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LA CAMORRA IN UN ROMANZO-INCHIESTA

LA CAMORRA IN UN ROMANZO-INCHIESTA

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Stecconi Nicoletta Lunedi, 05/05/2014 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2014

 Siamo nell’Italia dei fine anni novanta. Un noto boss della Camorra detenuto in regime di 41bis. Una giornalista naturalizzata francese detiene una fitta corrispondenza con lui perché incaricata a scriverne la biografia. Un rapporto epistolare che avvicina i due in modo sottile, interiore, dove l’intuito dell’una carpisce le intenzioni dell’altro, prima in un possibile abbaglio di pentimento e successivamente nell’intenzione di evasione dell’uomo. Già nel “Castello di San Michele” avevamo seguito le vicende della donna che per urgenza di verità si era recata a Settimiano dove aveva incontrato parenti e amici del camorrista, e dove le donne della Camorra avevano ben reso l’idea dello stato di cose esistente nella tristemente nota terra di nessuno. Ma c’è qualcuno che quella biografia non vuole vederla pubblicata. Avvertimenti e minacce si susseguiranno con un ritmo incalzante.



Naturale proseguo del primo romanzo, Il Silenzio dell’Arcangelo di Laura Caputo (editore APM) svela le dinamiche di una criminalità organizzata sempre più intrecciata con i poteri occulti dello Stato.

Intuizioni, sensazioni che corrispondono a una realtà fin troppo radicata nella vita di un intero paese, eppure ancora ben occultata nei meandri dei poteri forti. Di domande ne sorgono tante, anche nella stessa protagonista che per formazione culturale è distante da tutto questo. La criminalità organizzata in Italia ha radici storiche e sociali profonde. Partita da determinati territori, dove lo Stato era assente, nel tempo ha raggiunto luoghi e individui tra i più disparati. Uomini di Stato e di Giustizia, Forze dell’Ordine, poteri occulti, realtà imprenditoriali, città distanti geograficamente e per forma mentis, fino a giungere nella parte più intima dell’animo collettivo di un intero paese, attraverso dinamiche di pensiero e comportamento che incarnano, in qualche modo, una corruzione morale dilagante.

In tutto questo però una donna, una giornalista, e un uomo, un magistrato, nell’operare la scelta necessaria a non tradire il senso innato della giustizia custodito nella propria coscienza diventano simbolo di salvezza per l’intera umanità. 

La storia narrata in questo romanzo è parte della realtà - a ricercare gli articoli dell’epoca si stenta a credere ai propri occhi - e allora il romanzo diventa inchiesta storica e sociologica su vicende tutte italiane che continuano a rilasciare le loro conseguenze nel mondo attuale e ancora oggi, purtroppo, facenti parte di una dimensione occulta sulla quale sembra impossibile far luce.

Al di là del processo storico di cui si diventa testimoni, non è difficile riconoscere nella giornalista quella forza benefica alla quale, per antonomasia, spetta il dovere di accollarsi tutto il disgusto della corruzione umana, non sarà un caso che ogni personaggio si ritrova a raccontare tutto, tutto ciò di cui è a conoscenza per uscirne migliore perché immancabilmente se stesso.

E lei, quella donna capace di ascoltare e intuire tutto ciò che le accade intorno, con un’ironia salvifica e un coraggio incosciente, diventa forte, sempre più forte nella sua naturale capacità di provare amore per la verità.

Un libro inchiesta eppure a legger bene tra le righe anche un elevato romanzo d’amore.

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