Cinema - Nel film ‘La gabbia dorata’ il tragico viaggio di tre adolescenti in fuga verso il sogno americano
Colla Elisabetta Domenica, 01/12/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2013
In una baraccopoli del Guatemala una ragazza entra in bagno, si taglia i capelli, si fascia stretto il seno e si veste da maschio, poi ingoia la pillola anticoncezionale, per prevenire gravidanze indesiderate in caso di stupro, uno degli ‘inconvenienti’ da mettere in conto, per una donna (anche se adolescente), nel lungo e pericoloso viaggio verso il sospirato confine con gli Stati Uniti: così comincia ‘La jaula de oro’ (La gabbia dorata), del regista spagnolo Diego Quemada-Diez, una pellicola dura e poetica, presentata a Venezia 2013 e distribuita in Italia da Parthénos. Sara, Juan e Samuel intraprendono un’impresa piena di incognite e più grande di loro: attraversare il Paese ed oltre, a bordo di treni merci, per rincorrere il sogno americano di una ‘vita migliore’. In Messico incontrano Chauk, un ragazzo indio del Chiapas che non parla lo spagnolo e gira senza documenti: si unirà al gruppo, non senza difficoltà (emarginato tra i marginali). Lo scontro con la dura realtà della vita non risparmierà niente e nessuno. “Volevo parlare della trappola americana, del perché la gente rifiuta la propria cultura e vuole partire. Per lavorare al film ho assunto la gente dei villaggi, compresi i ragazzi, e scelto veri emigranti, ma per questo ho dovuto cercare l’appoggio dei leader delle comunità locali. La storia di Sara - così come tanti altri episodi del film - è tratta da un fatto vero che mi raccontò una ragazza: sua madre, prima di partire per il confine, le tagliò i capelli e le nascose il seno con una benda, perché sembrasse un maschio e spesso, lungo la strada, si appartava con degli uomini per permettere ad entrambe di continuare il viaggio. Inoltre molte donne, in America Latina, nei lunghi viaggi, prendono la pillola perché sanno che potrebbero venire stuprate. Con dettagli di storie vere ho costruito i personaggi”.
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