Leggi razziste - “le autorità cattoliche non posero un argine efficace alla persecuzione nazifascista nell’Europa cristiana”
Stefania Friggeri Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2009
Cade quest’anno il settantesimo delle leggi razziste che noi, forse per dare credito all’immagine positiva e vittimistica della “brava gente”, consideriamo una semplice imitazione di quelle naziste, senza legami con la nostra storia di paese cattolico con qualche precedente di antiebraismo religioso, ma del tutto immune da macchie antisemite. Eppure la legislazione razziale del 1938 - già di per sé un atto di infamia - fu fondamentale per l’attuazione dello sterminio perché, in un paese ancora oggi accusato di pigrizia e sciatteria, furono stilati con un’efficienza insolita quei precisi elenchi che permisero poi le deportazioni. L’obiettivo di Hitler, che mai era stato programmato fino ad allora nella pur sanguinosa storia dell’umanità, fu la cancellazione di un intero popolo. E per raggiungerlo aveva bisogno del silenzio; infatti dove c’è stata una forte protesta i treni della morte si sono fermati: il re di Danimarca, anche se privo di forze militari, si oppose all’imposizione della stella gialla; Peshev, vicepresidente del Parlamento filonazista della Bulgaria occupata, si oppose alla deportazione e salvò gli ebrei bulgari dai camerati tedeschi. Al contrario le autorità cattoliche non posero un argine efficace alla persecuzione nazifascista nell’Europa cristiana e in gran parte cattolica, dunque molto sensibile alle prescrizioni del magistero. Eppure Pio XII , che dal ’17 al ’29 aveva vissuto in Germania come nunzio apostolico della S. Sede, aveva potuto assistere da un osservatorio privilegiato alla propaganda antisemita che, facendo degli ebrei una razza inferiore e pericolosa, legittimava non solo la progressiva limitazione dei diritti civili, ma anche le sistematiche violenze. Hitler ottenne i pieni poteri grazie al voto del Partito di Centro, cattolico, un voto decisivo per raggiungere il quorum. E in una dichiarazione pubblica Goebbels affermò che, in cambio del voto parlamentare, il governo si era impegnato a stringere un Concordato con la Chiesa Cattolica.. E’ vero però che per leggere correttamente questi fatti non va dimenticato il contesto in cui avvennero: come la maggioranza dei cattolici del tempo Pio XII considerava il comunismo il male assoluto e temeva che anche in Germania trionfasse la cospirazione “giudeo-bolscevica”(sic!). Avvenne così che le ragioni politiche dell’uomo di stato ebbero il sopravvento sul messaggio universale del vicario di Cristo. Infatti, anche se il Vaticano non ha ancora aperto i suoi archivi, è storicamente provato che, divenuto Papa, Pacelli fu informato del processo di “soluzione finale”. Non stupisce dunque la reazione sconvolta e indignata di Israele di fronte alla probabile beatificazione di Pio XII, il “Papa del silenzio”. Scrive Katz: “sostengono che sarebbero successe cose peggiori se lui avesse parlato. Ma cosa poteva succeder di peggio?” E ha scritto Galeano: “La colossale macelleria organizzata da Hitler fu il culmine di una lunga storia”, ovvero: la responsabilità del mondo cristiano nei confronti della shoah è un problema che va al di là della figura di Pio XII, si tratta cioè di capire quanto peso abbia avuto nella civile Europa, di cui ancora oggi il Papa rivendica le radici cristiane, la plurisecolare diffamazione, ghettizzazione, persecuzione degli ebrei, facendone nei secoli il capro espiatorio dei momenti bui, dalla bancarotta alla peste. Perché se dici ancora oggi :” Gesù era ebreo” ti rispondono stupefatti e allarmati : “ma cosa dici mai?”. Una risposta che si spiega non solo con la quasi generale ignoranza in materia di religione, ma anche col trionfo nel dopoguerra di una politica autoassolutoria che ci vuole incolpevoli di fronte alle vergogne del passato razzista e dittatoriale. E invece solo un profondo esame di coscienza sul nostro passato avrebbe potuto salvarci dal vedere al governo gli eredi politici del fascismo, che si sono avvalsi della vecchia ricetta: favorire un clima di paura per dirigere contro il capro espiatorio di turno il malcontento popolare. Oggi i rom e gli extracomunitari, come ieri gli omosessuali e gli ebrei. La mancata elaborazione di quel passato è insieme il sintomo e la causa del quadro problematico del nostro tempo ed investe in primo luogo la scuola e la religione; non è un caso infatti che proprio sul fronte della scuola e dell’integrazione fra culture e religioni diverse il malessere della società italiana sia oggi più forte e di difficile soluzione.
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