- Difende i diritti delle donne e si scaglia contro ebrei e rom: dall’ONU alla UE, l’irresistibile ascesa politica di Krisztina Morvai
Cristina Carpinelli Domenica, 27/01/2013 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Gennaio 2013
Quando negli anni novanta entra a far parte della Commissione Europea per i Diritti Umani, Krisztina Morvai ha un curriculum di tutto rispetto: una laurea in legge (Università di Budapest), una borsa di studio al King’s College londinese e un periodo di docenza presso l’Università del Wisconsin. A Bruxelles si occupa principalmente di diritto penale, della questione dell’aborto, della dignità e dei diritti dei sieropositivi, dell’abuso minorile e dello sfruttamento sessuale, del problema della prostituzione, discriminazione di genere e violenza domestica. Nel 1998 pubblica a Budapest il libro Terror a családban. A feleségbántalmazás és a jog (Terrore in famiglia. L’abuso sulla moglie e la legge), in cui affronta il tema della violenza domestica.
Tra il 2003-2006 Krisztina Morvai è anche membro della Commissione per i Diritti delle Donne all’Onu. Per questo motivo, una volta insediatasi nel Palazzo di Vetro, le viene subito affidato il caso di un gruppo di donne palestinesi di Nablus. Queste erano state picchiate, stuprate da un gruppo di soldati israeliani, che avevano poi bruciato le loro case.
Da membro della Commissione per i Diritti delle Donne, difende con tenacia la causa delle palestinesi: di quelle costrette a prostituirsi, delle discriminate sul posto di lavoro, di coloro che reclamano diritti sulla propria terra, sui mariti e i figli, e sulla possibilità di spostarsi liberamente all’interno dei Territori Occupati.
Tuttavia, Krisztina è una persona scomoda per il governo d’Israele, che chiede e ottiene la sua sostituzione presso le Nazioni Unite. In seguito, sarà anche estromessa dall’incarico di membro della Commissione per i Diritti Umani dell’UE.
La Morvai vive il suo “doppio licenziamento” come una grave ingiustizia. Soprattutto quello di Bruxelles. Si dedica alla professione di avvocato nel suo paese, senza tuttavia abbandonare la difesa delle donne palestinesi. Prosegue, infatti, la sua lotta legale contro quello che lei definisce un “governo razzista e discriminatorio” (Israele).
Nel 2009 il partito Jobbik (“Movimento per un’Ungheria migliore” di matrice populista, nazionalista, antisemita, sorto nel 2003) le propone di candidarsi all’Europarlamento. La brillante avvocata accetta la candidatura al parlamento europeo tra le file del partito di estrema destra come indipendente. Dopo anni di battaglie civili a favore delle donne e delle minoranze, l’attivista si converte al nazionalismo estremista ungherese. Una scelta che lascia sbalorditi molti suoi connazionali, anche se lei reagisce: “Sono quella di prima”. Durante la campagna elettorale, Krisztina Morvai espone la sua visione dell’Ungheria, che si concentra in pochi punti: “La Grande Ungheria deve recuperare i territori, dei quali è stata mutilata” (con il Trattato del Trianon, l’Impero asburgico fu smembrato e l’Ungheria perse parecchi territori); “Il nostro passato è la nostra primavera” (occorre tornare ai lustri di Gábor Bethlen, il principe di Transilvania che a cavallo tra il 1500 e 1600 regalò al paese alcuni decenni di dispotismo illuminato). Poi si scaglia contro quelli che lei definisce i “nemici della patria”: zingari in primo luogo, poi gay, socialisti (bolscevichi), capitalisti, politici corrotti e per finire l’asse Tel Aviv - Washington - Bruxelles: “I nemici che affamano il popolo sono l’Europa, i comunisti, gli zingari e la finanza internazionale ebraica”.
Dopo il suo ingresso fra i banchi del parlamento di Strasburgo, la Morvai si fa presto notare per altre sue “memorabili” dichiarazioni pubbliche: “Sarei contenta se coloro che si definiscono fieri ebrei ungheresi, invece di insultare me se ne andassero a giocherellare con i loro piccoli peni circoncisi” (frase pubblicata dal quotidiano israeliano Haaretz). È la risposta della neo-europarlamentare agli attacchi di Gábor Barat, un cittadino di New York, “fiero di essere un emigrato ebreo e ungherese”, che aveva definito la Morvai “un caso psichiatrico, un mostro” per le sue affermazioni antisemite. Krisztina Morvai non nega di avercela a morte con il popolo d’Israele: “Stiamo diventando la seconda Palestina, voglio salvare l’Ungheria da un destino palestinese. (…) La maggioranza della gente è con me ma la dittatura al governo è con il capitale internazionale”. Ancora: “La Palestina è l’esempio di come ti possono prendere la terra e come puoi perdere il tuo paese. È quanto sta succedendo qui in Ungheria…”. Oppure: “La gente come voi (ebrei - n.d.a) è abituata a vedere la gente come noi mettersi sull’attenti ogni volta che date sfogo alle vostre flatulenze. Dovreste per cortesia rendervi conto che tutto questo è finito. Abbiamo rialzato la testa e non tollereremo più il vostro tipo di terrore. Ci ripren¬deremo il nostro Paese”.
A difendere la neo-europarlamentare dalle accuse di antisemi¬tismo e xenofobia che le vengono rivolte, scende in campo il bollettino di un sindacato di polizia ungherese, il cui direttore è Judit Szima, già colonnello della poli¬zia, e cara amica di Krisztina Morvai: “Nella situazione di oggi, l’antisemitismo non è solo un nostro diritto, ma è dovere di ogni ungherese che ama la propria terra. Noi ci dobbiamo preparare per la battaglia contro gli ebrei. Così come dobbiamo prepararci a una guerra civile fra ungheresi e zingari, fomentata dagli ebrei, che si sfregano contenti le mani”.
Altra spina nel cuore della Morvai, oltre agli ebrei, sono gli zingari, i Rom. Non c’è comizio in cui Krisztina Morvai non dichiari: “Chi sono gli zingari? Amano l’Ungheria? Hanno voglia di lavorare? Vogliono adattarsi e assimilarsi o no? Possiamo fidarci?”. Accusandoli di essere i responsabili della micro-criminalità che assilla il paese, appoggia le azioni della “Magyar Gárda” (Guardia Magiara, un’organizzazione di stampo neofascista creata nel 2007; ala para-militare del partito Jobbik), “perché quando la gente la vede si sente sicura, contrariamente alla milizia che è solo agli ordini del potere”.
Ma chi sono i militanti della Guardia Magiara? Risponde il responsabile del partito Jobbik di uno dei centri di Budapest: “Ci chiamano fascisti, ci chiamano antisemiti, solo perché parliamo dei problemi reali”. Di più: “La stampa internazionale se la prende con la Guardia magiara, l’accusa di violenze, ma venite a fare un giro della provincia. Quando vede quelle uniformi che quei ragazzi si sono pagati da sole, la gente torna a sentirsi sicura. La gente ha paura, è indifesa contro le bande violente degli zingari. Minacciano, rubano, picchiano, uccidono. (…) La gente, fuori da Budapest, non manda più i figli a scuola, gli asili chiudono”. Il motto di questa organizzazione para-militare, che parla di deportazione dei Rom, è: “Noi della Guardia siamo duri come un pugno, affilati come una spada”. E, infatti, bersagliano di bottiglie molotov le case delle minoranze etniche, e impediscono la fuga di chi tenta di fuggire dalle case in fiamme. Gli aderenti indossano uniformi nere simili a quelle dei “crocefrecciati” (i nazisti ungheresi del 1944), utilizzano vessilli degli anni ‘20 e ‘30 e ai loro raduni i banchetti sono pieni di busti e libri di Miklós Horthy, l’uomo che si alleò con Hitler.
Eppure, per la Morvai, la Magyar Gárda non è abbastanza forte. A suo dire, quest’organizzazione, che semina sangue e terrore tra gli accampamenti Rom, dovrebbe essere più presente per le strade di Budapest. Alla Guardia magiara, che ha dichiarato guerra alla “criminalità tzigana”, sono stati attribuiti diversi attentati nei confronti delle comunità Rom, con un bilancio di sette morti e molte case incendiate. Nel febbraio 2009 a Tatarszentgyoergy, villaggio a sud-est di Budapest, le reclute della Guardia, come bande simili agli squadroni dei Ku Klux Klan, hanno dato vita ad una caccia allo zingaro, bruciando vivi un giovane Rom e il suo bambino di cinque anni. Ma la Morvai (in piena campagna elettorale per le elezioni europarlamentari) aveva commentato l’incresciosa vicenda tagliando corto: “I Rom si uccidono tra di loro”. Dopo questo fatto, la Guardia Magiara è stata messa al bando per “incitazione all’odio”.
Nel 2011 il partito Jobbik, benché lei non fosse iscritta al partito, l’ha presentata come sua candidata ufficiale per le elezioni presidenziali del 2012. Ancora oggi, Krisztina Morvai, con il suo volto rassicurante di madre di tre figlie, siede tranquillamente tra i banchi dell’europarlamento ed è un membro della Commissione per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere. Fa parte, infine, insieme con l’amica e collega eurodeputata Marine Le Pen, del raggruppamento euroscettico “Alleanza europea per la libertà” (EAF - European Alliance for Freedom), fondato nel 2010, che unisce tutte le forze della destra europea e che ha tra i suoi obiettivi prioritari: impedire l’ingresso della Turchia nell’UE; combattere il multiculturalismo di sinistra, che non riconosce la civiltà Europea come superiore, e l’Islam perché è il nemico storico ed originale dell’Europa.
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