8 MARZO AL TEMPO DELLE CRISI/5 - Occorre aprire un confronto tra le diversità e capire che siamo unite contro il patriarcato. Parola di Maria Geneth de Il Filo di Arianna
Marta Mariani Sabato, 28/02/2015 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Marzo 2015
Una delle voci che abbiamo raccolto per cercare di capire se l'8 marzo sia ancora un appuntamento capace di accomunare tutte le donne (così tante e così diverse in questo mondo plurale) è quella della Dott.ssa Maria Geneth, ginecologa, attivista, femminista e Presidente de Il Filo di Arianna. L'associazione veronese, nata nel 1984, ha come scopo quello di “creare uno spazio perché le donne possano svolgere studi e ricerche che affrontino il problema del loro rapporto con la cultura e con la società, mettendo a confronto le loro acquisizioni ed esperienze per proporre nuove vie e modalità di studio”. Per questo Il Filo di Arianna collabora con le più importanti istituzioni culturali, quali l’Università e la Società Letteraria di Verona.
Secondo il suo parere l'8 marzo può ancora dirsi un simbolico denominatore comune per tutte le donne?
L’8 marzo, secondo noi, in Italia, rischia di diventare una commemorazione piuttosto vuota di senso. Si corre spesso il pericolo di una banalizzazione, tanto che finisce per essere, talvolta, solo 'il giorno delle mimose'. La nostra associazione ha da molti anni assunto una pratica di riflessione fondata sulla complessità e sulla necessità di posizionarci. Non si può parlare di “femminismo”, ma di “femminismi”. Certamente, questi femminismi si esprimono in diversissime situazioni geografiche, politiche, sociali.
Quale spirito andrebbe rilanciato in occasione di questa data?
Il senso e lo spirito vanno ricercati secondo noi nella volontà di costruire in ciascun luogo le migliori condizioni per le donne e nell’apertura di un confronto tra le molte diversità. Crediamo, infatti, che tutte le battaglie che le donne conducono nei diversi luoghi del mondo si possano sempre riferire ai paradigmi fondamentali di emancipazione, messa in discussione del patriarcato, affermazione della differenza di genere.
Secondo lei, l'ottica femminista occidentale sta dimenticando di combattere delle battaglie più urgenti, più "globali", più “multiculturali”?
A noi non pare. Anzi, a noi sembra che il femminismo italiano sia sempre attento alle difficili condizioni che vivono le donne in altri luoghi. Il Filo di Arianna, ad esempio, già dagli anni Novanta ha invitato autorevoli donne provenienti da Paesi islamici a portarci esperienze ed immagini del loro mondo. È proprio a partire da quelle esperienze che si è voluto avviare il dialogo e il confronto.
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“Fin da piccola mi sono data da fare perché la mia vita si dipanasse fuori dalle mura di casa. Da giovane ero certa che il mondo sarebbe cambiato secondo il mio progetto e grazie all’azione mia e di chi la pensava come me. Così non è stato, ma riesco ancora a trovare buoni motivi per pensare, discutere, progettare, concretizzare, indignarmi, ridere. Molte di queste cose le faccio anche in quanto presidente del Filo di Arianna di Verona”. Maria Geneth
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