165 anni fa nasceva Kate Chopin. Romanziera americana trascurata dalle antologie, Kate viene considerata, negli States, una delle madri del femminismo del Novecento.
L'8 febbraio del 1850, nel Midwest, nasceva l'autrice americana Katherine O' Flaherty, meglio conosciuta come Kate Chopin - perché sposa, appunto, dell'imprenditore cotoniero Oscar Chopin.
Originaria dell'Irlanda da parte di padre, e discendente dei primi coloni franco-canadesi dell'Alabama per parte di madre, Kate nacque a St. Louis, l'attuale Missouri, dove morì nel 1904.
Intrigante scrittrice di novelle, la Chopin viene elogiata e ricordata principalmente per il suo romanzo del 1899: "Il Risveglio" (The Awakening), un'opera americana sopraffina - almeno quanto la "Madame Bovary" di Flaubert. Anche "Il Risveglio", infatti, racconta il tragico adulterio di Edna Pontellier. Edna è ancora una donna avvenente, purtroppo già moglie di un ricco uomo d'affari e ormai madre di due figli. Quando si innamora follemente di Robert, non sa scegliere fra passione e dovere. Dilaniata, Edna cerca invano di risolvere un dilemma sentito come lacerante (fatto di apprensioni sulla reputazione, preoccupazioni d'orgoglio e promesse sociali), in cui, tuttavia, ad avere la meglio sarà una cieca disperazione.
Disperazioni e depressioni, appunto (registrate e descritte dalla Chopin con una minuziosa attenzione che non trascura dettagli e sfumature), quando anche possono dirsi fioriture romanzate, hanno qualcosa di autobiografico.
Oscar Chopin morì nel 1882. In quell'anno Kate rimase vedova, e per di più, fu sommersa dai debiti del defunto marito. Già abbattuta per la recente perdita della madre, Kate, poco più che trentenne, conobbe una terribile depressione. Se da quest'ultima non si lasciò sopraffare fu solamente per una geniale intuizione dell'ostetrico di famiglia Frederick Kolbenheyer. Egli, riscontrando in lei delle insolite capacità letterarie, e ravvisando in queste stesse delle potenzialità sia economiche, sia terapeutiche, Kolbenheyer disse alla Chopin di mettere nero su bianco i suoi moti interiori. Le consigliò di dare sfogo ai suoi accessi malinconici per fiumi e fiumi di inchiostro. E Kate Chopin scrisse. Scrisse con costanza e pazienza.
Ecco perché la penna di Kate Chopin - abituata a sondare emozioni e sentimenti - anche nei racconti più brevi, ha la precisione di un bisturi e la tenacia del diamante. Si legga, a conferma, un frammento della short story intitolata: "Una donna rispettabile".
«L'animo di lei [Mrs Baroda] afferrava appena e vagamente quanto lui diceva. Sentiva predominare in lei, per il momento, il corpo. Non stava pensando a quelle parole, si stava come abbeverando al suono di quella voce. Voleva riuscire, nel buio, a contattarlo - sfiorandolo lievemente con le estremità dei polpastrelli - forse sul volto o sulle labbra. Voleva avvicinarsi a lui, bisbigliare sulla sua guancia qualcosa - non importava cosa - così come certamente avrebbe fatto, se non fosse stata una donna rispettabile. Fortissimo, quell'impulso che la conduceva irresistibilmente a lui, in realtà, la portò ad andarsene...».
Il nome di Kate Chopin, lo si vede, dovrebbe suonare forte quanto i cognomi di Chateaubriand, Flaubert o Balzac; dovrebbe riecheggiare sugli oceani e riconquistare quel vantaggio sul silenzio che è l'inconfondibile e necessario distintivo dei più grandi.
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