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JEANNE MOREAU - L'ultima (Im)mortale - 31 Luglio 2017 - di Maria Cristina NASCOSI SANDRI

JEANNE MOREAU - L'ultima (Im)mortale - 31 Luglio 2017 - di Maria Cristina NASCOSI SANDRI

E' stata veramente - e lo sarà per sempre - un'icona pressoché immortale del grande ed inimitabile Cinema Francese del secol scorso e di questo...

Mercoledi, 02/08/2017 - E' morta a Parigi, ad 89 anni JEANNE MOREAU, icona del cinema francese in generale e della Nouvelle Vague, tra i Fifties ed i Sixties, in particolare, insieme con Jean Seberg, Anna Karina - tutte e tre etoiles di Godard - e B.B. - Brigitte Bardot, lanciata da Roger Vadim, per non citarne che alcune.

Il suo debutto artistico è del 1950, i primi successi avvengono sulle assi del palcoscenico, poi arriva il cinema: Louis Malle e François Truffaut, i registi che la scelgono, ed è proprio di Truffaut la pellicola che porta la Moreau al trionfo, Jules e Jim, del 1962, che diverrà uno dei più amati cult-movies di Prima della Rivoluzione: non a caso, Bernardo Bertolucci - autore del film omonimo del 1964 addirittura - lo 'riprese' in qualche modo, omaggiandolo e 'citandolo' a tutto spiano, con non poca nostalgia, in The Dreamers - I sognatori, del 2003 .

Ma 'in primis' Louis Malle l'aveva scelta come protagonista per Ascensore per il patibolo (1957), 'glossato' dalla stupenda musica di Miles Davis, e per il successivo Les amants (1958).

Nel 1960 il palmarès femminile a Cannes per la miglior attrice in Moderato cantabile- Storia di uno strano amore di Peter Brook, dal romanzo omonimo di Marguerite Duras.

Nella lunga filmografia di MOREAU anche La Notte di Antonioni, parte della Tetralogia sull 'Incomunicabilità del regista, sempre del 1960 e poi

Falstaff di Welles, del 1965, Querelle de Brest di Fassbinder, del 1982, ma son solo punta di una carriera iceberg infinita.

Ma non dimenticare che negli anni Novanta Luc Besson le affida un cameo che poteva esser solo suo in Nikita (1990): in esso Moreau mette in scena, con fascino ed eleganza immortali, un passaggio di testimone nei confronti di una giovane Anne Parillaud verso una nuova frontiera dell’indipendenza femminile, diversa, up-to-date, ma...con quanta sensualità, ancora, nonostante l'inesorabile passar degli anni non avesse avuto pietà nemmeno di lei.

Poi, a 35 anni da La notte, re-incontra Antonioni e Mastroianni in un episodio de Par de là les nuages- Al di là delle nuvole, del 1995.

Nel 2000 al Festival di Berlino viene premiata con l’Orso d’Oro alla carriera.

Nel 2013 è l'interprete di un piccolo capolavoro, a Lady in Paris - Une Estonienne à Paris di Ilmar Raag.

Con una fotografia ed una delle interpretazioni principali ed i suoi primi piani – quella/i di Laine Mägi, ottima attrice estone come il regista – che in incipit di pellicola portano alla memoria un Dreyer da “Dies irae” post-litteram, il film era una coproduzione franco-belga estone in cui l' autore, il già citato Ilmar Raag, pare non aver scordato, proprio per quelle immagini, nella sua opera, la propria lezione culturale e civile di origine ugro-finnica. Nemmeno Parigi, nella sua ‘visività’ mantiene il suo èclat di Ville Lumière, se non per un fotogramma o due, proprio per non perdere di vista il sottile e un po’ prevedibile plot che nulla toglie al vero valore del testo filmico. Claustrofobiche le immagini, le riprese, molto ‘nordiche’, persino i primi piani che, a volte, faticosamente, fan riconoscere i tratti del volto, ma non per questo meno profondo il testo pur nella sua ‘leggerezza’.

E la sua levitas viene poi dal seguito del film, un vero omaggio a Jeanne Moreau, alla sua vita professionale e, forse, privata, sentimentale – pareva, a tratti, che il film le fosse stato scritto addosso, cucito su misura. Magistrale la sua interpretazione di primadonna di una vita che le sta sfuggendo dalle mani, da quelle mani, quel corpo di cui lei non ha mai dimenticato il fascino – lo dice anche intra-dialoghi e non si sa quanto sia autobiografico ciò che dice – la sua passionalità mai sopita del tutto, nonostante il suo essere ultraottantenne.

Un cuore ed un ‘carattere’ che solo la morte – e magari neppure quella, oggi – riusciranno mai a scalfire, una personalità che poi è quella di un’attrice che “(...) ha sparso sensualità come fosse DDT” – per citare l’Hitchcock di Intrigo internazionale.

Immortale, dunque, la Moreau che ha attraversato il secolo scorso, breve, ma così intenso, per giungere e mai lasciare, simbolicamente, questo...

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