Caucaso e dintorni - Ricordi e riflessioni sulla scia di una preoccupazione epocale che riguarda gli equilibri geopolitici del terzo millennio e la vita di miliardi di persone. Quello che ci raccontano i media e quello che accade davvero
Bertani Graziella Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Ottobre 2008
Era il 1991. Allora ero a Mosca assai più frequentemente.
Avevo un sogno, alimentato anche dalle conversazioni con gli amici russi, andare al mare a Pitsunda - la Pityus greca - città dell’esilio e della morte di San Giovanni Crisostomo, la città dove i genovesi ebbero un importante insediamento e che i genovesi chiamarono Pezonda. Sul Mar Nero immersa in una natura unica come solo in quelle zone (ai piedi del Caucaso) puoi trovare. “A Pitsunda... a Pitsunda!” facendo il verso alla più famosa “A Mosca... A Mosca!”
L’URSS si stava dissolvendo, la trappola afgana aveva ottenuto i risultati auspicati, la Georgia era sempre più inquieta (l’anno prima a Tbilisi avevo visto davanti al parlamento le tende erette in occasione dei primi moti ampiamente documentati dalle televisioni occidentali e che dal vivo non mi davano l’impressione di essere così prepotentemente insurrezionali... forse avevo sbagliato periodo...). Quando, alla richiesta del visto per Pitsunda, mi dissero che quei luoghi erano “chiusi” agli stranieri perchè c’era la guerra non volli crederci e con caparbietà riuscii ad ottenere il visto accanto ad una vigile e discreta “protezione” per poterci vivere la mia vacanza da sogno.
Il luogo era fantastico. Valeva veramente la pena, ma il volo aereo non fu il Mosca – Suhumi (in Abhazia), ma il Mosca – Sochi (in territorio russo). Il passaggio di frontiera avvenne in modo “blindato”, scortati dalla guardia di frontiera abhaza. Raggiunta la meta subito si sentivano le dichiarazioni degli abhazi che ripetevano che volevano essere indipendenti che non volevano appartenere alla Georgia, ma i georgiani stavano già comportandosi da padroni di casa. Persino io li trovano fieri, ma di una fierezza arrogante e assolutamente disincentivante di qualsiasi tipo di conversazione ... Allora mi chiedevo: “Perchè non si parla della guerra in Abhazia? A chi serve?”
Le risposte stanno arrivando ora ...a 17 anni di distanza...
Quell’anno dopo la dissoluzione dell’URSS, in Russia successe quello che successe, in altre parti del mondo esplosero altre guerre e il Medio Oriente (ricordiamo, nel 1992, Irak e dintorni) teneva sempre più banco. Intanto noi cittadine e cittadini europei continuavamo a costruire l’Europa guardando ad Est con la consapevolezza che un patto strategico con la Russia fosse implicito, doveroso e giusto. In questi ultimi anni la Russia ha avviato una forte ripresa economica consentita dalla ricchezza del suo sottosuolo (secondo voi esiste un nesso tra la nazionalità di uno dei padri della chimica - un certo Mendeleev, autore della tavola periodica degli elementi - e le proprietà del sottosuolo del suo paese ?), da un ricambio di parte della sua classe dirigente, da una politica internazionale tesa a favorire il dialogo e che ha visto accordi internazionali di grande rilievo ed anche il riconoscimento degli sforzi affrontati (l’ingresso nell’organizzazione mondiale del commercio previsto nel 2009)... Insomma la Russia è ritornata ad essere sulla scena internazionale quell’”orso” che ne rappresenta la potenza. Uno sguardo allargato sull’area, offre scorci inquietanti.
Lo scudo spaziale in Europa, proprio nei paesi di recente ingresso nell’Unione Europea (quelli più antirussi ), con la proposta di allargamento dell’Unione Europea all’Ucraina, Turchia.
Quell’episodio increscioso in occasione delle Olimpiadi: la Georgia che sferza un attacco di dimensioni solo apparentemente locali, un paese che non vuole ricordare che nell’antica Grecia per i Giochi Olimpici si sospendevano le guerre.
Ho cominciato a chiedermi “Perchè” e a constatare che l’informazione tradizionale occidentale non mi bastava, non mi convinceva ... Perchè era chiaro che il conflitto aperto è tra gli Stati Uniti e la Russia.
Navigando nei siti russi la prima cosa che mi ha colpito è che sono molto più plurali e liberi rispetto ai siti occidentali. Il dibattito, le critiche ed autocritiche sono degni della più grande tradizione plurale e democratica di cui ci vantiamo noi dell’occidente. Ecco una carrellata di alcuni titoli ed estratti dalle agenzie russe rilevate il 27 e 28 agosto. “Il fronte importante: quello nordamericano”, da una tavola rotonda organizzata da un’agenzia russa (Rosbalt) parlano diversi esperti tra i quali Dmitrij Orlov (comunicazione politica ed economica), Еvgenij Мinčenko (dell’Istituto Internazionale di scienze politiche), Iosif Diskin (strategia nazionale), Аleksej Аrbatov (Sicurezza Internazionale), Мihail Deljagin (esperto di problemi della globalizzazione). “Abhazia e Ossezia del Sud hanno pieno diritto morale e giuridico all’indipendenza. Ma dietro questo deve esserci un grande movimento giuridico internazionale... Ecco questo non c’è ancora... In principio certi paesi possono sostenere l'indipendenza dell'Abhazia e dell'Ossezia del Sud, se noi troviamo quei paesi e diamo loro qualcosa. La questione sta comunque nel fatto che di quei paesi che per noi sono assolutamente importanti,nessuno arriverà al riconoscimento. E’ chiaro che non succederà con l’Ue e con la Nato. Ma anche altri paesi mantengono le distanze. Hanno problemi anche loro e simili, cioè l’integrità del territorio. In Kazakistan, per esempio, ci sono problemi, la Cina ha problemi con Taiwan, l’India ha problemi col Kashmir, l’Azerbajgjan con Nagorno Karabak. A proposito, anche la Russia ha problemi di questo tipo, ma adesso si sente abbastanza forte da non prestarvi attenzione. E altri paesi non lo percepiscono…… Nella situazione odierna nessuno riconoscerà questa indipendenza…..”. “Io penso che l’Occidente contesterà. Adesso per noi il fronte principale è quello settentrionale americano”. Dal resoconto di un’altra tavola rotonda della stessa agenzia (www.rosbalt.ru): “con l’inizio ufficiale della Guerra della Georgia con l’Ossezia del Sud il tema ucraino ha iniziato ad occupare una posizione centrale nella politica estera della Russia. Il problema dell’ingresso dell’Ucraina nella NATO è strettamente collegato all’esportazione delle materie prime russe verso l’Europa Occidentale ... La tematica ucraina sta emergendo nuovamente ma, dopo i noti eventi, con una rilevanza diversa. Nelle indagini russe è emersa in maniera inequivocabile la partecipazione, come anche prima, dell’Ucraina negli avvenimenti dell’agosto di quest’anno. In primo luogo la partecipazione dei nazionalisti ucraini nei “fatti” dell’Ossezia del Sud e l’uso del sistema di rilevazione degli aerei russi sull’Ossezia del Sud. Ma io vedo che non si è ancora arrivati a porsi il quesito di quanto l’Ucraina si sia impegnata accanto alla Georgia non solo all’occupazione dell’Ossezia del Sud, ma nello sviluppo della guerra contro la Russia…. E’ certamente una questione di dimensioni nuove che condizionerà i futuri rapporti Russo – Ucraini. E qui andiamo al destino del Grande accordo, concluso il 28 maggio 1997 e ratificato dalla Duma nel 1998 poiché quest’anno cade il decimo anniversario di applicazione dell’accordo in base ad esso si prevede il rinnovo ogni dieci anni ed include la clausola che ciascuna delle parti ha il diritto non ratificarlo...”. L’11 settembre, sempre agenzie non italiane, annunciano l’invito rivolto dalla Russia all’Ucraina all’estensione per altri 10 anni degli accordi di collaborazione e di amicizia anche se la partecipazione dell’Ucraina alla NATO crea problemi di sicurezza alla Russia.Leggendo queste informazioni mi convinco che la Georgia ha potuto disporre di una macchina informativa gigantesca che l’ha vista protagonista delle notizie, ma che ci siamo perse dei pezzi importanti delle informazioni. Non siamo sufficientemente informati neppure dei problemi della coalizione arancione in Ucraina, dello scontro tra il Presidente Juščenko e la Prima Ministro Timoščenko, non siamo informati delle manovre militari che si stanno svolgendo nel Mar Nero e da parte di chi. Alcune testate iraniane hanno scritto che adesso l’Iran fa meno paura della Russia e, alla luce delle affermazioni della Presidenza degli Stati Uniti, di ritiro dall’Irak e di rafforzamento della presenza in Afghanistan. Forse qualcosa si sta riscrivendo senza che noi ne siamo informati e controinformati e soprattutto consapevoli e consapevolmente partecipi. Quindi tante le domande che nascono. Perchè un gruppo parlamentare europeo pensa di chiedere di non svolgere i giochi olimpici invernali a Sochi quando invece si sono tenuti in Cina? A che pro tutte queste azioni? Cosa c’entrano le Olimpiadi invernali con la Georgia? Forse una certa propaganda ci vuole convinti che ci troviamo di fronte a conflitti locali, ma allora perchè su autorevoli siti internazionali si può accedere a riflessioni di esperti - anche degli Stati Uniti - che stanno studiando “Il mondo senza l’occidente”( http://www.globalaffairs.ru)? Se così è a noi sta bene vivere in costante conflitto e assistere ad azioni paragonabili alla “morte del cigno”? Non sarebbe forse meglio considerare il mondo come un mondo plurale e non unipolare, un mondo più equo con più giustizia, solidarietà, multipolare in cui nelle reciproche differenze ci confrontiamo e costruiamo serie politiche contro il terrorismo e per la cultura della pace e della coesistenza? A me pare che sempre più spesso rischiamo di sottostare ad una nuova propaganda asservita a scopi di sempre più pochi. Domande e riflessioni troppo importanti, dato che è in gioco il valore delle nostre vite.
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