pratiche del femminismo’, per indicare i legami, che ci sono sempre stati ma che vorremmo ridefinire, tra il corpo e tutto ciò che con esso ha più diretto riferimento (sessualità, maternità, violenza…)”. Ma se affrontiamo la questione femminile come una questione legata al corpo, alla sessualità, alla maternità, stupisce l’assenza di un riferimento esplicito, limitando il nostro discorso all’occidente, all’agenzia che nel corso di due millenni ha corroborato l’immagine della donna sottomessa e procreatrice: la Chiesa cristiana nelle sue diverse denominazioni, e nel caso del nostro paese, la Chiesa cattolica, massima espressione appunto di un sistema gerarchico ed autoritario, governato da maschi celibi mossi dal desiderio/paura della donna. E proprio la struttura simbolica di questo rapporto di potere appare di grande evidenza nei riti, anzi coincide con le numerose occasioni pubbliche e mediatiche, ovvero: risulta decisivo non solo quello che i teologi e i pontefici dicono, ma anche quello che nelle loro rappresentazioni mostrano, promuovendo nell’immaginario collettivo un modo di pensare e di sentire maschilista e misogino.
È opportuno ricordare quanto sta scritto nella risoluzione europea n.1464, adottata nel 2005, dove si legge: “La religione continua a giocare un ruolo importante nella vita di molte donne europee…..Questa influenza raramente è inoffensiva: i diritti delle donne sono spesso limitati o disprezzati in nome della religione… Degli stereotipi di genere motivati da credenze religiose hanno conferito agli uomini un sentimento di superiorità che è sfociato in un trattamento discriminante sulle donne”. Nella formazione dell’antisemitismo, e dunque nella tragica storia delle persecuzioni, gli ebrei hanno denunciato la responsabilità della Chiesa cattolica, ma oggi chi denuncia il “femminicidio” dimentica il femminicidio plurisecolare noto come “caccia alle streghe” (è durato dal XII al XVII secolo, l’ultima strega è stata bruciata nel 1783). Perché la donna è stata vissuta ed identificata dalla casta dei celibi come la “porta del diavolo”: a lei infatti, debole e lussuriosa, si è rivolto Satana ed Eva, seduttrice e simbolo peccaminoso del desiderio, ha aperto le porte al Male. Ma dalla negazione del femminile, in opposizione ad Eva peccatrice e disubbidiente, nasce la figura di Maria, asessuata e sottomessa, vergine e …madre. Ed infatti il materno oblativo della cultura cattolica (“la donna non può ritrovare se stessa se non donando l’amore agli altri”(Wojtyla, “Mulieris dignitatem”) ha influenzato in profondità il nostro paese, dove i chierici, turbati dalla forza indomabile della pulsione sessuale, hanno reso sacro il pregiudizio antifemminile presente nelle società patriarcali mediterranee in cui si è consolidata la religione cristiana. Infatti anche le società precristiane che hanno lasciato un’eredità luminosa sul piano culturale ed artistico, esempio particolarmente eloquente l’antica Atene, hanno visto la donna come colei che sta in casa, estranea alla vita pubblica.#fotodx3#
Ma la condizione di subalternità femminile è penetrata storicamente nel corpo sociale anche attraverso altri sistemi, ad esempio lo Stato che è nato e si è sviluppato avendo al centro la funzione militare. Ora gli apparati militari hanno una struttura gerarchica maschile e la loro separatezza non è estranea al formarsi dell’idea di una differenza come inferiorità/superiorità. E oggi? “È adultero chi ama troppo la moglie…..l’uomo saggio deve amare con giudizio non con passione”, sono parole di S. Girolamo (347-420) che papa Wojtyla (pontefice dal 1978 al 2005) condivide perfettamente: “Ciascun uomo deve guardare dentro di sé e vedere se colei che gli è stata affidata… come sposa, non sia diventata nel suo cuore oggetto di adulterio” , dove adulterio per entrambi significa quello che Innocenzo III condannava duramente pontificando: “Chi infatti non sa che il coito, anche se coniugale, non potrà mai verificarsi senza il prurito della carne, senza l’ardore della libidine e il sudiciume del piacere”? Ma il coito sfugge al peccato se finalizzato alla procreazione, anzi papa Wojtyla conclude: “Tutto ciò che è contro la vita stessa, omicidio, genocidio e aborto, guasta la vita umana”. Una domanda: se l’aborto e la shoah coincidono, i ginecologi non obiettori sono uguali ai nazisti di Auschwitz ?
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