Joan Baez, icona degli anni Settanta - Joan Baez, icona degli anni Settanta, compagna di Bob Dylan e protagonista di Woodstock, a Roma in concerto all'Auditorium Parco della Musica, ha commosso ed entusiasmato il pubblico....
Colla Elisabetta Venerdi, 14/09/2012 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Settembre 2012
Quando sale sul palcoscenico della gremita Cavea Auditorium Parco della Musica (Roma), la accoglie un pubblico entusiasta e commosso. Lei, Joan Baez, vera icona degli anni Settanta legata al movimento di protesta americano ed alle tante battaglie in difesa dei diritti civili, compagna di Bob Dylan e protagonista della kermesse di Woodstock, si è conquistata un posto nell’Olimpo dei grandi come interprete dalla voce cristallina e leggiadra, riconoscibile fra milioni di altre. Sarà per questo, per la fama raggiunta già giovanissima e per l’impegno civile mai venuto meno, che Joan si presenta al pubblico, ancora oggi, come una splendida settantenne all’insegna della massima semplicità: vestito nero lungo che fascia un corpo asciutto e longilineo, sciarpa rossa e chitarra acustica al collo. Dopo poco si sfila i sandali e resta a piedi nudi per l’intero concerto: lei può. Non c’è trucco, non c’è inganno, solo autentica, bellissima musica, antica e nuova, senza tempo. Le note di canzoni famosissime come Farewell Angelina, Sacco e Vanzetti, Sweet low sweet chariot, Blowing in the Wind, The Boxer, Diamond and Rust (e tante altre), si mescolano a melodie popolari come Jari Ya Hammouda dedicata a chi rischia la vita per la libertà nelle ‘primavere arabe’, o alle splendide Scarlet tide di Elvis Costello e Jerusalem di Steve Earle, in alcuni brani accompagnata da un duo di giovani musicisti, il polistrumentista Dirk Powell e il percussionista Gabriel Harris - la sua “megaband” come dice ironicamente Joan - o duettando in lingua spagnola (Gracias a la vida, La Llorona, Cucurrucucú paloma) con Marianne Aya Omac, energica cantante e chitarrista francese dalla voce potentissima. Generosa col pubblico romano la Baez, oltre a leggere in italiano le parti più significative di molti testi delle canzoni prima di suonarle, è rientrata quattro o cinque volte sul palco dopo il primo, classico bis. Insomma, se non fosse già appaltato, si potrebbe usare per Joan Baez l’appellativo di ‘La Signora’: come lei non ne fabbricano più, forse per questo sentirla cantare è come tuffarsi a capofitto nella nostra giovinezza, di chi aveva vent’anni ai tempi di We Shall Overcome. Il suo sorriso e la sua voce (che ancora arriva melodiosa, solo a tratti poco più roca di un tempo) rimarranno per sempre ‘giovani’, proprio come gli ideali senza tempo delle canzoni che ci hanno fatto sognare e che anche le nuove generazioni hanno imparato ad apprezzare.
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