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La casa nella casa

La casa nella casa

"L'opera d'arte è sempre una confessione" (Umberto Saba) - Un esempio in cui arte e decorazione coincidono

Mercoledi, 03/04/2013 - "L'opera d'arte è sempre una confessione"

(Umberto Saba)



LA CASA NELLA CASA



E’ così per gli ambienti della casa romana di abitazione di Pasquale Mazza, padre di una mia ex alunna del Liceo Linguistico Sperimentale “Amerigo Vespucci” di Roma, ora mio paziente avvocato, tutti decorati da lui con passione e soprattutto amore dei dettagli: una vera confessione. Confessione soprattutto del suo desiderio di “casa” e di affetti ad essa connessi.

Lo dice subito il tetto riprodotto con poche tegole nell’ingresso stesso dell’appartamento - sopra gli archi d’entrata al salone - con due uccellini, non in volo, ma nel nido che danno il benvenuto. La casa è un nido e il tetto mette a riparo dalle intemperie che risultano dall’intrusione degli estranei e dalle influenze dell’esterno. Pasquale desidera proteggere la sua casa e la sua famiglia e ribadire i limiti del proprio territorio. Infatti i mattoncini in pietra di rivestimento delle pareti sono completamente assenti dagli ambienti “intimi” della casa: è prima che bisogna fermare gli intrusi, all’ingresso, prima che invadano la privacy.

L’uso di mattoncini in pietra nell’entrata ribadisce il concetto di casa nella casa, di costruzione della casa spirituale attraverso la famiglia, l’intimità, lo scambio, la discussione ecc. che hanno sede nella casa materiale. Qui, l’uomo si estranea dalla società, quasi se ne difende, è accolto senza riserve, qui solo può essere se stesso senza costrizioni: tra la pietra e l’anima esiste un rapporto stretto.

Certamente non basta la formazione scolastica né l’esperienza lavorativa. Il senso delle proporzioni, del colore, della distribuzione degli spazi sono innati. La casa deve esser fatta sulla misura di chi la abita.

Nel corso di un’intervista, Pasquale descrive il suo percorso artistico: “In pratica ho iniziato a dipingere a 17 anni sino a 23 (vedi quadri del paese) per prediligere successivamente il disegno tecnico. I 5 anni trascorsi a lavorare presso lo studio dell'architetto sono stati utilissimi nell'affinare la mia mente nel concepire e realizzare le mie "opere architettoniche". Non ho mai rimpianto né mai lo farò di non essermi laureato considerando tale laurea completamente fuori e lontana dal mio sentire; d'altronde dato che mi reputo un soggetto positivo dico che gli esami fatti all'università hanno se non altro aumentato le mie conoscenze culturali.

1965 - diploma di abilitazione magistrale

1965 - 1970 iscritto alla facoltà di Magistero, 17 esami fatti , tesi pronta ma nessuna laurea

1970 - diploma di maturità artistica (scuola serale per un anno ed esame di stato)

1972 - 1977 lavoro presso lo studio dell'architetto Giuseppe De Jorio”.

“L'uomo che non ha senso della casa e che non si sente commuovere dall'armonia dei begli arredi è per me, come per Shakespeare, colui che è sprovvisto di senso musicale, nato per il tradimento, per gl'inganni, per le rapine. I moti del suo animo son foschi come la notte, i suoi appetiti neri come l'Erebo. Non fidarsi d'un uomo siffatto”: così dice il grande anglista e collezionista Mario Praz nella sua celebre “Filosofia dell’arredamento” del 1945 (consiglio tra l’altro di visitare la sua casa a Roma in via Zanardelli, un vero Museo), ma noi possiamo fidarci del Signor Pasquale poiché il suo squisito senso artistico è evidente in ogni stanza (ci sono anche soluzioni che, oltre ad essere belle, sono tecniche come i controsoffitti).

L’atmosfera dell’intera abitazione è ricreata attraverso alcune ingegnose accortezze: le bacheche o mensole e la natura.

La presenza di parecchie bacheche allude più ad un bisogno di custodire, proteggere e valorizzare con amore, piuttosto che a quello di mostrare od ostentare: si tratta di oggetti, anche di uso comune, ricchi di significati e cari a chi vive nella casa.

Notevole l’atmosfera ricostituita dalla natura rappresentata dalla presenza degli uccellini all’ingresso, delle piante verdi, dei mazzi di fiori sparsi un po’ in tutte le stanze, dei quadri e soprattutto dall’imponente tela della camera da letto dipinta dal Signor Mazza stesso.

Il quadro rappresenta un fascio di tulipani, dipinti in primo piano, di colore bianco e rosa, con la prevalenza di quest’ultimo colore che dà il ritmo a tutta la stanza (profili in alto, tende ecc.).

Il fiore simboleggia anche l’effimera brevità della vita, della bellezza e dei piaceri ma soprattutto – e il cerchio si stringe – è l’immagine delle virtù dell’anima e della perfezione spirituale, il simbolo dell’amore e dell’armonia.

Il tulipano si presenta insomma come una figura-archetipa dell’anima, un centro spirituale. Il significato si precisa allora con il colore: il rosa, che nasce dall’unione del rosso e del bianco, esprime l’amore sfumato della costanza, del ritegno, della padronanza di sé, poiché il rosso, segno di tutti gli ardori da cui si è spogliato, viene temperato dal bianco della purezza.



Fausta Genziana Le Piane

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