Storia/ La pace secondo la Addams - Dalla scuola di democrazia di Hull-House alla Conferenza per la pace a L’Aia, la vita di una figura femminile carismatica che ha attraversato gli Stati Uniti e l’Europa nei primi decenni del secolo scorso
Providenti Giovanna Mercoledi, 25/03/2009 - Articolo pubblicato nel mensile NoiDonne di Dicembre 2004
Nel presentare la figura di Jane Addams invito a immaginarla in due momenti cruciali della sua vita: nel 1889 quando fonda il Social Settlement Hull-House e intorno al 1915 quando la scelta di assumere delle posizioni nette nei confronti della prima guerra mondiale la porta a inimicarsi l’opinione pubblica americana ma anche a imporsi in una dimensione internazionale, fondando la Lega Internazionale Femminile per la Pace e la Libertà (Wilpf) e ottenendo il Nobel per la pace nel 1931.
Nel 1889, a soli ventinove anni, dopo avere a lungo viaggiato per l’Europa, Jane Addams e la sua ex compagna di College Hellen Starr, si insediano in uno dei quartieri industriali più poveri e multiculturali di Chicago, trasformando una villa abbandonata in “un posto per gli entusiasmi, un luogo in cui tutti coloro che hanno la passione per la condivisione equa delle gioie e delle opportunità umane sono presto attratte”. Il lavoro svolto da Addams insieme a collaboratrici e collaboratori, che nei più di quaranta anni di attività si avvicendano nella Casa, è rivolto, fin dagli inizi, a dare la possibilità, a tutti coloro rimasti “intrappolati in condizioni di estrema povertà e tagliati fuori dalla cultura”, di volgere positivamente la propria vita, divenendo donne e uomini più consapevoli delle proprie capacità. A Hull-House, come Jane Addams ama ribadire, si impara a divenire cittadine/i in grado di partecipare in maniera attiva e sostanziale alla costruzione della democrazia, da lei considerata strettamente vincolata alla costruzione etica della società, tema a cui è dedicato il suo primo libro, Democracy and Social Ethics del 1902.
La scuola di democrazia di Hull-House, in cui si impara e si sperimenta la convivenza civile tra persone di diversa appartenenza sociale e culturale, negli anni ospita pensatori e politici di fama internazionale, i quali insegnano ma anche imparano dagli ospiti fissi di Hull-House – donne del popolo, operai, bambini – i saperi della quotidianità. Una delle iniziative più belle di Hull-House è il Labor Museum, un museo dell’artigianato internazionale allestito da donne e uomini immigrati, che mostravano non solo lo strumento di lavoro, ma anche il modo di adoperarlo, ricamando, tessendo, plasmando o scolpendo dinanzi al loro pubblico: “questa gente così autentica, costretta a incredibili svantaggi solo perché priva di qualità superficiali e diffusamente troppo apprezzate, trova nel labor museum una opportunità, almeno per qualche momento, di assumere nella comunità una posizione da cui sarebbe autorizzata a pieno titolo dalla vita e formazione precedente”, scrive Jane Addams in Newer Ideals of Peace del 1907, in cui presenta l’esempio di Hull-House, “culla di libertà”, come una potente risorsa per costruire la pace nel mondo a partire dallo sviluppo personale e culturale di ogni singola persona. Leggiamo ancora in Newer Ideals of Peace: “La storia di un nuovo modo di governare comincia col tentativo di rendere la vita umana e ricca di potenzialità, anche in quei quartieri affollati che manifestano una indubbia tendenza al barbarismo ed alla degenerazione, se le migliori qualità non vengono nutrite. Piscine pubbliche e palestre, parchi e biblioteche, vanno offerte innanzitutto a coloro che non hanno nemmeno la sicurezza della mera sussistenza, ed a loro non sembra per niente strano che debba essere così”
La pace da Jane Addams professata fino allo scoppio della prima guerra mondiale coincide con la prospettiva di una società civile forte e unita, intesa come irrinunciabile risorsa politica e culturale, a cui l’esperienza di Hull-House le aveva fatto credere, persuadendola che una corretta politica sociale e alimentare, anche a livello internazionale, avrebbe tenuto lontana la guerra dalla storia: “le più sofisticate questioni riguardanti i raggruppamenti nazionali e il controllo territoriale si assesterebbero gradualmente da sole se l’intera questione umana del cibo per le popolazioni affamate fosse impavidamente e drasticamente trattata sopra una base internazionale e se la Lega delle Nazioni fosse fondata non sulla base di frammenti di leggi internazionali, ma sulla esigenza condivisa di avere cura dei bisogni umani primari” (The World’s Food and World Politics, 1918).
Ma ogni ideale di pace rimane infranto in anni di guerra. Per questo Jane Addams, figura carismatica e spirituale, al punto che a Hull-House officiava ai funerali e ai battesimi, ed era da molti considerata una santa, dal 1912 divenuta la donna più famosa d’America, per via della sua partecipazione da protagonista femminile alla campagna per l’elezione alla presidenza americana del progressista Theodore Roosvelt, durante la prima guerra mondiale sceglie di intraprendere una campagna che la porterà ad essere additata come la “donna più pericolosa d’America”. Sceglie di non usare alcuna mezza misura nei confronti della guerra: nessuna guerra, dice, può mai essere definita “giusta”. “La giustizia tra uomini o tra nazioni può essere ottenuta soltanto attraverso la comprensione e la comunione dei sentimenti, e nessun adeguato senso di giustizia, indispensabile per ogni cosa nella moderna civiltà, potrebbe essere garantito nella tempesta e pressione di una guerra. Questo non solo perché la guerra inevitabilmente lascia emergere l’antagonismo più primitivo, ma perché lo spirito del combattimento consuma tutti quegli impulsi umani (quantomeno verso il nemico), che nutrono la volontà rivolta alla giustizia” (Peace and Bread in Time of War, 1922).
Addams nel 1915 è una delle protagoniste della Conferenza per la pace indetta a L’Aia dalla suffragista olandese Aletta Jacob e che culminerà nella fondazione del Wilpf e nella realizzazione di una delle imprese pacifiste e nonviolente più belle e meno conosciute che si siano verificate nella storia. Tutte e solo donne nel periodo tra aprile e giugno del 1915 attraversano l’Europa in fiamme allo scopo di essere ricevute da capi di Stato e ministri delle nazioni europee, per proporre la costituzione di una commissione di esperti internazionali, convocata dagli stati neutrali, avente lo scopo di fare cessare il conflitto non per armistizio ma per mutuo accordo. Ecco cosa si legge in International Plan for Continuous Mediation without Armistice, il documento approvato alla Conferenza de L’Aia e stilato dalla femminista pacifista Julia Grace Wales: “I membri della commissione dovrebbero avere una funzione scientifica ma non diplomatica; dovrebbero, cioè, essere privati del potere di rappresentare i loro governi. La commissione dovrebbe esplorare le questioni concernenti il presente conflitto, ed alla luce di questo studio iniziare a fare proposte ai paesi belligeranti nello spirito dell’internazionalismo costruttivo. Se il primo sforzo fallisse, essi dovranno ancora consultarsi e deliberare, rivedere le loro iniziali proposte ed offrirne delle nuove, tornando indietro ancora ed ancora, se necessario, nella immutabile persuasione che in fine potrà essere trovata una qualche proposta che offrirà una base concreta per giungere a tangibili negoziati di pace”(Addams, Balch, Hamilton, Women at The Hague. The International Peace Congress of 1915, 1915).
Questa proposta risale a quasi un secolo fa. Potrebbe essere ancora attuale per fermare le guerre di oggi? Forse sì se si vuole provare a guardare eventi e possibili cambiamenti dalla stessa prospettiva culturale “nutrita” da Addams e compagne. Una cultura in cui termini come pace, libertà e giustizia hanno un potente e preciso significato e non possono che camminare tenendosi strette per mano.
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