È una rosa tutto ciò che si vede nel trailer de La Bella e la Bestia. Una rosa rossa, sotto una campana di vetro, protetta dallo sguardo avido del mondo e dalle mani di chi non ne conosce il potere.
di Adriana Moltedo esperta di Comunicazione e Media
La Disney dopo il successo del Libro della giungla, passa al remake in live action dell'omonimo film animato La Bella e la Bestia del 1991, che compie 25 anni nella versione italiana, uscirà nelle nostre sale il 17 marzo 2017.
La Bella e la Bestia rimane, sin dai suoi esordi, uno dei più grandi successi nella storia della Disney, tanto da diventare la prima pellicola d’animazione a ricevere una nomination agli Oscar per la miglior fotografia. La sua colonna sonora, scritta da Alan Menken (che ha composto anche le nuove canzoni del film in uscita) e Howard Ashman, vinse un Academy Award per la miglior canzone originale.
Il trailer dopo solo 48 ore ha superato 91 milioni di visualizzazioni e 89 mila likes. Nessuno, nemmeno Star Wars VII, era mai riuscito a fare meglio.
Tutto merito di Emma Watson? Forse. Anche se Emma per ora, non compare che con la voce
È una rosa tutto ciò che si vede nel trailer de La Bella e la Bestia. Una rosa rossa, sotto una campana di vetro, protetta dallo sguardo avido del mondo e dalle mani di chi non ne conosce il potere.
Fedele al film di animazione anche da una prospettiva musicale: alle canzoni del film originale, si aggiungeranno, poi, quelle del celebre musical in scena a Broadway dal 1994 al 2007.
Diretto da Bill Condon, sceneggiatura di Evan Spiliotopoulos e Stephen Chbosky, con Emma Watson nella parte della Bella. Dan Stevens avrà le sembianze della Bestia, ovvero il principe intrappolato nell'incantesimo, mentre Luke Evans sarà Gaston, il rivale del principe.
Gli autori, riguardo le interpretazioni, hanno dichiarato: - «I ragazzi hanno portato alla pellicola un pathos trascinante. C’è emozione, nel live-action, c’è musica». Una musica che, da sola, meriterebbe un capitolo a parte.
Nella nuova versione la sorpresa è il fatto che Belle sia diventata un'inventrice e che Emma Watson pare l’abbia trasformata in donna moderna più consona con i tempi.
Belle, una bellissima ragazza, brillante e indipendente, finisce prigioniera di una bestia nel suo castello. Malgrado i suoi timori, impara a guardare oltre l'aspetto orribile e la rabbia ferina della bestia, scoprendo l'animo e il cuore gentile che albergano nel principe.
Belle, in preda alla curiosità, del tutto femminile, si addentra in un luogo dove, forse, può trovare risposte alla sua inaspettata prigionia. Lui, tuttavia, la coglie in flagrante, e l’equilibrio del terrore che ha tenuto in piedi fino a quel momento, si rompe.
I futuri amanti impossibili non stanno ancora insieme, ma hanno stipulato un patto senza alcuna convergenza di intenti ma solo di interessi: per Belle, la sua prigionia in cambio della libertà di suo padre; per il Principe, la possibilità di rompere l’incantesimo che lo ha reso il mostro che appare.
Ma lei, anziché spezzare il sortilegio, rompe immediatamente l’accordo di non recarsi in una zona che le è stata interdetta.
Belle sfida apertamente le convenzioni di un ambiente sociale che la ritiene un’emarginata.
Belle in paese, è l’unica vestita di azzurro, scelta cromatica che la estrania dal resto del mondo consegnandole la patente di cittadina del proprio sogno.
“Io voglio vivere di avventure” è il desiderio di evasione che la ossessiona.
Fa una certa impressione vedere Belle passeggiare per il paese con lo sguardo incollato al suo libro, estraniandosi da tutto il resto e compiendo una serie di automatismi senza smettere di leggere.
Facciamo la stessa cosa oggi con gli smartphone e nessuno, intorno a noi, pensa che siamo fuori dal comune, che abbiamo “una personalità un po’ strana in verità” o che siamo bizzarri, insoliti ed eccentrici.
Belle riesce a declinare perfettamente ciò che sogna da una vita che “deve darle un po’ di più“.
Tuttavia, è proprio grazie a questa rottura che una delle più grandi storie d’amore mai raccontate può cominciare. È lei, di fatto, a entrare nella vita di lui: sgattaiolando nell’Ala Ovest mette in moto un meccanismo di autoanalisi che porta il mostruoso principe a scoprire di aver bisogno di aiuto.
Lui è furioso, lei scappa. Lui la insegue, nel disperato tentativo di disinnescare un meccanismo distruttivo che porterebbe alla fine di tutto.
La salva.
Ma si mostra, per la prima volta, per ciò che è veramente: un leone ferito.
In preda al dolore, la guarda per un attimo chiedendole aiuto. Prima di accasciarsi al suolo, con uno sguardo le urla tutta la disperazione di chi ha smarrito anche solo la speranza di avere qualcosa da perdere.
I suoi occhi sono tristi e, prima di chiudersi, lanciano una richiesta di soccorso che non passa inosservata né a Belle né al pubblico.
Lei, fermandosi a realizzare quanto appena accaduto, comprende per la prima volta di avere a che fare con qualcosa di straordinario, sepolto sotto un mare di paura di mettersi in in gioco
E un’avventura, per definizione, comprende una giostra composita di anime in cerca di qualcosa. Non a caso, la coralità de La Bella e la Bestia si sviluppa su un espediente narrativo forte: quella del principe è una maledizione “a cascata”, che si ripercuote inevitabilmente su tutto ciò che gli è gerarchicamente sottoposto.
Per scoprire di amarla e di essere ricambiato, il Principe dovrà dimenticare del tutto di avere materialmente bisogno di lei per spezzare la maledizione. In sostanza, dovrà mettersi nella condizione di dare spontaneamente valore a chi è “altro” da sé. È questa, e solo questa, la lezione che la fata che lo ha maledetto voleva che imparasse.
L’unica costante, anche in versione umana, è il colore degli occhi, che consente a Belle di riconoscere il Principe dopo averlo salvato.
L’effetto straniamento è totale: il pubblico si innamora della Bestia insieme a Belle.
Il principe, nuovamente umano, è di bell’aspetto ma, inevitabilmente, al primo impatto fatichiamo ad accettarne le fattezze umane.
Belle è libera e liberatrice. Perché tutto fa l’amore.
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