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La campagna presidenziale negli USA: una donna, le donne

La campagna presidenziale negli USA: una donna, le donne

Kamala Harris, indicata dal Presidente Joe Biden, potrebbe divenire la candidata democratica. In modo trasversale, tra democratici e repubblicani, risulta notevole il peso femminile

Lunedi, 22/07/2024 - Il femminile di giornata / diciotto. La campagna presidenziale negli USA: una donna, le donne. Prima puntata
La rinuncia di Biden ad un secondo mandato alla Presidenza degli Stati Uniti è arrivata, a seguito delle forti pressioni di esponenti del partito democratico. La decisione “spiegata” con una lettera essenziale ma molto chiara ha, fra l’altro espresso gratitudine e stima alla vice la richiesta a Biden di dimettersi, ha alla fine trovata proprio una voce femminile, a fare la differenza, che ha reso l’invito pressante, autorevole e forse impossibile da depistare: quello di Nancy Pelosi, già speaker della Camera fino al 2023. Ma una donna altrettanto influente per Biden è stata sua moglie Jill, che per molte settimane è stata identificata come la persona che consigliava di resistere tanto da aver concesso un’intervista a Vogue frutto delle sue uscite in campagna elettorale dove raccontare le ragioni della ricandidatura del marito e la difesa della sua efficienza mentale.
E continuando, non si può ignorare come sin dall’inizio si sia parlato di Michelle Obama come la possibile carta vincente fra le candidature democratiche e comunque altre ipotesi di donne come la governatrice del Michigan, Gretchen Whitmer, e non solo.
Donne impegnate dunque che hanno catalizzato su di loro: interesse, curiosità, aspettative.
Non meno intrigante appare la presenza femminile nelle file del partito repubblicano, iniziando dalla stella nascente identificabile nella nuora di Trump, Lara Yunaska, moglie di Eric, che con la sua presenza elegante e ieratica a Milwaukee ha dichiarato il suo sdegno nella duplice veste di nuora e di madre, costretta al dolore per il suocero nel mirino di un killer e come madre costretta a proteggere il proprio figlio dall’orrore di cui è stato protagonista il nonno. Lara ha raccolto e rinvigorito il testimone della moglie di Trump, Melania, che comunque nel suo silenzio è affettuosamente al fianco del marito, insieme e ancora con la figlia Ivanka.
Così come na è da sottovalutare la Giudice Aileen Cannon nominata da Trump quando era Presidente, che ha cancellato il processo in cui Donald era coinvolto per i documenti segreti portatoi a Mar a Lago.
Tra le molte altre figure femminili significative che andrebbero ricordate, almeno di una è utile una sottolineatura: la moglie del designato vicepresidente repubblicano J.D Vance. Usha Vance, già Chilukuri, che oltre essere un’avvocata di un prestigioso studio con sede a San Francisco e Washington (da cui si è dimessa dopo la nomina del marito quale vicepresidente) è indoamericana, ovvero in grado di “certificare ”, come non credibile, qualunque accusa di razzismo del marito.
Ma le note e considerazioni trasversali a democratici e repubblicani sul protagonismo di alcune figure femminili vanno affiancate al focus di decisivo spessore, quello che fa la differenza nei risultati, cioè il voto delle donne, ed un tema, contemporaneamente decisivo e divisivo che le riguarda: l’aborto.
Mentre scrivo la realtà, in particolare relativa al peso dell’ipotesi della candidatura - femminile - di Kamala Harris, che sta ricevendo nuovi appoggi di prim’ordine si evolve rapidamente in un cammino che non sarà definitivo, come già considerato, prima del 19 agosto, giornata della Convention democratica di Chicago. E per questo mi piace definire queste notazioni” sul femminile” della campagna USA alla Presidenza: solo una prima puntata da aggiornare e ampliare, partendo ovviamente dall’ipotesi centrale che Kamala Harris sia confermata candidata del partito democratico.
Paola Ortensi

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