La Donna del mese - Esperta in studi di genere e di etica della cura, da New York a Bologna
Di Pietro Maria Elisa Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Maggio 2007
Donna del mese: Joan Tronto
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Joan Tronto, esperta in studi di genere e femminismo di fama internazionale, insegna Scienze Politiche all’Hunter College della City University di New York, che le ha conferito un premio al merito per l’insegnamento nel 1991. Con abilità e simpatia riduce le distanze dagli studenti e semplifica l’esposizione con riferimenti alla quotidianità della gente comune, ricordando spesso di provenire dalla “working class”. Cresciuta durante la guerra in Vietnam, in una società razzista e sessista, dominata dalla borghesia medio-alta, la giovane Joan si impegnò nel femminismo, attratta dall’interesse di questo movimento per la giustizia e le vite ordinarie di donne, bambini e lavoratori di ogni razza, religione ed etnia.
Dopo aver tenuto corsi in università americane ed europee, quest’anno è ospite dell’Università di Bologna, per un ciclo di seminari intitolato "Studi di genere ed etiche della cura. Percorsi nel pensiero politico occidentale". Le lezioni, arricchite da applicazioni pratiche a bioetica, politiche sociali per la famiglia e immigrazione, consentono di apprezzare un lungo percorso di ricerca. testimoniato da articoli e saggi, pubblicati in riviste e antologie internazionali.
“Confini morali. Un argomento politico per l’etica della cura” è il primo libro di Joan Tronto tradotto e pubblicato in Italia (Diabasis, 2006). Il titolo allude a tre confini individuati dall’autrice, rispettivamente: tra morale e politica; teoria morale e vita concreta; pubblico e privato. Sono muri eretti da un percorso storico e culturale che ha negato piena cittadinanza civile e politica ai soggetti deboli, dalle donne alle minoranze, instaurando un circolo vizioso di esclusione e scarsa attenzione politica, funzionale al capitalismo. L’opera si inserisce nel dibattito femminista nord-americano aperto nel 1982 con la pubblicazione di “Con voce di Donna” di Carol Gilligan, che riconoscendo le differenze di genere, rivaluta le caratteristiche tradizionalmente associate al femminile, ritenute comunemente inferiori al modello dominante di moralità maschile, razionale e individualista.
Secondo Tronto, l’argomentazione che la moralità femminile, portatrice di valori come cura, amore materno, relazioni umane e pace, favorisca un cambiamento politico, in contrapposizione alla morale maschile della giustizia e dei diritti è fallita: negli Stati Uniti la maggioranza delle donne resta esclusa o ai margini nelle istituzioni, alle quali accedono solo le bianche più privilegiate.
L’autrice si distingue quindi dal femminismo culturale ed evidenzia che le qualità morali associate alla cura non sono essenzialmente femminili, ma comuni alle minoranze e alle classi inferiori che condividono con le donne una posizione di marginalità. Di qui, Tronto conia un’ampia nozione di cura, estesa a tutte le attività svolte per migliorare il mondo e la vita, ne svela le potenzialità e ne rovescia la valenza politica: da strumento di controllo delle donne a strumento di equità e partecipazione democratica. Riconoscere la cura e i suoi valori come elementi pervasivi e costitutivi dell’esistenza umana, rende l’etica della cura universale e complementare all’etica maschile, la fa uscire dai margini della riflessione femminista, la pone al centro nella discussione pubblica come motore di un cambiamento strutturale.
Tronto osserva che nella società contemporanea le attività di cura non sono più soddisfatte solo nella sfera domestica, come lavoro non pagato, ma anche in quella pubblica, sia dal mercato, coi servizi di colf, badanti e immigrati, sia dallo Stato, che offre sostegno a famiglie e lavoratori. Tuttavia la svalutazione economica e culturale di queste attività e di chi le svolge perpetua le disuguaglianze sociali: la maggior parte del lavoro di cura è delegato a donne, minoranze e classi inferiori, consentendo ad altri, soprattutto maschi o donne di classi medio-alte, di dedicarsi al lavoro professionale, produttivo, meglio retribuito e più ambito. Resta un privilegio di pochi avere il tempo da dedicare agli interessi personali, coltivando l’immagine e la crescita di sé come persone autonome e indipendenti. Il lavoro di cura corrisponde ad una cittadinanza parziale, mentre il lavoro pagato fonda una cittadinanza piena e un’effettiva partecipazione alla vita pubblica.
Le riflessioni di Joan Tronto maturano negli Stati Uniti, dove lo Stato soddisfa i bisogni di cura dei cittadini meno di quanto accada nei sistemi di welfare dell’Europa occidentale. Tuttavia sono stimolanti per superare la crisi dello stato sociale in Europa e i rischi di nuove emarginazioni ed inefficienze dovuti alla scarsità di risorse. Ci invitano a ripensare la società e la politica mettendo in discussione le idee tradizionali e gli ostacoli che impediscono a voci differenti di ottenere considerazione politica. La sfida aperta è un progetto democratico di inclusione e giustizia sociale che, evitando gli errori di maternalismo e paternalismo, riconosca rispetto per l’autonomia, le scelte e il diritto di partecipazione attiva ai processi decisionali di chi versa in uno status di dipendenza.
(22 maggio 2007)
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