Impresa e ambiente - Daniela Ducato, imprenditrice sarda, è impegnata nella salvaguardia dell’ambiente
Alma Daddario Lunedi, 31/03/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Aprile 2014
Nel 2011 ha vinto il premio Itwiin per le sue innovazioni nel settore dell'edilizia sostenibile e lo scorso novembre è stata premiata a Stoccolma come migliore innovatrice d’Europa nell’edilizia verde con l’Euwiin International Award. La motivazione del premio recita: “Ha creato i materiali per l’efficienza energetica carbon - free e per l'edilizia verde più ecofriendly e innovativi d'Europa, mettendo insieme tenacia, rigore scientifico, eccellenza tecnica, economia collaborativa, rispetto e valorizzazione dei paesaggi del mondo”. È Daniela Ducato, imprenditrice e innovatrice sarda, da sempre impegnata nella salvaguardia dell’ambiente in termini di sostenibilità, ma anche di etica e morale.
La sostenibilità sociale è un tema che gode di adeguata attenzione ad oggi in Italia e in Europa?
La sostenibilità sociale è un tema non nuovo per le governance europee. Riguarda tutta una serie di istanze, progetti e provvedimenti che inevitabilmente coinvolgono i cittadini di quegli stati dove questa appare praticata già da anni. Debbo dire che in questo eccellono i paesi del nord Europa, mentre quelli del centro, del sud e anche dell’est, non hanno ben chiaro neanche come operare nel campo della comunicazione e della formazione, che sono i primi passi da fare perché le istituzioni legiferino in modo da assicurare proprio la sostenibilità sociale. In questo i legislatori europei sono stati supportati dai famosi “protocolli di certificazione”, di qualità ambientale per esempio, ma anche etica. Risulta sempre più necessario, inoltre, rivalutare il capitale umano in tutti gli ambiti, e questo non può non andare di pari passo con la sostenibilità sociale.
Perché ritiene fondamentale limitare, o addirittura eliminare del tutto, l’utilizzo dei derivati dal petrolio, soprattutto nell’edilizia?
Per diverse ragioni: energetiche, sociali, morali, climatiche, ambientali ed economiche. Basti pensare che sono le multinazionali ad avere il maggior guadagno dall’estrazione, spesso a scapito delle popolazioni locali. A questo aggiungo argomenti ormai noti a tutti come l’inquinamento di terreni prima dedicati all’agricoltura, come è accaduto in Nigeria, che non potranno mai più essere bonificati, i disastri causati dalle trivellazioni marittime, e si potrebbe continuare a lungo. Non ultimo c’è da considerare che il petrolio non è una risorsa infinita. L’architettura rappresenta l’attività umana con il più alto impatto ambientale del pianeta, il petrolchimico è la risorsa predominante dell’edilizia, e anche la prima causa al mondo di guerre e cambiamenti climatici. Nel settore degli isolanti ad esempio, gran parte di quelli utilizzati sono derivati petrolchimici, come: polistirene, polistirolo, poliuretano, ecc, o fortemente energivori, ne è un esempio la lana di roccia. Fare edilizia senza produrre guerra, quindi senza petrolio, è possibile. Ci sono ottime aziende e ottimi materiali in commercio e gli oltre 400 prodotti del polo produttivo La Casa Verde CO2.0 ne sono un esempio.
Utilizzando le metodologie per la realizzazione di materiali per l’architettura e l’edilizia e l’arredo dal surplus dell’agricoltura e della pastorizia, si potrebbe arrivare anche a un risparmio economico ed energetico?
Non si potrebbe: si può! E l’esperienza delle aziende della filiera che fa parte del nostro polo produttivo, lo dimostra nel concreto ogni giorno.
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