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L'8 marzo e il minimo comun denominatore

L'8 marzo e il minimo comun denominatore

E' l'irrefrenabile energia femminile che scuote il mondo e, pagando un prezzo altissimo, chiede di esserci a ogni livello pur nel mantenimento della propria preziosa differenza e originalità

Martedi, 07/03/2023 - Ogni anno -  seppur tra dissensi e consensi, tra sostenitrici e detrattrici - la Giornata internazionale dell’8 marzo risuona e vibra offrendosi ad infinite letture, a partire dalla “qualifica“ da ribadire sempre: giornata e non festa.
Una differenza non da poco. Nella parola giornata è insita l’ostinazione di voler pensare, elaborare, aggiornare il punto d’arrivo di conquiste e contraddizioni a cui come donne nella ricerca dei nostri diritti, nel raggiungimento dei traguardi ci siamo date.
Nel merito, oggi le considerazioni partono istintivamente e ovviamente dal guardarci “in casa Italia” e specchiarci nelle vicende, negli avvenimenti, straordinari, del paese. Non potrebbe essere diversamente interrogandoci rispetto allo storico, contemporaneo arrivo di Giorgia Meloni alla Presidenza del Consiglio e di Elly Schlein alla segreteria del PD, e a quali cambiamenti potrebbero portare nella vita politica. Senza scordare di citare anche Margherita Cassano prima donna Presidente della Cassazione.
Una premessa per arrivare a una domanda o considerazione che mi pongo da sempre, e più che mai di questi tempi in cui vediamo le donne afgane ridotte in schiavitù dai talebani, le manifestazioni delle  iraniane al grido ”donna-vita-libertà”, che sono imprigionate, uccise e persino avvelenate; le ucraine che per supportare la lotta per la libertà contro l’aggressione russa scelgono, non subiscono, di proteggere figli e anziani; e poi, pensando alla tragedia di Crotone, le migranti che fuggono, rischiano, muoiono sole e con i propri figli alla ricerca di una vita.
La domanda riguarda questa nostra realtà, con le sue incredibili disuguaglianze di partenza, nelle aspirazioni, nel continuare a lottare e mostra, e afferma, un minimo comun denominatore di queste lotte. Si perché nelle monumentali differenze di partenza, si ritrova la consapevolezza e il cemento unificante di un’irrefrenabile energia femminile che scuote il mondo e chiede, pagando un prezzo altissimo, di esserci a ogni livello pur nel mantenimento della propria preziosa differenza e originalità, con una spinta ribelle di partenza dallo status quo contro la violenza in tutte le sue forme e per l’autodeterminazione ad ogni latitudine terrestre.
Allora comprendere, identificare, valorizzare, ”isolare” questo minimo comun denominatore, appunto, che lega e accomuna le donne nel mondo, potrebbe essere generatore di una nuova, consapevole energia collettiva.
Decidere di uscire dai confini della famiglia, smarcarsi dalla soggezione, dalla sudditanza, dal dominio, dal paternalismo, dai ruoli predefiniti dei poteri maschili, dalle interpretazioni arbitrarie di religioni e non solo.
Volersi, in sintesi, misurare a tutti i livelli della propria società di appartenenza.
Il tutto con la gradualità obbligata, ma col coraggio che nasce dall’ormai irrimandabile, irrefrenabile convinzione di voler esserci, che si fa strada ovunque, e di essere unite da un obiettivo unificante. E’ aperto un conflitto internazionale che, seppur in un tempo difficile da immaginare di breve durata, sarà importante aspirare che possa ricomporsi in un nuovo necessario equilibrio solidale tra uomini e donne per il bene comune.
Dunque il minimo comun denominatore che, pur declinato nella differenza dei blocchi di partenza, impone la presa d’atto dell’avanzata del protagonismo femminile nel mondo.
Un terremoto di donne in movimento, che oggi s’impone in tanti paesi, affrontando e imponendo la priorità del diritto di esserci “senza velo”, oltre i confini della famiglia e della soggezione maschile, arrivando fino a situazioni di deprivazione totale, a cui in migliaia si oppongono pagando anche con la vita.
Un movimento che si confronta con altre condizioni assai avanzate, dove grandi passi sono stati compiuti, dove tante sono le donne a posizioni apicali di tutti i tipi, iniziando dal nostro paese, dall’Europa. Permane allora la ricerca non solo del minimo ma forse del massimo comun denominatore da progettare nel tempo. L’ostinazione femminile, quale elemento di forza sia individuale che collettiva, sia originale e diversificata, a seconda delle condizioni di ogni paese e cultura, pensando che al di là della retorica, dice che noi donne possiamo farcela. E meglio tutte insieme; in un'alleanza difficile da mettere in campo ma necessaria e forse non aggirabile. Rimettendo a regime magari proprio ogni otto marzo le conquiste consolidate nel mondo che per questo 2023 sembrano essere il coraggio che le donne in maggiore difficoltà stanno mostrando a tante di noi, mettendo in gioco la vita e ponendo interrogativi e sfide gigantesche a chi non si volti dall’altra parte.

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