Martedi, 16/04/2024 - Il femminile di giornata / quattro
Svizzera: “KlimaSeniorinnen” ovvero “Anziane per il clima“ in prima linea, libere, per contribuire al futuro.
Il 9 aprile 2024 la Corte Europea per i Diritti Umani (CEDU), con una sentenza che fa storia, ha dato ragione alle “Signore” del clima, confermando che la Svizzera, come da loro denuncia, ha violato l’art 8 (per il diritto al rispetto della vita privata e familiare) della Convenzione dei Diritti dell’Uomo, perché inadempiente nell’affrontare la crisi climatica, in ritardo rispetto a politiche, obbligate, capaci di ridurre le emissioni di gas. La decisione della Corte di Strasburgo, non impugnabile e vincolante per la sola Svizzera, rappresenta comunque e sicuramente una pietra miliare nel futuro delle legislazioni, partendo dai 46 Stati che si ritrovano nel Consiglio d’Europa.
Sarà difficile d’ora in poi che, a fronte di richieste analoghe, le normative dei governi non siano influenzate e condizionate da tale sentenza. Sono tanti i ricorsi già presentati ad autorità statali, così come domande pressanti di un impegni e iniziative concrete, nella lotta al cambiamento climatico. E sono destinati ad aumentare.
L’evento merita una menzione speciale anche riguardo le protagoniste: le “KlimaSeniorinnen” o "Anziane per il clima". Ricordare la motivazione con cui, attraverso un percorso accidentato ma intelligentemente documentato da puntuali diagnosi mediche, abbiano raggiunto il traguardo da vincenti. Un lungo percorso in cui non hanno mai perso la bussola, riuscendo tra non piccoli ostacoli e tentativi di delegittimazione.
Il 2016 nasce l’associazione "KlimaSeniorinnen", composta da 150 donne che hanno un'età minima di 64 anni; decidono di rivolgersi al loro Governo svizzero, forti di certificati medici che dimostrano i danni fisici subiti a causa delle modificazioni climatiche e sottolineando inoltre di essere, proprio per l’età e come donne, le più fragili rispetto ai danni fisici subiti. La richiesta è di tenere conto nella legislazione del paese di tale situazione, nel rispetto, peraltro, degli accordi di Parigi sul clima.
La risposta del governo di Berna non è solo negativa, ma indelicata per non dire offensiva e dichiara che non possono essere considerate vittime data l’età (hanno dai 64 ai 91 anni), in quanto le conseguenze si possono definire ”troppo tenue e remote”. Si sentono dire addirittura che la loro è una richiesta populista.
Ma le nostre indomite nonne, peraltro oramai cresciute fino a 2500 associate, preso atto del risultato, nel 2020 decidono di rivolgersi alla Corte Europea.
E’ così che il 29 marzo del 2023 vengono chiamate in udienza a Strasburgo ed informate che sarebbero state riconvocate per i risultati. Quando il 9 aprile del 2024 è arrivata la sentenza, davvero senza precedenti, esplode una festa. La gioia è irrefrenabile, come soddisfazione e orgoglio per la propria azione testarda. Una gioia per sé e per tante che nel 2016 c’erano e, data l’età, non sono riuscite a gioire del successo.
Ma la vittoria non è stata sufficiente alle signore per non “sputare il rospo” spiegando, per chi non lo avesse capito come il governo svizzero, che la rivendicazione presentata teneva conto non semplicemente dei loro problemi, ma della responsabilità dovuta, proprio come anziane, e significativa per le generazioni dopo di loro. E che la loro realtà di anziane - madri, nonne, pensionate, piene di esperienze e professionalità nel gruppo partito da 150 e cresciuto fino a 2500 aderenti - permetteva, senza timore, una ineguagliabile libertà di confronto, anche conflittuale, con le istituzioni. E questo a servizio, partendo dalla Svizzera, del futuro di tutte e tutti gli abitanti della Terra. E scusate se è poco!
Paola Ortensi
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