A cura di Adriana Moltedo esperta di Comunicazione e Media
Jackie, il film biografico diretto da Pablo Larraín, incentrato sulla vita di Jacqueline Kennedy, non ha vinto l’Oscar e neanche Natalie Portman candidata per miglior attrice protagonista, il vero vincitore è invece Moonlight, la dolorosa storia della crescita e della presa di coscienza della propria identità sessuale di un bambino di colore nell’America degli anni ’50.
Pur tuttavia questo è un buon film che si concentra in una sola giornata d'autunno, dopo l'assassinio del Presidente Kennedy e prima del ritiro di Jackie dalla vita pubblica.
Quella di Noah Oppeneheim fu premiata alla Mostra di Venezia come miglior sceneggiatura, l'accompagnamento musicale è di Mica Levi, una delle tre nomination del film agli Oscar, con Natalie Portman miglior attrice e Madeline Funtaine migliori costumi.
Sono passati cinque giorni dalla morte di John Kennedy e Theodore H. White, giornalista politico di "Life". bussa alla porta di Jackie per chiedere una relazione particolareggiata dei fatti di Dallas.
Sigaretta dopo sigaretta, Jackie ristabilirà la verità e stabilirà la sua storia attraverso le domande di una favola che il suo interlocutore redige e Jackie rilegge, rettifica, manipola, perfeziona per dire al mondo della dama e il cavaliere che fecero l'impresa e la Storia fino al declino della loro buona stella, di Camelot.
Il regista cileno Pablo Larraín procede tra storia e finzione lungo i corridoi e le stanze della Casa Bianca, lei in tailleurs di crêpe, in uno stile personale e ne costruisce un'immagine pubblica, una condotta verbale e non verbale fatta di gesti, acconciature, abiti, gioielli e attitudini di Jackie.
Il carattere di Jackie è stabilito dalle prime sequenze, dall'incontro tra Jackie e il giornalista di "Life”, alla confessione col prete al cimitero, il tour alla Casa Bianca con CBS News.
L'incertezza è il fondamento stesso di Jackie. È quanto serve di base a una straordinaria creazione di finzione che Larraín consacra alla relazione intercorrente tra corpo e abito.
Jackie è giovane, bella, perfettamente truccata, la pettinatura composta; è anche molto elegante in un abito bianco di regale semplicità: è dura, altezzosa, sicura di sé.
La sua eleganza infatti segnò una generazione di donne.
Ma la cosa più interessante è che pensa a modo suo, lei non ha bisogno di protezione o di impossibile consolazione, ha bisogno di capire, di decidere. Fuori dai Kennedy, dal marito, dal cognato, dalla suocera e dalla religione. Pensa alto e decide il meglio per la Nazione, per se, per i suoi figli.
Jackie, first lady più mediatica della storia, un'icona di stile ed eleganza e protagonista dell'immaginario collettivo, quel mito, lo costruì con le sue mani.
Decide di restituire il “Re” al popolo come deve essere e sceglie il luogo esatto dove doverlo seppellire insieme a due figli precedentemente perduti.
Non Uno tra i tanti.
Decide come svolgere il funerale, seguendo il feretro a piedi con 103 capi di stato dietro di lei, nonostante tutti la sconsigliavano per via della sicurezza. Più sontuoso del funerale di Lincoln, seguito nella nuova mondovisione in ogni angolo della terra
Il ritratto si concentra nell'ostinazione di una giovane vedova e madre straziata, a voler creare il mito di quei mille giorni di regno, del marito presidente e quindi di lei stessa, sua moglie.
Molto brava Natalie Portman. Perfetta nell'incarnare la moglie del presidente assassinato a Dallas. perfetta nel conferire alla first lady un'espressione - al contempo - risoluta e smarrita.
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