Martedi, 26/11/2013 - UC'era un tempo, nella notte dei tempi in cui la donna era sacra.
Quando l'umanità emerse dal buio della preistoria e inventò Dio, Dio era femmina.
Era venerata, idolatrata e rispettata. La grande Madre. Origine del mondo. Il suo corpo e i suoi organi simboli di fertilità da cui sgorgava la vita costruivano l'identità di un popolo.
E il suo corpo era sacro. Rappresentato su statuette, effigi, celebrato con riti religiosi che ne richiamavano la sua funzione fertile e generatrice.
Era temuto a volte.
Assumeva a tratti e in alcune culture la forza di una potenza oscura e distruttrice che annulla e annienta. La donna, e il suo corpo detenevano un potere immenso, divino. Poteva dare la vita ma nello stesso tempo negarla. Simbolo archetipico della nascita, che poteva anche inghiottire e distruggere, e dare il suo opposto. La morte.
Era Dio. La donna. L'inizio della vita passava dal suo corpo.
Ma una guerra era in corso. La posta in palio era la creazione del mondo. Essere Dio.
E un nuovo contendente faceva la sua comparsa. Il maschio.
Già nell'età classica, culla del pensiero filosofico, il simbolismo del femminile perdeva terreno.
Platone teorizzava di un tempo passato nel quale le donne erano superflue per generare.
Nella Grecia antica, in generale l'amore ideale era tra un uomo e un giovinetto.
Diventava necessario riconoscere una uguale e superiore funzione creatrice al maschio. e riabilitare l'apparente inutilità biologica dell'uomo.
La conquista maschile richiedeva una programmata e costante opera di negazione della funzione femminile, della sua potenza creatrice. E per farlo si doveva annullare il corpo femminile, cancellarlo. Tramite un'appropriazione totalitaria. Dissacrandone la funzione vivifica e dichiarandolo mero complemento dell'uomo. Con l'istituzione di repressioni sessuali e tabù l'uomo poteva aggiudicarsi l'evidenza della propria necessità biologica. Un'evidenza che la natura non consente di riconoscere.
Per conquistare la scintilla di Dio, occorreva prendere possesso del corpo femminile.
Ma per farlo era necessario impossessarsi anche della sua anima
Il corpo doveva essere, preservato, tutelato mantenuto integro e trasmesso integro lungo la linea patriarcale, dal padre al marito. L'anima doveva essere ingabbiata nelle mura domestiche, condannata ad un ruolo perenne di cura, lasciata a digiuno di cultura e stimoli intellettuali.
La donna era considerata e doveva sentirsi inferiore.
Dominio del corpo e dominio dell'anima.
Se una cultura assoggetta la donna, nucleo fecondo di un popolo, detiene il potere, assoggetta il popolo stesso.
È per questo che nelle guerre di conquista dei tempi antichi, o nelle lotte fratricide in Africa, o negli scontri etnici, si annienta il nemico se si colpisce il luogo deputato alla nascita : la donna
Le violenze più efferate venivano compiute nei tempi più antichi quando la conquista di un territorio determinava la sopravvivenza dell'invasore o nei tempi attuali nelle economie caratterizzate da arretratezza culturale ed economica
Il ratto, la tortura,,lo stupro. Violenze sessuali che non hanno nulla a che fare con il piacere, ma solo col predominio.
In molte parti del mondo, ai giorni nostri le donne vengono elette a vittime sacrificali , si colpiscono nel corpo, nelle parti simbolo della sessualità, e si annienta il nemico. Nell'utero materno.
In africa , dove avviene una sistematica violenza sul genere femminile o in Afghanistan dove il corpo viene negato dal burqa. Solo per citare i caso più emblematici.
Ma il fenomeno nei moderni ed evoluti paesi europei come si spiega?
Le economie del benessere, stanno conoscendo una nuova povertà. Si ritorna alla guerra del pane su nuovi paradigmi. La regressione economica, capitanata dai molossi finanziari, si traduce in una politica degenerata e nella nascita degli schiavi moderni. Schiavi della precarietà e della mancanza di prospettive. L'impoverimento culturale e sociale è la naturale conseguenza di questo contesto. E la lotta per il potere assume connotati quasi bellici, fisici, violenti.
La debole base economica, sociale e culturale provoca la caduta de i freni sociali inibitori e porta a un pericoloso regresso nei valori e a una nuovo guerra. Il potere maschile, non sostenuto da un contesto economico stabile, perde terreno, cessa di essere Dio, e i metodi per riappropriarsi del potere devono colpire il simbolico femminile. La guerra del terzo millennio è in atto. Ma si combatte con sistemi arcaici. Come tutte le guerre dell'umanità si consuma sul corpo delle donne.
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