LA-BAS -EDUCAZIONE CRIMINALE di Guido Lombardo.
Tra i tanti premi ha vinto il Leone del Futuro alla 68a Mostra del Cinema di Venezia. Dal 9 marzo 2012 nei cinema
Tra i tanti premi ha vinto il Leone del Futuro alla 68. Mostra del Cinema di Venezia.
Trama
Un commando di camorristi irrompe in una sartoria di immigrati africani, sparando all'impazzata e uccidendo sei ragazzi di colore. A Castel Volturno, trenta chilometri da Napoli. Yssouf, giovane immigrato, decide così di chiudere i conti con suo zio Moses che, dopo averlo convinto a venire in Italia promettendogli un futuro da onesto artigiano, lo ha trasformato nel cinico spacciatore in un giro milionario di cocaina. La prostituta Suad, il giovane Germain, la cantante Asetù, sono gli altri personaggi di questa storia, che compongono il mosaico dei giovani immigrati dei nostri tempi, intrappolati in una lotta quotidiana per la sopravvivenza
Recensione
“Posso vederlo?” dice Yussouf a Germain: “non hai mai visto il mare?” gli risponde l’amico. E’ il mare che fa da sfondo alle vicende dei protagonisti che si intrecciano su uno dei più bei litorali della nostra penisola, Castel Volturno, prima naturalmente della cementificazione assassina delle sue coste. Ancora il mare fa da sfondo ad una delle scene più belle delle film: una cancellata lunghissima su un tratto di spiaggia che divide le due anime candide dell’inizio del film, dal mare. In quell’incontro mostrano a se stessi ciò che sono diventati dopo aver abbandonato i loro sogni ed essersi scontrati con la realtà. Lui un cinico spacciatore di cocaina lei una prostituta. E i loro passi si incrociano, perduti, ignorandosi, su quel mare che all’orizzonte tende la sua àncora di riscatto e di libertà. Yussouf tenterà di portare via dalla strada Suad. Ma è tutto troppo lontano dall’Africa, terra d’origine, che dal film esce fuori da ogni luogo. La casa di Idris con le sue donne/madri che accolgono in nome di quell’ospitalità sacra e dovuta ad ogni viaggiatore del mondo. La casa dello zio Moses: dove la natura feroce degli uomini/predatori che l’odore del sangue rende assassini in un mondo che non conserva più nessuna regola: lo zio incoraggia il nipote alla criminalità fino a fargli dimenticare se stesso e i suoi sogni, ma non del tutto, nell’ultimo passaggio del film verrà accolto dalla comunità africana, quella povera che dell’immigrazione vive la sua forma più terribile di sfruttamento. L’assassinio degli africani nella strage di Castel Volturno del 2008, fatto di cronaca a cui il film è dedicato, chiude un cerchio che all’interno del film assume un autentico grido di dolore per quelle vittime innocenti, che hanno fatto dei loro sogni un ponte terribile tra l’illusione del viaggio verso “là bas” (laggiù, lontano) e il “qui” dove i sogni diventano il più delle volte lotta spietata, sangue, soprafazione. Il regista Guido Lombardi ha molto bene interpretato i ritmi e i suoni africani, le emozioni potenti anche attraverso la scelta del linguaggio (giusta) del francese e a volte dell’ inglese, come se quell’altrove, attraverso la lingua “straniera” fosse un innesto piantato nell’albero affinché questo cresca con più vigore, un seme nel petto di quell’Europa che rifiuta i semi più generosi. Un film disincantato, lieve, semplice come quando Idris accoglie nudo Yussuf, uno dei tanti migranti che sogna una terra che non ha nient’altro da offrire se non disillusioni e feroci realtà.
Lascia un Commento