Una mostra a tutto tondo sul padre della Secessione Viennese collocata alla Galleria d'arte moderna Ricci Oddi di Piacenza ed all'attiguo spazio Xnl Arte Contemporanea
Martedi, 12/04/2022 - “Senza le donne, che si offrono in dote alla sua arte, Klimt sarebbe impensabile. Circondano la sua opera come una ghirlanda di fiori. Sono le viennesi. Ragazze del popolo e dame dell’alta società, ebree ed aristocratiche. Lui le conosceva bene, viveva per così dire nella scia del loro profumo. E divenne il loro glorificatore – uno dei pochi a scoprire la moderna donna europea” - scrive il giornalista Franz Servaes nel 1918, subito dopo la morte dell’artista, lo stesso anno in cui finisce l’Impero.
Così si esprime in ‘incipit’ al suo intervento sullo splendido catalogo Skira relativo alla mostra su Klimt aperta a Piacenza oggi di cui al titolo la critica d’arte Eva di Stefano, denominandolo “Dalla parte delle Donne”.
Ed in gran parte da donne è gestita tutta l’operazione espositiva, dalla scelta operativa all’offerta meravigliosa di passione, arte e bellezza – quella che salverà il mondo – che ne è sublime testimonianza.
Come ha affermato Elena Pontiggia, curatrice maxima dell’evento insieme con Gabriella Belli, l’intero evento ruota attorno al ritorno ‘a casa’ del "Ritratto di Signora – The Portrait of a Lady" – adombrando il titolo del noto romanzo omonimo di Henry James – capolavoro klimtiano trafugato dalla Galleria Ricci Oddi nel 1997 e ritrovato in circostanze quanto meno misteriose e fortunose nel dicembre del 2019.
Un riscatto nel riscatto, perché dopo questi anni di covid, la città di Piacenza, ma anche la cultura ed appunto l’arte in genere, riceveranno nuova linfa e vita, un ottimo auspicio anche per gli appassionati che potranno ammirare tutta una serie di opere davvero straordinarie ed uniche.
Tanto più che come ha precisato l’organizzatrice della mostra Iole Siena, presidente e a.d. di Arthemisia: “ L’Austria non permetterà – dopo questa occasione – di esporre le opere del pittore viennese all’estero fino al 2029”.
Oltre 160 opere tra dipinti, sculture, grafica, manufatti d'arte decorativa provenienti dal Belvedere Museum di Vienna, dalla Klimt Foundation e da molte altre collezioni pubbliche e private saranno esposte fino al 24 luglio prossimo.
L’iter espositivo ha inizio dalla stagione del grande Simbolismo europeo, il punto di partenza di Gustav Klimt: presenti incisioni e disegni rappresentativi di Max Klinger, Odilon Redon, Edvard Munch, James Ensor, Fernand Khnopff, e poi l’emblematica Medusa di Franz von Stuck, sculture ancora di Klinger, ‘et enfin’ l’apoteosi klimtiana.
C’è tutto il mondo di Gustav, con i suoi primi lavori ed i primi sodali: i fratelli Georg ed Ernst, l'amico Franz Matsch.
Si entra poi nel vivo del progetto artistico e di vita di Klimt con la ‘full immersion’ nella Secessione Viennese da lui fondata con altri 17 artisti nel 1897 in segno di ribellione e distanza dall’arte ufficiale. “Al tempo la sua arte, all’arte la sua libertà”, questo il motto degli artisti secessionisti sulla facciata della loro sede espositiva.
Un'intera sezione, come anticipato più sopra, è dedicata al “Ritratto di Signora” ed alla affabulazione delle sue avventurose vicende, al mondo della Wiener Werkstätte – come sottolinea in presentazione la Pontiggia - ed ancora i laboratori d'arte decorativa fondati a Vienna da Josef Hoffmann e da Koloman Moser nel 1903, il tutto avvalorato dagli arredi, gli argenti, i vetri e le ceramiche. Sono esposti inoltre i Manifesti della Secessione, tra cui quello di Klimt “Teseo e il Minotauro” che all'epoca fece scandalo, e riviste come “Ver Sacrum”, il manifesto ufficiale proprio della Secessione Viennese, che accolse vari contributi anche da artisti stranieri come Mucha, il già nominato Khnopff e da scrittori come Rainer Maria Rilke.
Una scelta di disegni e incisioni di Schiele e Kokoschka, tra cui la fantastica serie dei “Ragazzi sognanti”, ricorda la generazione successiva dei più giovani artisti austriaci che in Klimt ebbe il suo mèntore principale.
L’esposizione è arricchita da una sezione dedicata ad artisti italiani che si ispirarono e furon molto influenzati da Klimt, come Casorati, Wildt e Zecchin, promotori di un’arte in bilico fra estremo rigore formale, primitivismo e figurazione ‘selvaggia’.
Il grande evento si chiude con la ricostruzione del mitico “Fregio di Beethoven”, l’apoteosi, emozionante e più che mai suggestiva, per certi versi, dell’intera Arte Klimtiana.
Presentato alla XIV Mostra della Secessione, nel 1902 e dedicata al grande musicista, si ispira all’interpretazione che Wagner aveva dato della Nona Sinfonia.
Al di là della simbologia, il fregio è di straordinaria importanza stilistica, perché le grandi pareti orizzontali vuote sono un’innovazione assoluta che anticipa certi esiti del suprematismo e del minimalismo. La mostra della Secessione voleva ispirarsi all’opera d’arte totale: per Klimt le Arti ci portano nel regno ideale dove possiamo trovare la felicità...
Lascia un Commento