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Juliette Binoche designata Presidente della Giuria del Concorso al 78° Festival di Cannes

Juliette Binoche designata Presidente della Giuria del Concorso al 78° Festival di Cannes

Ancora una donna, dopo Greta Gerwig, presiederà la prestigiosa Giuria della manifestazione cinematografica più importante del mondo. A 40 anni dalla sua prima comparsa sulla Croisette, Binoche torna con 'umiltà' in altra veste

Martedi, 04/02/2025 - Ancora una volta il Festival di Cannes, di cui si terrà quest’anno la 78esima edizione, conferma il suo impegno verso la parità di genere e la valorizzazione delle artiste donne: sarà infatti la nota ed amatissima attrice francese Juliette Binoche a presiedere la giuria del 78esimo Festival di Cannes, che sabato 24 maggio 2025 assegnerà la Palma d'oro per il Miglior Film. La Binoche succederà alla regista americana Greta Gerwig, così che, per la seconda volta nella storia del Festival, una donna legata al mondo del cinema prenderà il testimone da un'altra artista donna.

Juliette Binoche ha conquistato negli anni pubblico e critica, riunendo i più grandi registi di ieri e di oggi nella sua filmografia: a 40 anni esatti dalla sua prima apparizione sulla Croisette, sarà lei la presidente della Giuria del Concorso, la sezione competitiva più importante del Festival cinematografico più noto del mondo.

“Non vedo l'ora di condividere queste esperienze di vita con i membri della giuria e con il pubblico - ha affermato l’attrice, famosa e pluripremiata per opere quali ‘L’insostenibile leggerezza dell’essere’, ‘Film blu’ e ‘Il paziente inglese’, oltre che per il suo amore verso l’arte cinematografica - Nel 1985 salii per la prima volta la scalinata con l'entusiasmo e l'incertezza di una giovane attrice: non avrei mai immaginato di ritornare 40 anni dopo nel ruolo onorario di Presidente della Giuria. Apprezzo il privilegio, la responsabilità e sento un assoluto bisogno di umiltà”.

Ogni anno, il Festival di Cannes riunisce ed esplora nazionalità, cinematografie, sensibilità, generi e soggetti multiformi e differenti. Questo è proprio ciò che Juliette Binoche ha scelto di fare fin dall'inizio di una carriera, costellata di circa 70 film e 40 anni di impegno e ricerca artistica, fin dal suo primo ruolo importante in ‘Rendez-vous’ di André Téchiné, presentato in anteprima a Cannes nel 1985.

Quattro decenni dopo è ormai una star internazionale e ha ispirato collaborazioni inaspettate e sceneggiature che le stanno a cuore. Il suo viaggio attoriale, istintivo e professionale, attraverso la scena creativa mondiale le ha presto dato un'aura unica, che ha attratto registi da una costellazione senza confini: Michael Haneke (Austria), David Cronenberg e Abel Ferrara (USA), Olivier Assayas, Leos Carax e Claire Denis (Francia), Amos Gitaï (Israele), Naomi Kawase e Hirokazu Kore-eda (Giappone), Krzysztof Kieślowski (Polonia), Hou Hsiao-hsien (Taiwan) e molti altri.

Uno dei film che esprime questo orizzonte sconfinato dell’attrice è senz’altro ‘Copia conforme’ del regista Abbas Kiarostami, che le è valso il premio come migliore attrice a Cannes nel 2010: diretta da un regista iraniano nella campagna toscana, al fianco di una cantante lirica britannica, Juliette Binoche illumina questa storia universale mescolando amore e arte e le loro false pretese, per meglio cogliere la verità di entrambi. Dopo questo quinto film presentato dall’attrice nella Selezione ufficiale del Festival, ne sono seguiti altri quattro, fino al premiato ‘The Passion of Dodin Bouffant’ di Trần Anh Hùng, nel 2023.

Vincitrice dei premi più prestigiosi (Oscar, Bafta, César, Migliore attrice ai Festival di Berlino e Venezia, e molti altri), Juliette Binoche non cerca il virtuosismo, preferendo confidare solo nelle emozioni e nella sfuggente verità del momento.

Come ha sottolineato Louis Malle dopo aver girato con lei ‘Il danno’, l’attrice è senza dubbio incoraggiata “dalla sua storia d'amore con la macchina fotografica e dalla sua straordinaria presenza e intensità”. Il grande divario tra le sue interpretazioni, per citare solo i film diretti da Bruno Dumont - dal puro (Camille Claudel 1915) al burlesque (Slack Bay) - illustra il gusto della Binoche per la libertà e il coraggio di mettersi costantemente alla prova. Questo è senza dubbio il motivo per cui è così versatile e imprevedibile nella sua arte - nelle sue arti in realtà - spaziando dal cinema alle serie TV (The Staircase, The New Look), al teatro (Ivo van Hove), alla danza (co-creazione con Akram Khan), alla musica (Alexandre Tharaud) e alla pittura.

Le eco del mondo risuonano attraverso la voce di questa cittadina impegnata: istruzione, immigrati privi di documenti, diritti umani in Iran – ricordiamo la sua protesta a Cannes contro l'incarcerazione di Jafar Panahi quando ha brandito sul palco il cartello col nome del regista – anche la neo-presidenza dell'Accademia europea del cinema, tutto si pone nella scia essenziale dei temi legati al movimento #MeToo, condividendo con generosità e responsabilità le esperienze inquietanti dei suoi esordi. Inoltre l’attrice usa regolarmente la sua influenza per aumentare la consapevolezza dei pericoli ecologici che minacciano il nostro pianeta.

Il suo impegno ad ampio raggio fa pensare a quello di Olivia de Havilland, ricordata per aver sfidato l'onnipotenza degli studios americani: questa leggenda di Hollywood era stata presidente della giuria al Festival di Cannes nel 1965, passando il testimone per la prima volta a un'altra donna, anche lei una leggenda della Settima arte di Cinecittà, Sophia Loren. Era 60 anni fa: come in un'affiliazione familiare, lontana ma importante e bella, la presidenza di Juliette Binoche al Festival di Cannes di quest'anno celebra e riunisce le star nel corso del tempo.

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