Venerdi, 23/09/2022 - “Sei la mia chantosa preferita”, dice la mia amica guardando le prove della mia orchestra jazz. E questo termine mi piace, perché mi corrisponde, ha i tratti del teatro popolare che si associa alla musica. La chantosa o sciantosa in napoletano, o la chanteuse del cafè chantant era la cantante del teatro di varietà, della rivista e dell’avanspettacolo. Una figura ben conosciuta tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, quello che si chiama Bella Époque e ci fa venire in mente divertimento, cinema, e ballerine del Can Can con le loro scarpe a rocchetto.
La Chanteuse du cafè concert non è passata neanche inosservata tra i pittori impressionisti francesi: Eduard Manet la immortala vicino al locale con il suo bel cappello di piume di struzzo e i guanti bianchi fino al gomito. Una donna molto bella che si presta ad uscire dopo il suo numero di varietà con grande portamento scenico. I pennelli di Manet la fissano in questo istante. Bellissima.
Senza dimenticare che una delle più grandi sciantose italiane è nata a Taranto nel 1894, offrendo arte bellezza paillette e fascino, tanto fascino. “Il mondo parla e io passo. Lo faccio mio. Sento l’aria, il profumo di fierezza. La stessa che respiro quando, rigorosamente da sola, d’inverno come d’estate, mi siedo tra i tavolini all’esterno di una Pastisserie che ormai è diventata “la mia”, con vista su storia (di fortificazioni di viale Virgilio), architettura (del ferro del Ponte girevole) e natura (mare, anzi mari, Mar Piccolo e Mar Grande), e mi vesto della città, del territorio”.
Lei è Anna Fougez e legò il suo nome ai più bei motivi dell'epoca: Vipera, Abat-jour,cantati con tanta seduzione, drammatizzazione e espressività sensuale. Canzoni degli anni Venti del Novecento, l’ultima citata è una canzone rivisitata dal repertorio austriaco dal nostro autore Ennio Neri.
E poi Sofia Loren e Marcello Mastroianni ne hanno fatto un capolavoro di scena, di musica, di espressioni con cenni d'intesa. Ecco che anche qui si esprime il varietà, l’avanspettacolo, anche se la scena la rapportiamo a fotogrammi di Cinema. Precisamente a “Ieri,oggi e domani”, del regista Vittorio de Sica e sceneggiatura di Eduardo de Filippo e Cesare Zavattini. Quanta bellezza dietro una semplice frase della mia amica Fabiana. E quello che più mi intriga e mi piace è che mi costringono piacevolmente a meditare. E a scrivere. Alla prossima.
Elena Manigrasso
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